Ma le immagini della morte di Gheddafi che hanno fatto il giro del mondo, sono le immagini non tanto di un'epoca che si chiude, ma dell'odio dipinto nei volti di chi per anni ha subito una dittatura che non ha certo usato il pugno morbido.
Gli oppositori del regime del Rais, sono stati incarcerati per anni, lasciati a languire in celle e questo ha alimentato quell'odio che da molte parti, la gente nutriva per questo dittatore, la la morte non è mai un bello spettacolo.
Le immagini crude che ci sono giunte, sono anche di fatto la testimonianza di un giornalismo a volte eccessivo nelle sue manifestazioni, con il culto delle immagini forti e sensazionali, che fanno aumentare l'audience.
Ma la sua morte, apre interrogativi grandi, sul futuro di questo paese, perchè la democrazia è un qualcosa che non può essere insegnata, è un processo lento e lungo che richiede la partecipazione di tutti.
La Libia è oggi un paese diviso, in cui ci sono tanti gruppi differenti tra di loro non eterogenei, e portare la situazione alla normalità non sarà facile. Il suo corpo esposto come trofeo non è necessariamente l'inizio di un qualcosa di migliore.
La Libia ha bisogno adesso di razionalità e buon senso, ha la necessità di trovare una sua dimensione normale, nella quale le priorità siano il benessere delle persone e la crescita di un paese che paga anni di dittatura.
Quello che adesso è veramente un punto interrogativo, è se c'è in questo paese una volontà vera ed autentica di rinnovamento che tenga conto delle esigenze di tutti, la vera sfida è deporre le armi per sempre e mettersi ad un tavolo a discutere.
La Libia sarà in grado di farlo e procedere per questa strada?
Buona serata e buona navigazione
Nicky Brancatelli e Alessandro Baldini
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