Lo dettavano il mio istinto naturale, il mio unico comandamento, l’impronta del mio DNA.
All’improvviso, come in ogni vita che si rispetti in cui le cose importanti capitano quando non le aspetti, l’offerta di lavoro lontana da casa, lontana 1000 km.
Non ho avuto molti dubbi sulla mia risposta, avrei accettato e l’ho fatto con tutto l’entusiasmo di cui ero capace.
Cos’era successo? D’un tratto la mia famiglia, il mio fidanzato, i miei amici, la mia terra sono diventati meno importanti?
No, ho avuto solo la conferma, l’ennesima, di quanto vitali fossero per me.
Quando ho fatto i bagagli, li ho fatti belli grandi per contenere il pieno d’amore e farmelo bastare per i miei giorni di solitudine milanese.
Le priorità sono cambiate, ogni esperienza le tara nuovamente, ad ogni difficoltà vengono ricalcolate, come un Tom Tom impazzito che ricalcola il percorso mentre tu prendi strade che lui non aveva preso neanche in considerazione, perché imprevedibili e più tortuose. Ma magari la vita fosse un’autostrada bella dritta dove il pericolo più grosso da correre al massimo è un benzinaio più caro o una coda epica sul raccordo anulare.
Quindi, come fare a meno di ciò di cui non puoi fare a meno? E’ semplice, non ne fai a meno, comunque.
In queste prime due settimane ho capito che la distanza non rimane spazio vuoto in cui rimbomba l’eco di ricordi e nostalgie, ma è solo un nuovo territorio da conquistare, un altro luogo da dominare, una tratta su cui i capolinea non rappresentano la fine della corsa, ma solo entusiastiche partenze per arrivare dove c’è sempre qualcuno ad aspettarti.
Quindi, ribadisco, non me ne andrò mai lontana da casa.
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