La miglior madre demmerda del mondo

Da Romina @CodicediHodgkin

Faccio outing. Sono una madre demmerda. Facciamo una cosa, me lo dico da sola, così vi risparmiate la fatica.

Lo sono stata dall’inizio, eh, sappiatelo. Ho partorito con l’epidurale perché non ci tenevo particolarmente a farmi il travaglio. Già questo dice tutto.  Il sopracciglio si alza, l’angolo della bocca lo segue. “Oh, no, io ho voluto provare anche quello…”. Il sottinteso è che una vera madre travaglia. E mi sta bene. Ok.

Ah, ma non mi sono fermata qui, non credete. Io sono tra le pochissime donne (che tanto poche poi ho scoperto che non sono) che pur allattando a richiesta e avendo bambini con un attacco perfetto, si sono ritrovate per le mani un neonato che perde peso perché, udite udite udite, latte ce n’è poco e niente. Crocifiggetemi che questa è la colpa che preferite, lo so.  Anzi, no, aspettate. Sono andata persino oltre. Me ne sono serenamente fatta una ragione. Meno male che poi uno stuolo di parenti che non si è fatto i cazzi suoi e di fenomenali assistenti per l’allattamento che puntavano alla redenzione di una madre pigra e bugiarda (nonché agli 80,00€ per farmi partecipare al loro corso e ai 20,00€ per comperare il loro libro, tanto perché poi i delinquenti sono sempre i pediatri) mi hanno fatto venire le ansie da prestazione ad ogni poppata e ho fatto due mesi di allattamento misto con l’angoscia nel cuore prima di mandare tutti al diavolo e passare definitivamente al latte artificiale  letale veleno per neonati. Aggiungo che quando ho interrotto definitivamente l’allattamento sono ri-na-ta. Ora aspettatemi sotto casa e fatemi dei gavettoni di cacca di piccione, dai. Fatelo, ma il primo che dice che non ho avuto il giusto supporto becca una capocciata sui denti, vi ho avvisate. E’stato “il giusto supporto” che ha lavorato assiduamente per rovinare un post-parto altrimenti perfetto.

Non è tutto. Claudia ha sempre dormito nel suo lettino e a tre mesi e mezzo l’ho messa a dormire nella sua stanza perché tanto andava a letto prima di noi, si svegliava molto dopo e la notte non si svegliava più da un bel pezzo. E poi, udite udite, è un’abitudine che non ho dato perché non mi piace. Ah, che azzardo, niente cosleeping. Potrei dirvi che, contrariamente a quanto pensate, non ha preso l’abitudine del letto solo dopo giorni e giorni di urla disperate a seguito delle quali ha ceduto alla rassegnazione. Potrei dirvi che ha sempre dormito lì, per lei è sempre stato il luogo deputato al sonno e non ha mai cercato altro. Mai pianto per dormire, mai. Potrei dirvelo ma non lo farò. Potrei dirvi non è nemmeno capace a dormire nel lettone e che comunque io non riesco a dormire con lei perché mi sveglio con la cervicale. A che pro? Tanto sono una madre demmerda e mi prendo la responsabilità di una bambina che, non avendo mai dormito coi genitori, crescerà insicura e senza un rapporto intimo con me. Voi che conoscete Claudia e l’avete vista in azione, per favore, non ridete. Limitatevi a guardarmi con sguardo severo. Ridete dopo.

Non ho mai usato la fascia ma il marsupio. In realtà la fascia mi piaceva un sacco ma il marsupio me lo hanno regalato, quindi…Comunque, il punto non è quello: non l’ho usato perché così potevamo stare appiccicate e mantenere un “alto contatto” ma solo perché era comodissimo avere le mani libere. Ho sospeso quando poi mi è partita un’infiammazione da paura e sono stata dieci giorni con le mani addormentate. Il prossimo figlio, comunque, una bella fascia la provo.

Sono inarrestabile, voglio farvi inorridire: non ho mai letto le ultime notizie in campo pedagogico. Perché? Perché non me ne frega niente. Non me ne è mai fregato niente. Come crescere mia figlia lo decido io. Seguo il mio istinto. Non ho intenzione di imparare a fare il genitore su google o sul blog di qualcuno che ha deciso di saperne più di me. Avevo le idee chiare su cosa mi piaceva e cosa no in ambito educativo già prima che Claudia nascesse e ho portato avanti le mie idee serenamente. Seguo il tanto decantato istinto materno, che pare ci siamo scordate tutte di avere, visto che se non ci si attacca ad internet non si è più in grado di prendere una decisione per i propri figli. Se ho un dubbio, non vado online.  Chiedo a madri che hanno figli grandicelli che mi sembrano psicologicamente non particolarmente rovinati e chiedo a loro. Mia sorella, per dire. O al mio gruppo di madri demmerda preferite, molte delle quali conosciute on line, questo sì. Specifico che sono madri demmerda pure loro. Molte allattano ancora e lo faranno finché il figlio vorrà. Molte dormono in 4 nel lettone. Non serve fare quello che faccio io per essere madre demmerda. Lo sei anche se fai l’opposto. L’ importante, per essere una madre demmerda doc, è che tu agisca seguendo il tuo cuore e non “informandoti”. Solo cercare on line e aggiornandosi su testi di puericultura al di fuori della tua portata puoi essere una madre perfetta.  Non sono immune al far cazzate, credetemi, anzi, già ne ho fatte. Uh. Altroché. Ma le ho fatte di testa mia. E ho rimediato aggiustando il tiro, osservando, magari chiedendo un consiglio (cosa che le madri perfette non fanno) a Maschio Alfa, o a chi dall’esterno poteva avere una visuale più chiara. Non ho la verità in tasca perché ho letto il libretto delle istruzioni del bravo genitore.

Sempre nell’ottica di metodi educativi da troglodita…bhe, sappiate che io non sono amica di mia figlia. Sono la madre. Mi sembra un ruolo già sufficientemente complesso e completo. E difficile. Gioco con lei, mi rotolo per terra con lei. Al parco mi siedo a terra e coloro con i gessetti con lei. Mi godo una seconda infanzia, attraverso lei. Rido con lei. Mi rintano dentro la tenda nella sua stanza e leggiamo storie lì. Ora vado in piscina con lei e mi fa impazzire condividere anche questo con lei. Sono schifosamente felice con lei. Il dottore mi prende in giro perché dice che mi ha diagnosticato un grave caso di euforia post-parto. Ma non sono amica di Claudia, sono sua madre. Voglio che ci siano delle regole, che siano chiare e che possibilmente non siano ammesse deroghe. Accetto come giusto e naturale il fatto che ogni tanto provi ad imporsi e ad alzare la testa, ma questo non significa che glielo permetta. Non alzo la voce praticamente mai, anche se lei magari caccia l’urlaccio e non valuto l’ipotesi sculaccione perché sono fermamente convinta che l’esempio sia la forma di educazione migliore. Se la sculaccerò io, si sentirà in diritto di ripetere il gesto lei.  Prima o poi ci sta che me lo toglierà delle mani e sopravviveremo entrambe, ma a priori non mi piace. Mi piace la severità e il rispetto delle autorità e delle regole. Può anche farsi turchina, no è no. Ma mi piace che impari tutto questo nella rilassatezza e nella calma. Che impari a vedere le regole come una cosa naturale. Ma non sono sua amica.

Prendo sul serio la maternità ma non mi prendo sul serio. Mi piace ridere di me, mi piace che si rida con me di me, dei miei difetti di genitore e mi piace da matti essere una madre. Ma non sono nemmeno una zuccherosa. Claudia non è la mia cucciola (lo so, è un mio problema, io quando sento parlar di cuccioli mi ritrovo con l’orticaria), tutt’al più è Claudiottide, Claudette, La Gnoma o Gengis Khaludia. Se c’è da scherzare su lei lo faccio. D’altra parte, parliamo di una che ieri sera mi ha fatto trovare in bagno un cilindretto di quelli che si infilano dentro le mascherine della stessa forma con dentro un pettine. Si è fatta il porta pettine perché altrimenti non sapeva dove lasciarlo…cioè, io lo ammetto che sto allevando un mostro. Non mi sento in dovere di far presente a tutti che la amo. Sono una madre, è scontato che darei la mia vita per lei in qualsiasi momento e al mondo non gliene frega niente. L’importante è che io lo dica a lei e lo dimostri  a lei. Il resto del mondo, a volte, non conta.

Sono di metodi spicci. Quando le faccio il bagno, già da tantissimo tempo, per lavarle i capelli le punto in testa il tubo della doccia senza pietà. Non uso la visiera para-sapone/para-acqua. E’ un altro dettaglio da cui riconosci le madri demmerda. Se ne è accorta persino la sua istruttrice di nuoto, dopo 5 minuti della prima lezione. Le ha schizzato l’acqua in faccia, sputato acqua in faccia, rovesciato una tazza d’acqua in testa e l’ha messa con la testa sott’acqua senza che lei battesse ciglio. Aplomb è il suo secondo nome. Il commento dell’istruttrice è stato “però, si vede che questa bambina ha una madre bastarda che le fa il bagno con zero delicatezza, mi piace!”

Mando in giro mia figlia seminuda. Con venti gradi, il sole e zero vento, io la mando in giro con solo un paio di magliette di cotone. Lo so, peggio di così rimane solo la Rupe Tarpea e poi il premio Madre Spartana dell’anno è il mio. Le ho comprato il primo cappello solo quando abbiamo sfiorato i due gradi…e solo perché c’era tantissimo vento.  Mi ci fermano per strada per cazziarmi per come la vesto. Resta da capire perché il freddo faccia ammalare, ma vabbé, a me risultava fossero i virus e i batteri. D’altra parte, sono madre demmerda. Se non ha avuto nemmeno un giorno di raffreddore in 16 mesi è perché ha paura che la rottami.

Mi piace il fatto che sia indipendente, e stimolo la sua tendenza a fare le cose da sola con tutto il cuore. Ho imparato che stimolare l’indipendenza di una bambina che già tende a far tutto per conto suo può essere “rischioso” ma continuo a farlo. anche se ho scoperto che in questo devo essere più cauta. La faccio insudiciare, anche. Che mi si secchi e mi cada la lingua il giorno in cui le dirò di non sporcarsi. Sporcati, figlia, sporcati se vuoi. Non mi interessa portarti al parco vestita da bambola. Corri comoda in tuta, se ti si sporcano i pantaloni, pazienza, si laveranno. E se ogni tanto ti vesto più carina anche per andare sullo scivolo, altrimenti finisce che metto via i vestiti ancora nuovi, sporcati lo stesso. Vorrei poterti dire che non mi interessa se sudi ma per come ti (s)vesto non corri il pericolo.

Io sono così. Sono una madre demmerda, più di uno sguardo e più di una lingua me lo hanno fatto presente. Mi circondo di madri demmerda perché mi ci trovo bene. Anche quando seguono linee totalmente opposte alle mie, io con le madri demmerda mi trovo bene. Con le Mamme Disney (quelle che sono sempre informate, che esser madre è tutto rose e fiori, che a detta loro hanno figli perfetti, mariti/padri perfetti e che mai una volta hanno detto “mi sta facendo perdere il lume della ragione”) non ci vado d’accordo. Non ce la posso fare. Quelle che si “informano” ma non “sentono”. Ciò non di meno, vanno benissimo anche loro.

Io rivendico il mio diritto ad essere una madre demmerda, a non voler essere insostituibile proprio su tutto tutto tutto, a voler seguire il mio istinto, ad essere bambina con lei ma anche ad usare il polso fermo se serve. Rivendico il mio diritto a battere il cinque con Maschio Alfa quando lei va a dormire e dire “ora siamo proprio solo noi DUE”. Rivendico il mio diritto a fermarmi, come ho fatto con l’allattamento, quando mi rendo conto che fare quella che è riconosciuta come “la cosa giusta” mi fa stare male e mi porta a sprecare momenti preziosi con lei, momenti che non torneranno. Rivendico il diritto di circondarmi di madri e mogli demmerda che fanno cavolate, che a volte non si sanno organizzare, che a volte pagherebbero per rimanere sole mezzora ma che, praticamente tutti i giorni e tutte le ore, vorrebbero tanto essere preso molto meno sul serio…


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