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La misteriosa morte di Agnès Sorel, amante di Carlo VII re di Francia

Creato il 04 settembre 2010 da Marinam

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Professioniste dell’amore, ma anche e soprattutto maestre nell’arte di tessere intrighi e sostenere quella o quell’altra fazione politica, le favorite dei re di Francia sono un caso a parte nella storia moderna. E la prima della serie è anche al centro di un mistero che  le recentissime analisi condotte sui resti del suo corpo hanno contribuito in parte a svelare.

Agnès Sorel ha circa 20 anni quando il re di Francia posa per la prima volta gli occhi su di lei. La fanciulla è una delle damigelle di Isabella di Lorena, cioè tiene compagnia ad una signora di rango più elevato come facevano tutte le ragazze di buona famiglia sprovviste di una dote onorevole e sufficiente, elemento che più della leggiadria era conditio sine qua non  per accalappiare un marito. Agnès però ha un qualcosa in più che la mette prepotentemente in evidenza, la fanciulla è bella da togliere il respiro. Ed è anche intelligente, colta, ha una personalità affascinante, sa parlare bene, è dolce, si veste con gusto infinito, ama la moda e il lusso. Il quarantenne Carlo VII, uomo tormentato, triste ed infelice fin da quando è nato in seno ad una famiglia tribolata e disunita, si innamora follemente di questo angelo biondo e ovviamente per tenersela accanto non trova di meglio che metterla al servizio della regina in carica, Maria d’Angiò. L’oltraggio è senza precedenti, però la moglie tradita capisce subito che c’è poco spazio per proteste e recriminazioni, così china la testa, sospira e sopporta come faranno tante altre “colleghe” dopo di lei. In breve la fanciulla diventa ragione di vita per Carlo di Valois, re di una Francia dilaniata dalla guerra (quella dei “cent’anni” contro gli inglesi) ed uomo non particolarmente brillante, anzi noto l’apatia e le continue incertezze. Nel 1444 una prima figlia, Maria, consolida ed ufficializza la posizione di Agnès all’interno della corte e il suo reale amante le offre un piccolo castello a Beauté sur Marne, nei pressi del bosco di Vincennes. D’ora in poi la favorita è la “Dame de Beauté” per via del possedimento, ma anche in omaggio alla sua innegabile grazia.

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Jean Fouquet – Carlo VII di Valois, Museo del Louvre

Di Agnès i cortigiani, solitamente poco amabili con le amanti reali (definite molto apertamente le “puttane del re”), possono solo tessere lodi. “Tra le belle era la più bella e la più giovane del mondo” racconta il cronista Jean Charter. Occhi azzurri limpidissimi, una fronte vastissima simbolo di rara intelligenza (ma era spesso ottenuta grazie ad un’accurata e profonda rasatura molto di moda all’epoca), una bocca minuscola, un viso dall’ovale perfetto, un corpo magnifico messo in risalto da abiti molto aderenti e soprattutto un décolté stupefacente che a lei piace esibire. La Dame de Beauté adora portare abiti molto aderenti e scollatissimi, perfetti per mettere in mostra il suo corpo perfetto. Il seno di Agnès è addirittura  completamente allo scoperto nel ritratto lievemente “sacrilego” che le fa Jean Fouquet. L’artista osa quello che mai nessuno prima di lui ha anche solo pensato: raffigura l’amate reale, la concubina, la donna impura per antonomasia, nelle vesti della vergine più vergine di tutte, la Madonna. Maria-Agnès ha in grembo il Bambino, sulla testa una  magnifica corona (regina dei cieli o regina nel cuore del re?) e intorno una corte di angeli. Come madre di Gesù Agnès viene “adorata” dal suo amico Etienne Chevalier, tesoriere del re di Francia e committente del dipinto che compare appunto in ginocchio accanto alla figura sacra. Insomma scandalo nello scandalo, ma l’audacia dà la precisa dimensione del potere e della sfrontatezza della bella favorita.

Agnès però è una compagna preziosa per il non brillantissimo re di Francia, perché lo conforta, lo rassicura, lo assiste. Non è la prima volta che Carlo VII viene guidato da una donna: la suocera Jolanda di Aragona lo ha protetto, poi è toccato a Giovanna d’Arco, grazie alla quale riesce ad essere incoronato e a riconquistare parte della nazione, Agnès gli dà la spinta finale. Secondo quanto narra Brantome la Dame de Beauté, visto che il re ha abbandonato ogni velleità guerresca, gli scrive in termini piuttosto perentori. “Quando ero una fanciulla un astrologo mi predisse che sarei stata amata e servita da uno dei più baldi e coraggiosi re della cristianità. Quando mi faceste l’onore di amarmi, credetti foste voi quel valoroso sovrano della predizione. Ma io vi vedo così molle, con tanta poca cura dei vostri affari, che penso di essermi sbagliata. Non siete voi quel re coraggioso, ma il re d’Inghilterra il quale compie tanti bei fatti d’arme e in barba a voi si tiene le nostre belle città. Addio! Io vado a raggiungerlo, poiché è di lui che parlava l’astrologo”. Brantome conclude: “queste parole colpirono così profondamente il re da farlo piangere. Si fece forza, abbandonò la caccia, strinse i denti e tanto operò con audacia e fortuna da cacciare gli inglesi dal suo regno”. La frustata ha avuto effetto e il re decide di riprendere agli inglesi la Normandia. Il 10 novembre 1449 Carlo VII entra trionfalmente a Rouen e Agnès che è a Loches in Turenna decide di raggiungerlo, nonostante la cattiva stagione ed una gravidanza già abbastanza avanzata.

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Agnès Sorel in un dipinto realizzato nel XVI secolo

Perché la favorita vuole a tutti i costi e nonostante le sue condizioni, ritrovare il suo re? Nostalgia, amore, desiderio di rivederlo o paura? Agnès sa che il Delfino, futuro Luigi XI, odia il padre ed ancora di più l’amante ufficiale e quindi probabilmente preferisce allontanarsi. E’ stra noto che Luigi di Valois, duro e vendicativo quanto il genitore è debole, vorrebbe vedere morta la favorita, la cui presenza offende l’onore della regina sua madre e impedisce al re di avere colloqui privati con il figlio. Il Delfino è talmente accecato dall’ira e dalla rabbia che un giorno a Loches, davanti ai cortigiani terrorizzati, rincorre Agnès cercando di ucciderla a colpi di spada. Un colpo di testa che costa caro a Luigi, da quel momento bandito dalla corte.

Ad ogni modo la Dame arriva in Normandia il 5 gennaio 1450, è stanca ed affaticata, ma lo nasconde e nei primi giorni di febbraio partorisce una bimba che muore pochi giorni dopo. Agnès non lo saprà mai, è già debolissima, il 9 febbraio viene colpita da un “flusso di ventre” ed sprofonda in una lenta e dolorosa agonia. Grande peccatrice, ma anche sinceramente devota, la Dame de Beauté sentendo venir meno le forze, accetta il suo destino e si prepara alla morte. L’11 febbraio con le poche forze che le sono rimaste mormora “quanto poca cosa e fetida è la fragilità umana”, un’ora dopo grida “Nostra Signora, Nostra Signora, abbi pietà di me. Madre di Nostro Signore Gesù Cristo, nell’ora della mia morte, prega per me”. Su queste parole la Dame di Beauté spira. Ha meno di 28 anni.

E a questo punto lascio la parola al medico (scrittore e blogger) appassionato di storia e di misteri Luca Filippi che ha analizzato il caso.

La causa del decesso, almeno secondo l’archiatra di corte, fu “flusso dal ventre”. Il che, tradotto in termini più attuali, corrisponderebbe a un attacco di dissenteria. Tuttavia quella morte fulminea ha destato subito diversi sospetti. A distanza di oltre cinque secoli, un team di ricercatori francesi, coordinato dal medico legale Philippe Charlier, ha riesumato il feretro di Agnès Sorel. I resti della Dame de Beauté sono stati passati al vaglio dei più moderni strumenti della scienza. Cranio, capelli, frammenti di pelle e anche una sostanza dal nome poco allettante, il cosiddetto “liquido di putrefazione”, sono stati attentamente analizzati. Innanzi tutto i capelli: Agnès li aveva biondi, secondo l’iconografia del tempo, mentre quelli rinvenuti nella tomba sono indiscutibilmente bruni. Questo cambiamento di colore è stato attribuito alle leghe di piombo del sarcofago. Minuscoli frammenti di pelle e di capelli sono stati analizzati con una tecnica estremamente raffinata: la luce di sincrotrone. Il sincrotrone è un acceleratore di particelle che permette di ottenere fasci di luce monocromatica, utilissima per le analisi tossicologiche. Lo studio ha rivelato una abnorme concentrazione di mercurio (precisamente il cinabro, ovvero il solfuro di mercurio) nei tegumenti della favorita.

Per spiegare l’eccesso di mercurio si possono formulare diverse ipotesi. Primo, il mercurio è dovuto a una contaminazione durante il procedimento di mummificazione della salma. Questa tesi verrebbe confutata dalla assenza di mercurio nelle cavità nasali. Seconda teoria: il mercurio poteva essere stato assunto a scopo curativo. E in effetti, si è scoperto che la favorita soffriva di una parassitosi intestinale, l’ascariasi. Si tratta di un’infestazione, piuttosto comune all’epoca viste le condizioni igienico-sanitarie e la difficoltà di conservazione degli alimenti, causata da vermi biancastri, che possono provocare diarrea e dolori addominali. Il mercurio era contenuto nei trattamenti antiparassitari. Tuttavia, ci dice il dottor Charlier, il contenuto di mercurio nei capelli e nella pelle di Agnès era da 10000 a 100000 volte più alto del normale. Nulla a che vedere con il livello di mercurio contenuto nelle preparazioni antiparassitarie. E allora? Emerge, sempre più probabile, la teoria dell’omicidio. Omicidio per avvelenamento. Utilizzando un software per le ricostruzioni facciali in medicina legale, il dottor Charlier è riuscito a ottenere, partendo dal cranio, un’immagine del volto di Agnès. La ricostruzione facciale ha un forte impatto emotivo: il viso della Dame de Beauté emerge dalle nebbie del tempo. Tuttavia, superata la suggestione iniziale, a ben guardare quello creato dal computer è in realtà l’ombra di un volto. Come anche tutta questa indagine sembra essere l’ombra della storia, quella vera, che rimane comunque avvolta nel mistero.  Scrutando l’immagine digitale, apprezziamo i lineamenti regolari, il naso delicato, l’ovale perfetto e cerchiamo di immaginare come, cinque secoli fa, la combinazione di questi elementi potesse creare, sul volto di Agnès, il miracolo della bellezza. Certo è veramente un bizzarro gioco del destino che proprio una dama tanto raffinata dovesse finire vittima del mercurio, il “veleno dei poveri”.

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ricostruzione del volto di Agnès Sorel, copyright “artwork and photo” by Philippe Charlier / CHRU de Lille – 2005. 

Dunque oggi non ci sono più dubbi: Agnès Sorel è stata assassinata con una dose volutamente esagerata di un medicamento al mercurio. Ma chi è l’autore materiale dell’omicidio e soprattutto perché è arrivato l’ordine di far fuori la “bella fra le belle”, colei che da cinque anni rende finalmente e completamente felice un re triste e depresso?

Robert Poitevin, uno dei più grandi medici dell’epoca, è fra i primi ad essere sospettati, ma si trova in buona e numerosa compagnia. La Dame, che sa farsi amare, ha molti fedelissimi e numerosi protetti, però la vita a corte è difficile e particolarmente infida e gli amici si possono trasformare in pericolosi antagonisti, soprattutto quando in vista c’è un avvicendamento sul trono. Le relazioni nell’entourage reale sono spesso conflittuali e tese, ci sono i partigiani del re e quelli del Delfino e anche Agnès ha un suo clan molto forte di cui fa parte anche il grande argentiere Jacques Coeur (il quale schieratosi poi apertamente con il futuro Luigi XI cadrà velocemente in disgrazia).

Secondo gli studiosi dell’affaire Agnès Sorel probabilmente Poitevin si è lasciato convincere della necessità di uccidere la donna padrona del cuore, della mente e dell’anima del re. Inoltre, eliminare Agnès significava fare un grosso favore al Delfino, cioè al futuro sovrano, e guadagnarsi così la sua riconoscenza.  Fra le argomentazioni a carico di Poitevin ce n’è una particolarmente pesante: il medico afferma in modo abbastanza perentorio che la “Dame” è morta per un “flusso di ventre” e di fronte alle voci insistenti di un possibile avvelenamento, egli smentisce con decisione. Poteva un uomo del valore e dell’esperienza di Poitevin non accorgersi che i sintomi erano inequivocabilmente quelli del veleno? Inoltre è evidente che solo lui avrebbe potuto manipolare senza grossi problemi le medicine somministrate ad Agnès.

Ma per quale motivo la bella amante del re doveva morire e anche in fretta? Le ragioni, una volta analizzata a fondo la vicenda e la situazione politica sono davvero numerose e ad esse si aggiunge il fatto che Agnès è una amante ufficiale e quindi i suoi figli, in una monarchia indebolita dalla guerra contro gli inglesi e da controversie interne, possono facilmente pretendere se non il trono, almeno un posto al sole, cioè terre e domini, frammentando ancora di più i possedimenti reali. Inoltre c’è un altro aspetto da considerare, per la prima volta dai tempi di Ugo Capeto, cioè dalla nascita dello Stato e della monarchia francese, il re presenta, anzi ostenta, al mondo un’amante ufficiale.

E non è solo una questione di letto, Agnès (come dopo di lei Diana di Poitiers, madame de Maintenon e madame de Pompadour) ha una influenza reale e concreta sull’esistenza del sovrano. L’amante amatissima illumina e rasserena la vita di Carlo VII il quale riesce anche a ritrovare un certo ascendente sul suo entourage. Sull’influenza politica gli storici sono discordi, probabilmente non fu diretta, ma di sicuro la Dame, donna intelligente ed accorta si era fatta degli amici (tutti uomini di altissimo livello, provenienti sia dalla nobiltà che dalla emergente borghesia) e li aveva imposti al re. Lei ha l’intuito di mettere a fianco del re persone di grande valore che aiutano il sovrano e creando una specie di cerchio magico proteggono la favorita da tutti i complotti futuri. E’ la stessa Agnès ad assicurare la coesione del gruppo che infatti si sgretola alla sua morte. Quanto alla storia narrata da Brantome, forse è pura leggenda, ma la dice lunga sul potere attribuito ad Agnès, la quale in fondo non ha nessun interesse a spingere il suo amato alla guerra. Stesso discorso per l’entourage stretto della donna, formato essenzialmente da personaggi come Jacques Coeur a cui interessa soprattutto la diplomazia e i commerci.

Grazie ad Agnès il re riscopre la gioia di vivere, il malinconico si rasserena, l’uomo chiuso e triste si apre, scopre il divertimento, partecipa per la prima volta ai giochi della corte, danza, va a raccogliere fiori, discute animatamente ed allegramente con tutti. La trasformazione ha un motivo molto semplice e per nulla misterioso, Carlo VII si è innamorato perdutamente. Un vero colpo di fulmine. D’altronde lui non ha mai conosciuto l’amore con la A maiuscola, Maria d’Angiò che conosce e frequenta fin da quanto erano bambini, è prima di tutto la sua compagna di giochi, un’amica fedele che lo ammira e lo segue ovunque egli decida. Il re le è affezionato e il loro rapporto tenero ed affettuoso è cementato dalla nascita di una dozzina di figli e per Maria, già di suo non particolarmente avvenente, queste gravidanze a ripetizione significano la devastazione del corpo. Dunque non c’è storia, Maria al confronto con la Dame de Beauté perde su tutti i fronti. Insieme ad Agnès Carlo di Valois scopre che la vita può essere bella, serena e gioiosa, che la felicità esiste. Insomma forse la Dame non ha avuto una influenza politica diretta sul sovrano, ma ha trasformato l’uomo fragile e manovrabile in un re sicuro e determinato. Non è difficile, a questo punto, capire i motivi per i quali una donna del genere doveva sparire e anche in fretta.

Agnès scompare così dalla vita di re Carlo VII il quale, pur rimpiangendola, la sostituirà presto, ma la sua memoria si perpetua grazie alle figlie che, riconosciute dal padre, portano tutte il nome Valois. Delle tre lascerà tracce indelebili la mediana, Charlotte che sposa Jacques de Brézé, uno degli uomini dell’entourage della madre. Il matrimonio è un fallimento totale e presto lei gli preferisce il guardiacaccia, ma la relazione intrecciata quasi sotto gli occhi del marito cornuto finisce in tragedia. De Brézé infatti scopre i due a letto insieme e provvede di persona alla vendetta, uccidendo lui a colpi di spada e lei, che si era nascosta in un ripostiglio, con una pugnalata al cuore. Il cognato-re, noto per il suo macabro sense of humor, trova la vicenda divertente, ma non può far finta di nulla visto che si tratta pur sempre di sua sorella e l’uxoricida finisce in una tetra prigione dove resta per un ventennio. La coppia ha comunque avuto un figlio Louis il quale sposa in seconde nozze Diana di Poitiers, celebre amante del re di Francia Enrico II. Louis e Diana hanno a loro volta una figlia, Louise, che trasmette il sangue della Dame de Beauté a molte famiglie reali europee.

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Il dittico di Melun fu commissionato da Étienne Chevalier  per la collegiale di Notre-Dame a Melun, città di cui era originario. I due pannelli (qui sopra la parte nella quale è ritratto il committente) furono venduti separatamente all’epoca della Rivoluzione. Quello di sinistra si trova alla Gemäldegalerie di Berlino, quello di destra al Musée royal des Beaux-Arts d’Anvers. L’autoritratto di Jean Fouquet, attualmente al Louvre, proviene da questo insieme.

Ringrazio Luca Filippi per la collaborazione alla scrittura di questo post e vi segnalo l’altro post realizzato a quattro mani, sul mistero della morte del granduca di Firenze Francesco I e di sua moglie Bianca Cappello, lo trovate qua


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