:::: Redazione :::: 22 novembre, 2011 ::::
Aleksandr Dugin, filosofo e geopolitico russo, è professore ordinario di Sociologia delle Relazioni Internazionali all’Università Statale di Mosca “M.V. Lomonosov”. Proponiamo di seguito la traduzione italiana d’un suo intervento alla televisione russa, a proposito della morte di Mu’ammar Gheddafi. A suo giudizio, essa ha cambiato bruscamente l’immagine morale dell’Occidente – la ferocia con cui egli è stato eliminato, le esultanze che il fatto stesso ha provocato nell’élite americana, le «sanguinarie» dichiarazioni di Hillary Clinton… La traduzione dal russo è stata realizzata da Konstantin Zavinovskij.
Gli esperti di relazioni internazionali, i geopolitici, i sociologi e gli storici non hanno visto in tutto ciò niente di nuovo. Gli USA stanno agendo nel proprio interesse – esportano la democrazia. I realisti parlano apertamente della volontà di dominare, della necessità di sottomettere tutti coloro che non condividono la loro egemonia. I liberali spiegano che le democrazie non entrano in guerre… contro altre democrazie. Tuttavia, com’è evidente dai fatti, con tutti gli altri gli USA combattono fino all’ultima goccia di sangue – fin quando non rimarranno che Stati democratici. Su queste premesse è organizzata la politica estera statunitense… Benché questo è chiaro soltanto agli addetti ai lavori.
Per la maggior parte dell’opinione pubblica mondiale, invece, gli statunitensi erano persone che rappresentavano l’umanitarismo e giravano i film a lieto fine, insomma, erano persone pure, sincere, allegre e di buon animo. Ma quello che è accaduto in Libia – gli scherni «ricercati» di Gheddafi, il suo corpo in mezzo a un centro commerciale – ha lasciato la gente di stucco. Milioni di persone in tutto il mondo non erano pronte per questa nuova immagine dell’assetto internazionale.
Gheddafi non era poi così tanto nemico degli USA. Egli non era neanche una minaccia per la sicurezza nazionale statunitense. Non bisogna sopravalutare il peso di questo piccolo paese in un forte isolamento dagli altri Stati arabi. Certo, c’è il petrolio. Tuttavia, vale davvero la pena impiegare le forze aeree della NATO, uccidere il leader legittimo di uno Stato e falsificare chiaramente i fatti in tutte le fasi della campagna militare al solo scopo di spartirsi l’influenza nel settore petrolifero? Secondo me, no. Io, però, già da tempo conosco che cosa sono gli Stati Uniti, compresi la loro rete d’influenze e i doppi standard dei liberali – tra l’altro, gli USA stessi non nascondono i propri modi di agire (basta leggere alcuni testi ufficiali) –, ma per un semplice e ingenuo cittadino della comunità globale, suscettibile alla propaganda dei mass media internazionali, è stato un vero choc. Dal punto di vista morale gli USA hanno perduto completamente il diritto di accostarsi anche lontanamente agli ideali a nome di cui essi agirebbero. Tutti hanno capito che la democrazia è una scusa per imporre in modo molto crudele le proprie regole di gioco. Se il cadavere profanato di Gheddafi esposto agli occhi del mondo intero rappresenta i diritti umani, l’umanitarismo e i valori democratici, allora il mondo si è rigirato sottosopra. Vuol dire che nero è diventato bianco e il diavolo degli inferi è diventato un angelo del paradiso.
Non vorrei parlare ora delle cause politiche di questo problema. Sì, ce n’erano – sia esterne sia interne al paese. E non vorrei parlare del fatto che in Libia si continua a versare sangue, mentre il Consiglio nazionale di transizione non riesce a prendere in mano la situazione poiché non ci sono reali ragioni politiche a parte quelle degli elicotteri della NATO e non c’è niente che unisca questa banda di sporchi mercenari.
Anche nella società russa ci sono persone che cercano di dimostrare fino all’esasperazione che la civiltà occidentale rappresenta l’espressione più alta dei diritti umani, della cultura e della bontà. Certo, loro possono continuare a farlo, ma ai nostri occhi e agli occhi della gran parte della comunità internazionale queste persone dal punto di vista morale hanno perso il diritto di esistere. A volte la durezza diventa insopportabile, ma non perché è troppo crudele… Gli USA sono crudeli, fanno leva sulla forza e probabilmente è anche normale – lo fanno anche nella loro politica interna. La gente accetta il trionfo della forza. A volte ciò provoca uno stato di angoscia e di depressione, in alcuni anche il desiderio di ribellione, in altri invece la necessità di rassegnarsi. Ma è inaccettabile quando alla violenza vengono aggiunte anche menzogne indecenti che speculano sui migliori sentimenti umani. Quando l’amore diventa odio, la guerra diventa pace e la libertà diventa violenza. Scusate, ma vivere in un mondo globalizzato con a capo gli Stati Uniti e fondato sulla combinazione di forza bruta e sporche menzogne – no, grazie. Il desiderio è di non fare più parte di un mondo siffatto oppure di cambiarlo radicalmente.
Così questa vicenda supporta coloro che parlano della necessità della rivoluzione globale. Il livello dell’infamia segna rosso. Da una parte c’è Obama con il suo Premio Nobel per la Pace, dall’altra invece le sue guerre e la faccia moribonda di Gheddafi. Tra l’altro, questo modello – la forza bruta combinata alle menzogne – viene fatto proprio anche dai leader di altri Stati. Oggi, però, nella gente questo atteggiamento provoca un solo desiderio, il desiderio di non fare più parte di questo sistema. Il mondo esige la ribellione.