Per motivi di lavoro ho dovuto organizzare in fretta e furia una capatina in Italia e precisamente a Firenze, con aereo che atterrava e ripartiva da Bologna. In questa città ho trascorso gli anni unici dell'Università e ho molti amici meravigliosi; a Firenze non ci ho mai vissuto, ma un tempo (che mi pare un secolo fa) ero a due passi in quel di Siena, tra colline e casolari lussuriosi di verde. E proprio a Firenze ci sono altre due mie amiche: una con cui ho condiviso per molto tempo chilometri di portici bolognesi, e un'altra che ora ci vive, serbando nel cuore l'odore ed il colore di Lisbona, dove l'ho fortunatamente conosciuta.Sono stati giorni intensi di lavoro proficuo, di fatica, ma anche di emozioni.
Nel rivedere certi luoghi m'è sembrato di non averli lasciati mai. Del resto come potrebbe essere diversamente, quando si è certi luoghi?
Al mio arrivo alla stazione di Bologna un mio amico mi è venuto a salutare portando il pranzo prodotto con le sue manine: scaccia ragusana al sugo e formaggio. Buonissima!
Per la cronaca, al ritorno una provola ragusana è finita anche nella mia valigia.
Indovina cosa ti cucino: un delizioso foglietto con elenco degli ingredienti stilato appositamente per una cena fiorentina in mio onore!
Indovinate se ho indovinato...
E comunque...come mai tutti mi prendono per la gola?!
Firenze, il panorama tipico visto dal posto in cui mi trovavo. Quante scorazzate per quelle colline mi sono venute in mente tutte insieme! E poi la pausa pranzo in una Casa del Popolo, di quelle che andavano negli anni '70 e che ancora si trovano in Emilia e in Toscana.
Quelle della tombola e del famoso dibattito di "Berlinguer ti voglio bene".
I rassicuranti portici bolognesi: quanti segreti sanno custodire, quante storie potrebbero raccontare...
Poi, di già, il tempo di tornare.
Outra vez te revejo, Lisboa e Tejo e tudo-,transeunte inútil de ti e de mim,estrangeiro aqui como em toda a parte,casual na vida como na alma,fantasma a errar em salas de recordações,ao ruído dos ratos e das tábuas que rangemno castelo maldito de ter que viver...
Lisboa Revisitada, Álvaro de Campos (F Pessoa).
(Qui trovate quest'ultimo pezzo in una traduzione di A. Tabucchi).
La vista del Tejo in un pomeriggio caldo e azzurro mentre trascino a stento le valigie negli ultimi metri verso casa.