La morte dà i numeri

Creato il 01 gennaio 2013 da Soniab

La mano nel sacchetto nero mischiava, agitava il contenuto, i volti dei seduti al tavolo mostravano attesa. Quell’attesa che voracemente li ingoiava nel gioco e nel dramma. Attesa per l’orrore scampato.

“Trentatre.” Avevo quel numero, ci posai un fagiolo.   “Quaranta.” Questo mi mancava.

I numeri erano sempre stati dalla mia parte, una vita passata tra enigmi di logica ed equazioni matematiche. Al mio fianco era seduto un tizio che conosceva tutti i segreti della Cabala. Davanti a me un ricercatore matematico.   I numeri per alcuni sono solo cifre, per altri qualcosa da ignorare il più possibile, per altri un’ossessione. Se poi all’ossessione si aggiunge la sfida alla sorte con un gusto macabro… il risultato è una follia allo stato puro.

Sei folli, sei come un nove capovolto, come il multiplo di tre… sei individui tra loro sconosciuti, accumunati da una distorta visione della vita e della morte, sempre da tentare e sfidare. Eccitati all’idea di sapere che le loro conoscenze potevano farli andare oltre e allo stesso tempo non essere sufficienti. Perchè il fato non perdona.   Individui borderline, sempre sul filo del rasoio, tra salvezza e sconfitta, tra sospiro e urlo, tra presenza e assenza. Presenti fisicamente, assenti mentalmente. Inebriati di pazzia.

L’orologio segnava le 23:50, la Mezzanotte era vicina. Il confine era a pochi minuti. “Diciassette. Metà rosso e metà nero.” L’uomo fece scattare il taglierino. La donna seduta alla sua sinistra aveva quel numero. Baciò il fagiolo con le labbra rosse e lo pose sulla sua cartella. Si alzò. Sembrava pervasa da un’estasi, sapore di piacere su cui si spalmavano gpcce di dolore. Gocce di sangue caddero sulla cartella.   Gli altri assaporavano con la vista la visione del sangue e della donna. Io mi ricordai che se avessi spostato lo sguardo sarei tornato sull’immagine più cruenta, di colui che finora aveva rischiato di più e perso di più. La sua testa rivolta con la fronte sul tavolo e con un taglio in gola. Il Ventuno nero non perdonava mai. Con lui aveva confermato il destino che segnava.

Tornammo alla tombola. Alla pesca dei numeri dal sacchetto nero. I minuti passavano . Tic tac tic tac…   “Otto rosso.” Fissai la mia cartella e lo vidi. Mentre ci posai sopra un fagiolo tutti mi guardavano come spiritati, vogliosi e increduli. L’uscita dell’Otto rosso era coincisa con lo scoccare della Mezzanotte. Ero sulla linea. Ero al limite. Ero nel passaggio. Mi voltai verso l’esperto di Cabala alla mia destra. Aveva il viso infiammato.

L’uomo che pescava i numeri si alzò e passò la pistola che di mano in mano arrivò all’uomo accanto a me.   Avevo il cuore preda di elettricità e totale alterazione. La Mezzanotte del nuovo anno aveva influito da subito sulla mia vita.   Coincidenza. Sorte. Destino.   Non sapevo quale di queste scegliere per darmi una risposta. L’unica cosa che sapevo era che l’inversione era avvenuta. Ecco il momento.   Il mio respiro non lo sentivo più. L’Otto è un numero molto particolare, capovolto non cambia. In orizzontale ricorda il simbolo matematico dell’infinito. L’Otto rosso è morte. Ma la morte può essere data o ricevuta. L’Otto rosso è morte ricevuta. Il matematico mi tese il ferro. Afferrai l’arma, la strinsi, la sentivo gelida. Se l’Otto rosso esce allo scoccare della Mezzanotte inverte il suo significato. Chi dovrebbe riceverla diventa colui che la infligge. La puntai alla testa dell’uomo che avevo davanti e premetti il grilletto sentendo l’energia del botto irradiarsi e salire lungo il mio braccio. E fu allora che tutti alzarono i calici brindando al nuovo anno.


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