La morale degli altri

Creato il 03 dicembre 2011 da Marinobuzzi

Pubblico la lettera che ho inviato ai gornali di Ferrara sull’incontro organizzato dai Frati del s Spirito di Ferrara con Luca di Tolve:

Scrivo questa lettera con grande rammarico e con profonda tristezza. Ieri sono venuto a conoscenza di un incontro organizzato al cinema S.Spirito di Ferrara dal gruppo Gli amici del timone e dai frati francescani dell’immacolata della parrocchia di Santo Spirito sulle terapie riparative che ha visto come ospite Luca Di Tolve.
Per chi non lo sapesse Di Tolve è “l’ex gay” salito alla ribalta delle cronache grazie alla canzoncina di Povia (quella con il ritornello Luca era gay e adesso sta con lei). Non starei qui a scrivere se non avessi visto i video messi in rete dalla stessa associazione. In breve posso dire che Di Tolve, dopo aver abusato del proprio corpo per anni, dopo essersi abbandonato a una completa bulimia sessuale, di alcol e droghe varie, purtroppo, si è ammalato e, da quel momento, ha sostenuto, di volta in volta, di essere tornato eterosessuale grazie alle terapie riparative (terapie disconosciute a livello scientifico dalle maggiori associazioni di psicologi, anche nel nostro paese i vari ordini ne hanno prese le distanze attraverso un comunicato ufficiale ed è on line la traduzione del testo del report APA 2009 sui problemi che certe nefaste terapie producono), poi grazie alla Madonna e a Medjugorje, poi grazie allo spirito santo. Presto, forse, ci dirà che deve la sua “guarigione” a babbo natale.
Dal video presente in internet è chiaro che l’intento della serata non era quello di creare confronto con la cittadinanza e con le persone intervenute ma, bensì, quello di far passare la voce di Di Tolve come unica verità. Una delle relatrici, in maniera decisamente poco cristiana, a un certo punto ha detto apertamente che “si gioca con le nostre regole” mentre un’altra delle persone presenti, probabilmente la moglie di Di Tolve, ha chiesto più volte l’intervento delle forze dell’ordine. In sala non c’era nessuna condizione di pericolo, c’erano solo persone che volevano confrontarsi e poter far sentire la propria voce. È questo il concetto di democrazia che certe associazioni religiose hanno? Non permettere ai cittadini e alle cittadine di poter far ascoltare una visione diversa da quella che si sta imponendo in quel momento?
Mi sconvolge soprattutto che tale iniziativa sia stata voluta dai frati che, per molto tempo, ho creduto essere mentalmente più aperti di molti altri. Devo ricredermi purtroppo.
Non capisco come mai persone che, di fatto, hanno rinunciato (o dovrebbero aver rinunciato) a vivere la propria sessualità debbano occuparsi di quella altrui. Di Tolve, in maniera abbastanza velata, vuol far passare l’equiparazione decadenza/omosessualità. Lo invito a parlare della sua vita e a non pontificare sulle vite degli altri. Kinsey diceva che la sessualità non è una linea retta, ci sono moltissimi eterosessuali che, a un certo punto della propria vita, si sono scoperti omosessuali. Non metto quindi in dubbio che possa accadere anche il contrario o che, pur essendo eterosessuali o omosessuali, ci si possa innamorare di una persona dello stesso sesso o del sesso opposto. Magari anche della singola persona senza, per forza, dover appartenere a una categoria. Se la nostra società fosse una società matura e sessualmente libera un discorso di questo genere si potrebbe fare serenamente. Invece si continua a voler far passare il messaggio che l’omosessualità è una malattia o un peccato e che chi crede in Dio si debba astenere dal vivere liberamente la propria omosessualità o la propria omoaffettività. Bisognerebbe conoscere bene le sacre scritture per rendersi conto che, vivere la parola di Cristo con coerenza, significa rinunciare alla maggior parte delle cose che invece coloro che si dicono “cattolici” continuano a fare quotidianamente.
Se si vogliono affrontare temi così delicati sarebbe bene organizzare incontri con varie realtà: psicologi non condizionati dalle regole imposte dal clero, ex gay ed ex etero, eterosessuali e omosessuali pronti al dialogo. Ora si vuol far passare il tentativo di parlare delle persone presenti in sala come un “attacco” alla libertà di parola, peggio si vuol far passare per violente persone che si vedono quotidianamente offese e umiliate dalla cecità omofoba di certa gente.
Di Tolve viva serenamente la propria eterosessualità invece di continuare a dover tentare di convincere gli altri e se stesso. Capisco che dietro questi incontri ci siano grossi interessi, in primis quello di pubblicizzare il proprio libro, ma credo che sfruttare l’ignoranza altrui su certi temi sia cinico e anche un po’ squallido.
Mi spiace soprattutto perché ho frequentato a lungo il cinema S Spirito di Ferrara. Dopo questo evento, però, non mi sento più di continuare a farlo. Posso tranquillamente dire che se i frati o le congregazioni religiose vogliono parlare di morale, soprattutto in un momento di crisi nera come questa in cui ogni cittadino e ogni cittadina è chiamato/a a sacrifici pesanti, comincino a dare il buon esempio magari pagando, spontaneamente, l’ICI sui (tanti) beni immobili che posseggono. È sempre molto facile fare la morale agli altri quando si appartiene a una “specie altamente protetta”.
Marino Buzzi


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