Noi fruitori di cinema italiano passiamo tutto l'anno a lamentarci e a moccolare per la povertà conclamata del cinema italiano e poi ti esce un Tornatore che sembra creato apposta per nascondere i problemi del nostro panorama cinematografico.
Ma è la classica rondine che non fa primavera.
Vedendo La migliore offerta ci si rende conto che se , supportato da adeguati mezzi, il nostro cinema può ancora ambire a un posto di rilievo nella scena internazionale.
Perchè sembra tutto fuorchè un film italiano: certo, il cast internazionale, le locations "esotiche", il fatto che sia girato in lingua inglese sono tutte componenti che mischiano un po' le carte , ma La migliore offerta è cinema italiano a tutti gli effetti. Esportabile, internazionale, qualcosa a cui in Italia possono ambire pochissimi: Moretti, Garrone, Sorrentino, Bertolucci e Tornatore appunto.
Il quale , dal canto suo, gira molto all'americana ma nel senso classico del termine: i movimenti di macchina sono sempre piuttosto elaborati quasi a toccare il manierismo, la costruzione dell'inquadratura è maniacale, anche il modo di recitare di Rush in un personaggio che dovrebbe essere molto sotto le righe, è invece ricco di sfumature e di tecnicismi a volte anche fin troppo evidenti ( si veda la parte iniziale in cui il nostro si "esibisce" in un'asta con la testa che va velocemente a destra e sinistra quasi fosse quella di un tacchino).
La migliore offerta è cinema sofisticato, ben ambientato, ha quell'aspetto ricco e raffinato che in massima parte manca ai nostri prodotti.
Per questo gli si perdonano anche delle sbavature o la pretesa di essere autoriale a tutti i costi che avrebbe potuto facilmente trasformarsi in una zavorra insostenibile : il problema principale è quello che già a partire da metà film , o forse anche prima, si intuisce dove vada a parare tutta la vicenda.
E se la prevedibilità della vicenda può essere un limite del film, il gusto registico di Tornatore permette di non curarsene troppo , trascinati come si è da questi ambienti polverosi carichi di mistero e dalla chimera dell'amore impossibile a cui si abbandona Virgil.
Tra suggestioni hitchcockiane e reminiscenze da giallo italiano anni '70 ( il personaggio di Claire, la nana che snocciola una mole impressionante di dati matematici), Peppuccio Tornatore ripercorre , a modo suo, la strada del cinema di genere che gli aveva già portato fortuna con un altro suo thriller di ambientazione mittleuropea, quel La sconosciuta che ne aveva riportato in auge la stella un po' offuscata.
( VOTO : 7,5 / 10 )