La mia bussola per arrivare (viva) al finale

Da Anima Di Carta

A volte ci si riduce proprio male a scrivere...

C'è molta saggezza nel detto che sostiene che “la coda è la più dura da scorticare”. Gli ultimi capitoli di un romanzo sono secondo me i più difficili da scrivere, così come la loro revisione. Ma più ti avvicini alla meta, più senti crescere l'eccitazione.
A dire il vero non credevo che avrei provato alcuna euforia questa volta, tanto che qualche giorno fa, commentando un post di Sandra, le dicevo di sentire soprattutto stanchezza. Invece ieri ho messo la parola fine con un senso di gioia mista a malinconia. Malinconia perché la storia mi ha talmente assorbita che già ne sento la mancanza.
Quando ho cominciato la riscrittura di questo noir un anno fa, non avevo idea che mi sarebbe occorso tanto lavoro e tanto impegno. Nel rendermene conto, ho deciso di fissare un limite: giugno 2015. Nonostante la vocina che continuava a ripetermi  “chi te lo fa fare?”, in queste ultime settimane mi sono messa al lavoro per finire. E per farlo ho dovuto impormi delle regole, che ora vorrei condividere con voi.

Fare un elenco di domande


Se leggessi questo romanzo, quali curiosità vorrei soddisfare? Quali sono le domande che necessitano di una risposta alla fine? Ho fatto una lista di questioni che dovevo sciogliere dopo il climax, per non lasciare niente in sospeso, nessuna sottotrama irrisolta o mistero insoluto. Mi sono ripromessa di chiarire tutto (o quasi), e mi è stato utile appuntarmi tutti i nodi da sciogliere. Una specie di piccola mappa per arrivare alla conclusione.

Non avere fretta di finire


La smania di mettere il punto finale credo sia comune a tanti di noi. Io non ne sono affatto esente, anzi a un certo punto non vedevo l'ora di chiudere, ma conosco ormai i danni che si fanno quando si porta fretta. Gli ultimi capitoli, poi, trovo siano vitali per la riuscita dell'intera storia: da lettori ci ricordiamo soprattutto le ultime pagine, e se ci lasciano l'amaro in bocca sono guai. Così mi sono imposta di curarle come ho cercato di fare con il resto. Che fatica!

Non ammassare le informazioni


Questo rischio l'ho corso, spero di essere fuori pericolo, ma solo i beta-reader lo potranno dire. Che significa ammassare le informazioni? Vuol dire che per rispondere a tutte le domande dell'elenco ho dovuto fornire tutta una serie di spiegazioni. E le spiegazioni, si sa, spesso possono risultare noiose. L'ideale è poterle diluire, dosarle nel corso di varie pagine, ma lo spazio dopo il climax è oggettivamente poco. La tensione si è sciolta, ora è solo tempo di un rapido sguardo sui retroscena. Una bella sfida, quella di concentrare in poche pagine tutto ciò che volevo far sapere al lettore...

Organizzare la rifinitura del testo


Quando hai scritto e corretto tanto, il testo arriva a provocarti nausea. Si accavallano le parole, non noti più gli errori. Per vincere questo stato ho dovuto mettere in atto una serie di trucchetti con me stessa. Tipo leggere senza un ordine preciso, usare il lettore e-reader, cambiare font... Difficile dire tra l'altro quando si è davvero soddisfatti. La tentazione di rileggere tutto daccapo è forte, ma a un certo punto ti rendi conto che devi porti un limite. L'altro giorno mio marito mi ha chiesto se era tutto pronto e io gli ho detto: “Non so, forse dovrei dargli una riletta”. Mi ha guardato come se fossi sull'orlo della pazzia.

Definire una deadline


Avere una scadenza, anche se auto-imposta, è stato utile a vincere la pigrizia ma anche la tentazione di crogiolarsi, pensando di avere tutto il tempo del mondo. Vero è che aver fissato una data mi ha anche messa in una condizione di super lavoro, trascurando molte altre cose. Però è stato utile per arrivare alla meta.
E mentre mi godo un po' di soddisfazione, penso al dopo con un pizzico di ansia e mi chiedo cosa ne penseranno i lettori cavia...