Grandi tavole piene e movimentate, una storia avventurosa e divertente, con attimi di suspense e passaggi da ridere, dialoghi incalzanti piacevolissimi da leggere ad alta voce e perfino dei piccoli tocchi originali che arricchiscono e vivacizzano la narrazione, come le tante immagini di segnali stradali che punteggiano il testo, accompagnandolo e incontrandone il senso con un esito che, se colto da lettori e ascoltatori, aggiunge arguzia e piacere al racconto.
Una storia che viaggia tra realtà e fantasia senza soluzione di continuità – come sovente accade nell’immaginario infantile – alla quale i bambini sono chiamati, per costruzione e resa del testo, a partecipare emotivamente, fremendo, rilassandosi e gioendo assieme ai personaggi.
A tale prezioso risultato contribuisce indubbiamente l’uso della prima persona, una scelta narrativa che, se ben usata, risulta sempre coinvolgente e permette di vedere le scene e vivere i fatti con gli occhi e le emozioni del protagonista.
In questo caso un audace, ma fortunato, piccolo pilota.
Cosa accade se un nonno tuttofare regala al suo nipotino una vecchia macchinina a pedali, piuttosto malandata e arrugginita? No, nessuna delusione: ben lungi da consumismi e ricerche sempre annoiate di giocattoli nuovi e luccicanti, il nostro piccolo eroe sa bene che le cose usate si possono sistemare e l’automobile, dopo un sapiente trattamento, qualche pezzo di ricambio, una possente riverniciatura e tanto olio di gomito, può tornare scintillante e funzionante.
Ma i due ragazzini non litigano di certo; anzi, uniti come una squadra affiatata e invincibile, affrontano con coraggio imprevisti e pericoli, comprese qualche curva di troppo, un assalto di vespe infuriate, un gruppo di bambine scout poco comprensive, burroni, gallerie, foreste e torrenti…
Ai gridi di guerra “Pedala!” e “Frena!” – in un dialogo rapido, concitato e buffo che accompagna efficaci illustrazioni – gli eventi si dipanano sotto gli occhi del lettore, fino al loro epilogo, un po’ disastroso in apparenza ma, se c’è la fantasia e la complicità tra fratelli, a tutto c’è rimedio e l’indomani si possono affrontare imprese ancora nuove e promettenti.
Pagine che celebrano la centralità del bambino, la relazione tra piccoli, che valorizzano le soluzioni e lo spirito dell’infanzia senza adulti che facciano da deus ex machina o che intervengano ad accudire o aiutare.
A tal proposito mi pare significativo che i grandi, pur essendo importanti comprimari del racconto (come ad esempio il nonno), non figurino mai nelle illustrazioni, lasciando ai ragazzini tutta la scena “visiva”; scelta questa che sottolinea l’autonomia dei bambini e li elegge a unici, o perlomeno principali, artefici della storia e della propria salvezza.
Una nota dedicata merita, ancora, la felicissima invenzione narrativa dei segnali stradali, i quali sono rappresentati a sinistra del testo, lungo tutto il suo svolgimento, sempre in maniera tale che il loro significato si sposi, per analogia o contrasto, con le vicende.
Ne risulta un altro piano narrativo, originalissimo e brillante, che si interseca col quello testuale e iconico in un rincorrersi e arricchirsi, l’uno l’altro e l’altro ancora, di contenuti e messaggi.
Un espediente che magari, se l’ascoltatore è troppo piccolo, diverte soprattutto l’adulto che legge ma che può diventare risorsa quando il bambino sale un po’ d’età ed è in grado di fruire dell’albo in autonomia, potendolo usare anche per imparare la segnaletica viaria (seppure alcuni cartelli siano più frutto dell’immaginazione che del codice della strada…).
Precise, eloquenti ed equilibrate, presentano come punto di forza l’ottima resa del movimento e dell’azione e assumo un ruolo predominante nella narrazione là dove il testo si limita al solo dialogo tra i due bambini.
Sono le immagini, quindi, ad avere il compito di raccontare lo svolgersi dell’avventura, con un effetto quasi cinematografico, animato e molto vivace.
(età consigliata: dai 4 anni)
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