La mia città invisibile.

Da Suster
Non pensavo che avrei preso in considerazione l'idea di lasciare Fillide tanto presto.
E' che troppo spesso abbiamo la presunzione di poter fare pronostici o formulare aspettative per quel che riguarda il futuro della nostra vita, mentre è vero che non abbiamo il potere di determinare nemmeno il suo evolversi nell'immediato avvenire.
Per il momento una gran nebbia avvolge il mio immediato futuro.
Visibilità limitata: procedere con cautela.
Niente addii lacrimosi. E' ancora presto; se verranno, verranno poi.
Solo il tentativo di raccogliere i miei ricordi visivi in un'immagine unitaria.
Ci sarà sempre una città invisibile che mi porterò dietro, andando via, anche se non corrisponderà mai a quella città che è, che è stata o che sarà la vera Fillide.

Fillide.





Giunto a Fillide, ti compiaci d'osservare quanti ponti diversi uno dall'altro attraversano i canali: ponti a schiena d'asino, coperti, su pilastri, su barche, sospesi, con i parapetti traforati;








quante varietà di finestre s'affacciano sulle vie: a bifora, moresche, lanceolate, a sesto acuto, sormontate da lunette o da rosoni; quante specie di pavimenti coprano il suolo: a ciottoli, a lastroni, d'imbrecciata, a piastrelle bianche e blu.



 













In ogni suo punto la città offre sorprese alla vista: un cespo di capperi che sporge dalle mura della fortezza, le statue di tre regine su una mensola, una cupola a cipolla con tre cipolline infilzate sulla guglia.

 

 


 
 

 




"Felice chi ha ogni giorno Fillide sotto gli occhi e non finisce mai di vedere le cose che contiene", esclami, col rimpianto di dover lasciare la città dopo averla solo sfiorata con lo sguardo.
 

 

 








Ti accade invece di fermarti a Fillide e passarvi il resto dei tuoi giorni. Presto la città sbiadisce ai tuoi occhi, si cancellano i rosoni, le statue sulle mensole, le cupole.








Come tutti gli abitanti di Fillide, segui linee a zigzag da una via all'altra, distingui zone di sole e zone d'ombra, qua una porta, là una scala, una panca dove puoi posare il cesto, una cunetta dove il piede inciampa se non ci badi. Tutto il resto della città è invisibile.
 




Fillide è uno spazio in cui si tracciano percorsi tra punti sospesi nel vuoto, la via piú breve per raggiungere la tenda di quel mercante evitando lo sportello di quel creditore.
 
 



I tuoi passi rincorrono ciò che non si trova fuori degli occhi ma dentro, sepolto e cancellato: se tra due portici uno continua a sembrarti piú gaio è perché è quello in cui passava trent'anni fa una ragazza dalle larghe maniche ricamate, oppure è solo perché riceve la luce a una cert'ora come quel portico, che non ricordi piú dov'era.



Milioni d'occhi s'alzano su finestre ponti capperi ed è come scorressero su una pagina bianca.

Molte sono le città come Fillide che si sottraggono agli sguardi tranne che se le cogli di sorpresa.



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :