Il 27 agosto la Repubblica di Moldavia ha compiuto vent'anni. Presi come siamo da tutto quello che sta accadendo in Medio Oriente e nord Africa e con l'attenzione sempre puntata sui Balcani e sulla Turchia, ci siamo dimenticati dell'anniversario dell'indipendenza di questa piccola repubblica nata dal crollo dell'Urss, le cui vicende sono invece interessanti per capire le dinamiche messe in moto dalla fine dei regimi comunisti nell'Europa centro e sud-orientale e anche per vedere alla prova l'attuazione del progetto politico dell'unione degli Stati e dei popoli europei.
Dopo venti anni di indipendenza - per un Paese che indipendente davvero non lo è mai stato - la Moldavia non ha ancora risolto i suoi problemi di identità: una parte della popolazione si sente romena, l'altra moldava; la società è divisa fra chi vuole entrare nell'Unione Europea e chi preferirebbe un'alleanza strategica con la Russia, con una parte consistente dell'opinione pubblica che però vede favorevolmente entrambe le alternative. L'attuale Parlamento ha una maggioranza liberale, che però non ha abbastanza voti per eleggere da sola il presidente: il Partito comunista, che dopo otto anni di governo è attualmente all'opposizione, osteggia infatti ogni candidato della "Alleanza per l'integrazione europea". Un'impasse che dura da oltre due anni e della quale non si vede al momento una soluzione.
Dal giorno dell'indipendenza, circa 600mila cittadini moldavi hanno cercato fortuna altrove, e solo nell'ultimo anno, nel Paese sono affluite rimesse per circa 1 miliardo e 250 milioni di dollari, l'equivalente del bilancio annuale dello Stato. Il Paese resta, per ora, uno dei più poveri d'Europa, mentre le prospettive di integrazione nell'Ue sono ancora molto fragili.
Il Paese è infine segnato dalla questione della Transnistria, la regione a est del fiume Dnestr che apparteneva all'Ucraina e che due giorni prima della dichiarazione di indipendenza dichiarò la secessione e ora gode del sostegno della Federazione russa anche se nessun governo, nemmeno quello di Mosca, lo riconsce. Una disputa che né il conflitto armato, né i negoziati diplomatici hanno saputo risolvere, mentre la Transnistria è diventata il crocevia di traffici illeciti di ogni tipo.
Il governo di Chişinău ha voluto festeggiare il ventennale dell'indipendenza organizzando una parata militare con la presenza dei cinque presidenti eletti in questo primo ventennio di libertà della sua storia. Secondo l'attuale premier Vlad Filat, la più grande conquista del Paese è stata la libertà, il che è certamente un'importante voce all'attivo, ma il bilancio complessivo di questi venti anni presenta anche luci, ombre e ancora troppe contraddizioni.
Sulla Moldavia a venti anni dall'indipendenza segnalo l'articolo di Natalia Ghilascu pubblicato su Osservatorio Balcani e Caucaso da cui ho tratto la sintesi precedente.