La musica popolare nera si evolve in modo diverso, non diventa rock e pop, generi che rimangono essenzialmente suonati e rivolti ad un pubblico bianco, ma rimane fedele alle sue tradizioni, rimane blues e jazz, rimane più defilata rispetto alle grandi trasformazioni volute e gestite dal music business.
Le due grandi correnti della musica moderna non sono legate a problemi razziali, sono invece dovute a scelte caratteriali: il nero vuole ritmo e ballabilità, il bianco segue più testi e le melodie.
Le canzoni impegnate, la musica di protesta degli anni 60 sono assolutamente bianche, d'altra parte i neri uscivano da poco (se mai ne sono usciti) da una situazione di apartheid ed avevano ancora bisogno di conquistare i loro spazi e i loro diritti civili.
Se parliamo di divisioni di massima, senza seguire le evidenti contaminazioni, possiamo dividerla in questo modo:
- il country con il blues e il gospel diventa rockabilly, rock and roll e poi rock e pop con le loro innumerevoli varianti
- il blues diventa rythm and blues e poi soul ed infine funk.
Questo ovviamente fino alla fine degli anni 70, che poi è il periodo che io studio da sempre e che è il motivo di questi miei articoli.
Negli anni 80 e 90 diventa impossibile dividere i generi che si miscelano, causa la mancanza di idee e di novità, in talmente tante correnti che una loro catalogazione diventa estremamente complicata.
Il blues diventa ballabile, il ritmo è marcato con sax tenore, chitarra elettrica e organo Hammond.
Il termine nasce nel 1949 per indicare la classifica dei dischi per i neri, essendo la vecchia dizione race records ormai offensiva e non più accettata.
La race music era nata negli anni '30 quando i neri ormai emancipati dal punto di vista civile ed economico erano diventati clienti e consumatori, quindi interessanti per l'industria discografica e non solo.
Gli sviluppi della musica nera contribuirono a cambiare i gusti del pubblico bianco, soprattutto giovane, che decidendo le classifiche di vendita, orientava di fatto le scelte dell'industria.
L'industria discografica sfruttò subito queste innovazioni e le trasformò adattandole ai gusti del pubblico bianco pagante e più importante come consumatore.
Il passaggio nasce sulla spinta del music business che si appropria del genere e lo lancia a livello mondiale.
Il R&B; è stato quindi utizzato per indicare genericamente la musica popolare afro americana, e ai suoi inzizi era come detto una versione nera del primo rock and roll ed era fortemente influenzato dal jazz, dal boogie,dal blues a dal gospel.
Il primo boom del genere avvenne durante la Guerra, e alcune piccole case discografiche trovarono uno spazio nel mercato proprio grazie alla carenza di dischi.
Il merito del suo successo va equamente ripartito fra le piccole attivissime etichette indipendenti (indies) e le stazioni discografiche che martellarono la gioventu' americana sia bianca che nera col ritmo e le urla dei cantanti di colore.
Negli anni 60 tramonta il R&B; e la musica nera diventa Soul.
La musica dell'anima nasce dal R&B;, fonde le sonorità blues e gospel ma li unisce al pop, dando vita a una musica densa, calda e orecchiabile.
Il soul fu il risultato della commercializzazione del rhythm and blues legato agli interessi delle case discografiche, sempre più rivolto al pubblico bianco.
Il soul rimane una musica profondamente nera ma più legata al mercato e al music business.
Tutti questi stili di soul, dominavano le classifiche di musica nera negli anni 60 e spesso venivano proposte anche nelle classifiche pop e rock.
Nonostante questo il soul rimane uno dei fondamenti della musica moderna, confermando ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, la grande influenza avuta dalla musica afro americana su tutta la musica mondiale.
Gli artisti: Sam Cooke (seconda foto), The Four Tops, Aretha Franklin, Marvin Gaye (terza foto), Janis Joplin, Wilson Pickett, Otis Redding (prima foto), Sam & Dave, Sly & the Family Stone, The Supremes, The Temptations, Stevie Wonder.
Il termine nasce negli anni 50 nel jazz per indicare una musica dura con riff ripetitivi e un ritmo incalzante.
Diventa un genere quando nel 1966 James Brown incide Papa's Got a Brand New Bag.
Il padre del funk è senz'altro George Clinton che con i suoi gruppi Parliament e Funkadelic suona una musica con il basso accentuato al massimo, riff di chitarra sincopati, sezioni di fiati, con assoli e spazio ai brani strumentali.
Una musica da ballare che andrà a confluire nella Disco.
Le influenze funky del soul e della disco nel jazz hanno portato all' acid jazz, con gruppi come Jamiroquai e James Taylor Quartet.
Il funk nato come aggettivo per definire alcune caratteristiche musicali si è evoluto a genere autonomo negli anni settanta ed oggi è sostanzialmente tornato alla sua funzione di aggettivo, per caratterizzare alcuni generi come il già citato acid jazz, l'hip hop e il funk-rock.