sventravano cappelli la notte davanti al mare
gettavano gli ami dai terrazzi per pescare parole
era una caccia grossa all’amicizia
era un’imboscata alla vecchiaia
me li ricordo i muscoli frementi e tesi
gli odori del gel e dei sudori
rossori al contatto con pelle nuova
le ragazze profumavano di phon
oh, i denti sempre in primo piano
(mica come ora)
i denti trofei di una battaglia vinta
perché non combattuta ancora
i denti delizia della lingua e marmo
criselefantino ripetuto a scuola – la vergogna
delle mani alzate con le risposte note. meraviglia
oggi quell’ansia di uguaglianza senza voglia
di mentire chiacchiere amori e distinzione
il doppiopetto avrebbe marciato a marzo
e scatenato quegli orribili chiarori:
di grazia, all’improvviso, un Arlecchino grigio
s’impadronì di loro scalzò i furori vinse allori
quale è stato il volo, dove è morto
quando han perso l’ossuta distrazione
chi ha sbagliato la conta delle more:
trenta candele da soffiare, mosche in mano
una metà sprecata del cammino
come una mezza mela marcia
e l’altra ancora da addentare
tra le braccia fioche di papà futuro.