La mia stanza

Da Margherita

Un mese fa ho cambiato casa. Ora vivo un po' più vicina al centro storico di Trento. Ho tre coinquiline e una stanza singola. Sono molto contenta della nuova sistemazione, anche perché ora ho una scrivania e un divano.

Ho progettato questo angolo della mia nuova stanza per mesi, già da quando mi trovavo a New York e non sapevo dove mi sarei trasferita. Il risultato finale è cupo, ma io lo trovo molto rassicurante. A volte lo osservo e ci riconosco un'adeguata rappresentazione del luogo da cui vengono i capitoli del mio romanzo e le riscritture alle quali ho lavorato quest'estate.
I due poster sono il mio altare all'opera di Phil Elverum. Il primo è un calendario lunare ho trovato nello store del MoMA, mentre il secondo rappresenta una fotografia dello stesso Elverum e viene dal suo negozio online. La pagina di NME è una reliquia del 1992 che ho trovato su Ebay e che ho deciso di donarmi perché la vicinanza con una foto così bella di PJ Harvey, di tanto in tanto, mi aiuta a riconoscere le potenzialità insiste nello sfacelo. Della pregevole cartolina, invece, ho già parlato qui.
Sul comodino potete scorgere l'economica edizione de I Viceré di De Roberto (Coop x Feltrinelli) che sto leggendo al momento. Accanto al cuscino, "la gatta rossa", ovvero il peluche sferisco volto a rappresentare il mio gatto Gatta Rossa.


Il mio finto-armadio è molto instabile, motivo per cui devo selezionare con cura ciò che vi colloco. In questo periodo i vestiti che prediligo sono pezzi vintage che ho trovato in alcuni thrift shop di New York e un paio di negozi dell'usato del nord Italia. Ci sono giorni in cui mi vesto ispirandomi a Twin Peaks (che sto guardando in questo periodo) e giorni in cui, nel tentativo di essere comoda, finisco per sembrare vestita "da uomo".
Il vestito lungo e nero è il mio abito da Morte, di cui parlavo di recente.
Gli altri mobili sono due "librerie". Una delle due è così brutta che la uso solo per stoccarci oggetti che non uso quasi mai, e l'ho coperta con un pezzo di stoffa pieno di ortaggi felici che ho trovato all'IKEA. L'altra libreria, invece, è bellissima e decrepita e so che sarà terribile separarmene.


Il contenuto dell'amata libreria. Al momento ci ho collocato solo qualche libro, una manciata di dvd, scartoffie varie e tutto ciò che ha a che fare con il negozio di Soft Revolution. Le birre non dovrebbero essere lì. La cosa amorfa color rosso è ciò che resta della mia corona per i giorni festivi.

Queste cose sono alla sinistra della mia scrivania. La tv è della ragazza che mi ha ceduto la stanza. La sto usando come rialzo per la mia pianta, così che riceva abbastanza luce nel corso della giornata. Il sacchetto di plastica è antiestetico, ma non ho ancora trovato la forza per sostituirlo con qualcosa di più gradevole alla vista.
Sul foglio giallo ho riportato il mio imperativo categorico, che poi credo sia anche la mia vocazione. (Per chi non ha una vista da falco: Write loud and clear about what hurts - E. Hemingway)


Dalla mia finestra non si vedono le montagne, ma va bene lo stesso.


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