Atterriamo a Phuket e affittiamo come tutti i turisti dei motorini, per girare in lungo e in largo l’isola, scoprendo calette nascoste e fondali spettacolari, templi in mezzo alla foresta e mercatini dove le prelibatezze da assaggiare sono gli insetti arrosto. Guidando incrociamo i locali sui loro scooter, intere famiglie ammassate su un unico sellino, ci fermiamo attoniti a osservare i cartelli indicanti le zone sicure in caso di tsunami e gustiamo del delizioso pesce arrostito su quello che ci sembra essere un cestello della lavatrice.
Mangiamo per terra, sulla spiaggia, adagiati sui tappeti con un panorama meraviglioso davanti agli occhi, ma anche in raffinati ristoranti, dove di sottofondo c’è musica lirica italiana e i camerieri seguono attenti ogni nostra mossa. Camminiamo per le vie del centro, dove i cartelli avvisano “drunken people crossing” – attraversamento ubriachi! – e le massaggiatrici invitano a provare la loro arte. Accettiamo l’offerta e ci addormentiamo sfiniti ma contenti durante il massaggio, tanto da rischiare anche di saltare la cena.
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Incontriamo persone sorridenti e felici, talmente gentili da telefonare a qualche parente capace di parlare inglese pur di poterci aiutare a ritrovare la strada che abbiamo perso, ma anche prostitute bambine, tristemente in attesa di un altro genere di turismo. Ci fa male vedere una ragazza in evidente stato interessante, ballare la sua lap dance in un locale la sera, ma ci riempie il cuore chiacchierare con una famiglia cordiale che gestisce uno sperduto ristorantino e ci fa assaggiare il meglio della propria cucina.
Voliamo a Bangkok e la città ci apre le sue porte, bollente e frenetica, mentre i tuc-tuc sfrecciano in ogni direzione e i tassisti si perdono nelle baraccopoli sotto l’autostrada. Curiosiamo tra le bancarelle del mercato dei fiori, ci incantiamo davanti allo spettacolo degli aquiloni che volano nel cielo sopra di noi e ci addentriamo in doveroso silenzio nel misticismo dei templi.
Osserviamo la città distesa lungo il fiume, mentre i bambini felici nuotano nelle sue acque limacciose e i monaci continuano le loro preghiere. Ripartiamo portandoci dentro un altro pezzo di Oriente, particolare e speziato come il suo cibo, profumato di mare e di orchidee, ma con un’anima ferita ancora da consolare.
Francesca Patatofriendly
Viaggiatrice per passione e mamma appassionata (e un po’ incasinata) cerca di mettere ordine nei suoi pensieri (anche) scrivendo un blog, di viaggi ma non solo.