La migliore offerta

Creato il 29 gennaio 2013 da Af68 @AntonioFalcone1

Virgil Oldman (Geoffrey Rush), stimato antiquario ed apprezzato battitore d’asta, ha dedicato totalmente la sua vita al lavoro e osserva il mondo con distacco, senza entrarvi materialmente in contatto (indossa sempre i guanti, anche a tavola).
Vi è comunque qualcuno con cui condivide il segreto di una condotta professionale non proprio adamantina, l’amico Billy (Donald Sutherland), grazie al quale riesce ad entrare in possesso, tra l’altro, di ritratti femminili dal valore inestimabile, oggetto di una sua personale, segreta, collezione. Un giorno Oldman riceve la telefonata di Claire Ibetson (Sylvia Hoeks), una giovane donna che gli chiede di occuparsi della valutazione dei beni della villa lasciatele dai genitori: la circostanza che la ragazza non si faccia mai vedere (ne sente la voce, dalla stanza in cui si è rinchiusa), unita alla scoperta di alcuni ingranaggi risalenti ad un prezioso reperto, l’automa di Jacques de Vaucanson, ne intaccheranno man mano la ruvida scorza …

Geoffrey Rush e Jim Sturgess

Scritto e diretto da Giuseppe Tornatore, La migliore offerta mi è parso un film pregevole sotto ogni punto di vista, che fa dell’atmosfera, sospesa, e dell’ambiguità di ogni situazione, i propri punti di forza, con la suspense, inserita in un apparato complessivo da classico noir, predominante sull’emozionalità propriamente detta. L’opera, comunque, non può essere circoscritta in un genere ben preciso, specie se si considera come base essenziale una storia d’amore soffusa di una certa melodrammaticità, cara al regista, qui mitigata in quanto frammista ad altri modelli cinematografici, quali il giallo e il thriller.
Ho trovato affascinante l’ambientazione astratta, un pregevole crogiolo visivo (ottima la fotografia di Fabio Zamarion) comprendente varie città europee (Milano, Trieste, Vienna e Praga) e sempre coinvolgente l’abilità registica nel comporre fluidamente le immagini, “giocando” anche sui movimenti di macchina, assecondati dall’ottima prova di Rush, che impone la sua presenza sullo schermo.

Sylvia Hoeks

La sua caratterizzazione, a tratti dolente, di un uomo distaccato, sorprendentemente ingenuo nella visione del mondo, integrato relativamente alla professione, ma disadattato riguardo le relazioni umane e sentimentali in particolare, ben si integra con le altre interpretazioni, l’incedere sornione di Sutherland, la pudica ritrosia di Sylvia Hoeks, o l’apparente normalità espressa da Jim Sturgess, nei panni di Robert, un giovane restauratore confidente di Virgil.
Tutto contribuisce a mettere in scena un raffinato intarsio sui rapporti arte/vita, sul “falso che nasconde sempre qualcosa d’autentico” e su quella simulazione, complicato gioco di specchi, che può essere presente in ogni rapporto umano, complice la nostra innata dualità, ad iniziare dall’amore, qui funzionalmente sublimato a ciò che è artistico (la galleria dei ritratti femminili, nel bunker di Virgil), oltre che, spesso, una sua derivazione, nelle varie esternazioni estetiche, riguardo le quali gioca anche un determinante ruolo la propria sensibilità.

Donald Sutherland

Peccato per il calo di tensione evidente nella parte finale, dove, mi unisco a quanto già scritto da altri, una volta caduti i veli che coprivano un’amara realtà, Tornatore sembra preso dalla frenesia di spiegare quanto già era chiaro o comunque intuibile, svelando con ridondanza, anche dal punto di vista visivo, ogni meccanismo messo in funzione a sostenere la messinscena (in parallelo col prendere forma del suddetto automa). Si riscatta però nella bellissima sequenza conclusiva, avvolta dalla suggestiva musica di Ennio Morricone: la visualizzazione della lucida illusione di un uomo ancora una volta solo, tradito dalla vita e dalle sue implicazioni proprio quando aveva deciso d’affidarsi ad essa, incondizionatamente. La migliore offerta è un film certo da vedere, per la narrazione vivida, partecipe, in cui è evidente il gusto del racconto, il sentirlo proprio, con la volontà di far avvertire identiche sensazioni agli spettatori: a fine proiezione, almeno questa è stata la mia sensazione, si è presi da una certa inquietudine su quale “migliore offerta” ci potrà riservare la nostra esistenza, ove non l’abbia già fatto, una volta che si sia deciso di metterci in gioco e di conferirvi qualcosa di veramente prezioso.

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