La liturgia delle mie ore stanche
Una compieta senza canto,
occhi sgranati, assetati di luce
in questo buio inesorabile e feroce
che mi morde i fianchi.
Verrà l’alba
e camminerò rasente
ai miei muri spogli
e intonerò un canto:
il mattutino del mio
disamore.
E poi i vespri del mio
disincanto.
Una liturgia, la mia,
ad un dio sordo,
una supplica a mani
disgiunte.
E dentro i pugni lo struggimento
delle mie aspettazioni.
Una vuota liturgia,
la mia compieta senza canto.
E nella notturna oscurità
sciolgo il dolore
nella sonorità
di un dimesso pianto.