la mia verità: grandi speranze

Da Adele Rotella (www.adelerotella.com)

la mia verità: grandi speranze Adele Rotella

Ritorniamo alla storia della nostra amata penna in legno.

L’avevamo (tutti insieme) disegnata, proposta alle aziende, realizzato un prototipo, promossa sui social network, portata in una importante esposizione.

FASE 1: LE AZIENDE

FASE 2: I PROTOTIPI

FASE 3: ESSERE SOCIAL

FASE 4: DESIGN WEEK

E ci eravamo lasciati con una buona notizia:

… sono passati alcuni imprenditori di aziende del settore delle penne e sono rimasti affascinati dal mio progetto: abbiamo discusso dei margini di una collaborazione e ci siamo lasciati con un “ci risentiamo dopo la mostra per discutere dei dettagli”. (cit. !!)

FASE 5: GRANDI SPERANZE

Tornata nella mia città mi metto subito al lavoro.
Non passa molto tempo che cominciano a scrivermi i giornalisti conosciuti in fiera così, a poco a poco, colleziono diverse pubblicazioni su riviste cartacee e online, e fa sempre piacere.

Invece, passato un mese, delle “aziende interessate” neanche l’ombra.

Mando loro un’email. Nessuna risposta.
Telefono e riesco a parlare con una delle persone che ho conosciuto, risultato: mi farà sapere.

Aspetto un altro mese e ritelefono.
- Abbiamo avuto altre priorità, risentiamoci  tra un mese.

Ritelefono dopo un mese:
- Ho riferito la cosa ai capi, le faremo sapere.

Passa un mese ancora:
- Mi dispiace non ho saputo ancora niente, le farò sapere in settimana.

Effettivamente passa una settimana e ottengo una risposta:
“Mi dispiace ma per il momento non siamo interessati, pur ritenendo il suo progetto davvero meritevole. La terremo in considerazione se si dovessero aprire delle opportunità.”

Silenzio, meglio non parlare.

Poi accade qualcosa, mi scrive un’azienda portoghese.
E’ un marchio nuovo e per la sua prima collezione ha selezionato: un set da scrivania, una lampada da tavolo, un portaoggetti, un orologio e la mia penna in legno. WOW!
E’ già tutto pronto per la prima esposizione che si terrà a Parigi il mese prossimo: gli altri designer hanno accettato ed ognuno porterà in esposizione i propri prototipi.

Ma prima della mostra bisogna stipulare un contratto, così concordiamo tutti i dettagli tramite uno scambio di email, firmiamo le copie originali e partiamo (la mia penna ed io) fiduciosi alla volta di Parigi!

L’atmosfera è molto bella ed anche lo stand di questa azienda. Poi i prodotti sono interessanti e il catalogo ben fatto. Insomma, successo garantito!

Al nostro rientro noi designers ci aspettiamo “semplicemente” che l’azienda si metta all’opera, organizzando la produzione (una piccola serie per ogni prodotto in catalogo), la commercializzazione, ecc.
Ma (e c’è sempre un ma) passano i mesi, passa un anno (il numero delle email e le telefonate si sprecano) e non accade nulla. Ma proprio nulla.
L’azienda ci annuncia che ha rinunciato ai suoi sogni di gloria, ufficialmente causa crisi, ma io aggiungerei causa:
- leggerezza (non ci si improvvisa imprenditori)
- sfruttamento (delle capacità ed investimenti altrui)
- inganno
- grandi speranze

Per quanto sia vicina a questa azienda, alle sue sorti ed al dolore che sta passando, non riesco proprio ad essere solidale.

Le grandi speranze tradite sono soprattutto le mie e, come avrete capito, in nuovi e sempre più emozionanti modi!

AUTOPRODUZIONE è l’argomento del prossimo post.

P.S. Vorrei farvi notare che da quando ho disegnato la mia penna in legno sono passati almeno 1 anno e 9 mesi. Incredibile vero?

Img 1 via Solleviamoci, img 2 via Anticorpi

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