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La morte di un uomo sfruttata per tramortire i cervelli di tanti altri.

Creato il 08 aprile 2011 da Palotto

Correggendo un articolo sulla Libia che avevo poco prima scritto, mi assaliva un grande senso di insoddisfazione. Il linguaggio era semplice e conciso come piace a me, i concetti erano espressi chiaramente, non mancavano ironia e provocazioni, eppure non riuscivo a farmelo piacere.
Ad un tratto l’ illuminazione: con un semplice clic del mouse avevo aggiustato tutto e l’ autostima di quando risolvi un problema di matematica iniziava già a riempirmi il cuore. Tutto cancellato. Ebbene si, il lavoro di un pomeriggio era servito proprio a capire cosa bisogna non fare! E che fatica che c’era voluta per arrivare a quella conclusione! Stavo per incappare anche io nell’ errore di tanti: scrivere delle enormi ovvietà, sull’ onda di un patetico senso del macabro che qui in Italia abbiamo un po’ tutti, e che tante volte è condito con un filo di ipocrisia.
“Le guerre sono sempre da condannare”: menomale che sono arrivato io a dirlo; “dietro alle guerre ci sono sempre motivi economici”: come se 2.000 anni di storia non bastassero a dimostrarlo; “la gente che emigra lo fa per raggiungere condizioni di vita migliori”: e di fatti non ho mai visto nessuno che fa il fardello, parte, e va a vivere in Ruwanda.
E via dicendo: ovvietà, cose scontate, addirittura quasi delle tautologie.
Per fortuna me ne sono accorto in tempo e sono riuscito a evitare uno dei tanti articoli un po’ strappalacrime e un po’ indignati che al massimo possono avere l’ effetto di buttare un po’ di tristezza, rabbia o scompiglio su chi li legge.

Ma il difficile doveva ancora venire: perché fare gli eroi non è mica bello come nei cartoni animati. Mi sono imposto allora di non scrivere ovvietà,tautologie o patetismi, di cercare di condurre un ragionamento compiuto e imparziale.
Risultato: il panico più totale. M come faccio a fare un articolo dove, con tutto il rispetto, non ci siano morti trucidati, mamme incinte, figli orfani, giovani che cercano un futuro migliore??
E viste le pagine di approfondimento delle testate più importanti sembra proprio che il mio dubbio sia lecito: sangue e disgrazie da tutte le parti, dolore incancrenito, che fortunatamente sembra molto lontano da qui.
Così, nessuno si domanda chi sono e che cosa vorranno fare i ribelli, che cosa vorranno in cambio i paesi della Nato per questo piccolo favore, come si faranno ad arginare gli sbarchi quando non ci sarà più Gheddafi a rinchiudere in dei veri e propri campi di prigionia coloro che cercano di imbarcarsi per le nostre coste; e ancora chi metterà poi le mani su petrolio, gas e uranio, e come mai l’Italia fino a poco tempo fa andava d’amore e d’accordo col Rais; come mai non si è attaccato quando i ribelli erano alle porte di Tripoli e si è aspettato che fossero ricacciati indietro, cosa si cela dietro ai giochi di forza per ottenere la leadership della coalizione; perché non si interviene anche in altri posto del mondo colpiti da disgrazie simili; e così chissà quanti temi che sarebbero degni di essere indagati.
Ma spazio allo spettacolo: il dolore e l’ indignazione per un uomo che muore vengono mercificati, e servono a coprire qualsiasi evento con una lenzuolo bianco oltre al quale bisogna smettere di pensare.
E questo per tutti i temi: è tragedia quando si rovescia una carretta del mare e muoiono 250 clandestini;è un dettaglio il fatto che attuiamo politiche di rimpatrio , per farli tornare nelle loro patrie evidentemente non troppo felici – creando un controsenso palese anche per chi, come me, è scettico sul processo di immigrazione-.

Ma l’ importante è che tutti vedano bene quanto si sta male: per essere sicuri che quest’ estate non prenotino le vacanze nel posto sbagliato.

Mauro Bosia



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