While My Guitar Violently Bleeds esce nel 2007 per la Locust , ed ha un carattere decisamente diverso da Improvika, sono tre brani dalla struttura più estesa per chitarra elettrica e acustica caratterizzati non solo dalle improvvisazioni modali ma anche da loop, drones e noises vari. E’ un salto di qualità verso una musicalità più contemporanea e di avanguardia che tuttavia ben si integra con i precedenti ascolti: la chitarra di Bishop non solo sanguina violentemente, ma anche ringhia e digrigna i denti scorrendo su corde affilate, non è un disco semplice, la sperimentazione qui si fa più audace e l’atonalità è una costante.
E arriviamo all’ultima fatica: Tangier Session, uscito quest’anno per la Drag City. Le sonorità qui sono più vicine a quelle di Improvika, ma sono più mature, sono passati più di dieci anni e i due dischi testimoniano i notevoli progressi fatti da Bishop nell’arricchire il proprio vocabolario e lessico musicale.Allo stesso tempo questo disco è anche qualcosa di più: è una sorta di storia d’amore tra un uomo e il suo strumento, tra un musicista e la sua chitarra. Qualcosa che si pone tra un racconto di X File e l’Amarcord di Fellini. Nel corso delle sue peregrinazioni attraverso il mondo, a Genova, porto di mare italiano, Bishop scova questa chitarra, uno strumento sicuramente vintage in un piccolo negozio perso nei caruggi della città, se ne innamora, la compra e la porta con se fino a Tangeri, in Marocco, dove nella tranquilla solitudine di una casa locale riesce a trovare la quiete, la concentrazione e la giusta ispirazione per creare le musiche che registrerà, così, di getto con una rudimentale strumentazione per questo nuovo album. Dalle dita e dal plettro di Bishop esce un suono caldo e allo stesso puro, pulito, nitido e così bello all’ascolto, dall’incontro con questo strumento di cui si sa solo che ha circa un secolo di vita alle spalle e che era stata venduta da un distributore della Georgia, tale C. Bruno & Sons, nascono brani che sono il risultato di continue ibridazioni tra musica del medio oriente, flamenco, musica gitana, folk americano, musica classica, jazz e quant’altro possa riuscire a esprimere la creatività di Sir Richard Bishop. Perlui, mescolare stilie perseguireesperienzemusicalinon comuniofuori da “normali” percorsi turistici terzomondisti è diventato un vero e proprio stile divita.E' statosocio fondatoredeiSunCity Girls, un trio chesaputo scolpireun vero e proprio percorso attraverso lascena internazionalecreando unaimprovvisazioneai confini trarock, jazz, world, punk e musicasperimentalein una formaonnicomprensivacatturatada 50album,cassette evideodi concertiper oltre 26 anni, a partire dal1979.Condendo leloro leggendarie performancecon continui riferimenti almisticismo, alla religione, agli UFO, al ritualismoeal teatro Kabuki... riflettendo la loro disinibita gammamusicale
Personalmente ritengo che con Tangier Session Bishop sia riuscito ad alzare ancora un po’ più in su il livello qualitativo delle sue incisioni discografiche riuscendo a raggiungere e a eguagliare l’altra intensità e quello “stream of consciousness” creativo che riesce sempre a sprigionare nei suoi concerti. Uno dei migliori dischi del 2015.http://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni