La moneta napoletana all’arrivo di Roma

Creato il 11 ottobre 2014 da Vesuviolive

Cosa accadde quando la nascente potenza romana bussò alle porte di una terra che poteva vantare grandi città fortificate, con un’economia in espansione, ricche, famose? Basti pensare all’antica Capua, Cuma, Posedonia o proprio a Neapolis… il casus belli furono le mira espansionistiche dei Sanniti che, dalla Campania interna, minacciavano le ricche città greche della costa (arrivando a conquistare Cuma e Poesdonia e per un breve periodo, Capua).

Dopo la fine delle 3 guerre sannitiche, quindi nessun nemico alle porte, Neapolis e la vittoriosa Roma, stipularono un patto, un trattato paritario che si firmava tra due potenze, chiamato foedus aequum. Verso la fine  del IV secolo a.C., la città partenopea, ma anche quelle che si erano schierate con la nascente potenza romana, ebbero molti privilegi, tra cui quello di emettere moneta. Gli studiosi hanno creato un nome specifico per indicare questa fase monetale: romano – campane.

Rovescio di una moneta romano-campana in cui compare una testa equina con la legenda “Romano”. Immagine da numismatica-classica.lamoneta.it

Naturalmente le monete bronzee romane non potevano competere con il peso e il metallo delle città magnogreche (circolavano soprattutto monete d’argento), così, Roma, decise di far emettere alla zecca napoletana, varie serie monetali con tipi però derivati principalmente dalla mitologia romana: ecco allora che su una moneta campeggia il volto barbuto di Marte, mentre sul rovescio è presente la legenda (questo termine, in numismatica, sta da indicare parole o lettere presenti sulla moneta) Romano. Su un’altra serie troviamo Ercole, mentre sul rovescio la Lupa che allatta Romolo e Remo, sempre con la legenda Romano; oppure su una serie ancora, un giovane Marte e dall’altro lato un cavallo rampante ma stavolta con il nome proprio della città, Roma. Dagli ultimi ritrovamenti fatti negli anni 70 del secolo scorso, sparsi tra la Campania e il Molise, gli accademici hanno stilato una specie di “lista” delle serie chiamate romano – campane, arrivando a catalogare ben 7 tipi diversi. Naturalmente, ancora oggi si dibatte aspramente sulla datazione… uno studioso smentisce l’altro e non si è arrivati a decidere quando questa serie d’argento è iniziata, quando un tipo diverso è stato soppiantato dall’altro, e così via.

Serie romano-campana, con al dritto Marte con elmo corinzio, al rovescio un cavallo rampante con la legenda Roma. Foto da wikimedia.org

A primo impatto, sembrerebbe quasi un mondo caotico. Ma non lo è, anzi, non lo è stato. La praticità dei romani si incontrava con la ricchezza del mondo greco – campano e questo non poteva che portare alla creazione di altre opere d’arte, piccole, maneggevoli e di grande utilità. Ancora oggi, guardando queste monete non si può non rimanere incantati dalla perfezione dei lineamenti dell’Ercole, o lo sguardo severo di Marte, o ancora lo slancio del cavallo rampante, quasi che davvero potesse da un momento all’altro balzare fuori dalla moneta e correre via, libero. Roma, è vero, diede il lasciapassare per la coniazione di queste monete, ma gli artisti che eseguirono questi lavori erano campani (greci o indigeni che siano) gente che abitava questi luoghi, magari, lavorando con un po’ di immaginazione, uno di voi, caro lettore, non sia proprio il discendente di chi, secoli fa, rendeva onore a questa meravigliosa terra.


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