Ho visto cose, che voi umani neppure potete immaginare, o forse sì, dipende dalle vostre conoscenze.
Ho visto quella che vent’anni fa teorizzava la giustizia proletaria, barcollare su un tacco dodici, in un oscuro pomeriggio di provincia, inguainata in un Cavalli di dubbio gusto, con al seguito una bimba in età prescolare agghindata come lei.
Ho visto quell’altra che, sempre vent’anni fa, si era ripassata mezzo Piemonte e buona parte di Liguria e Lombardia, guardare schifata le ragazzine del liceo e dire con la bocca a culo di gallina “le ragazzine di oggi son tutte zoccole”. Lei, invece, faceva beneficenza.
Ho visto la sua amica, quella che invece non la dava, ma solo perchè nessuno gliela chiedeva, assentire con aria grave. La sindrome aviopenica, spiace dirlo, non le è ancora passata.
Ho sentito quelli che avevano Cielle come unico Dio, e che si erano smazzati tutto il cursus honorum oratoriale, farci una capoccia così sulla santità del matrimonio, e sul fatto che loro, loro sì, che son buoni e pure santi, ed anche tanto pii, e proprio grazie a ciò han fatto carriera e sono assurti al ruolo di coppia pilota nei corsi prematrimoniali. E son rimasta seria, mentre parlavano, nonostante sappia che lei, ogni venerdì, ripassa la pratica e pure la grammatica con un collega d’ufficio.
Ho visto quello che alle superiori non se lo filava nessuno, tanto intelligente, ma tanto noioso e vieppiù bruttino. Quello che, com’era ampiamente prevedibile, ha fatto carriera e quattrini. Quello che a 42 anni mi ha presentato la sua fidanzata. Che ne ha 19. Ma è tanto matura, dice lui. Già. Il fatto che abbia un bel culo è secondario, in effetti.
E poi sono uscita dal mio corpo, ci ho osservati da fuori, e mi è presa la tristezza, per quelli che potevamo essere e non siamo diventati. Poi, ho ordinato un altro mojito. E che il grande spettacolo continui
*Note da un week end lungo