La musicanova del vino trentino

Da Trentinowine

Confesso che la lettura delle cronache firmate dall’amico Massarello (qui e qui), questa mattina un po’ mi avevano preoccupato. Il suo afflato catastrofista mi aveva lasciato piuttosto perplesso. Ma poco fa, quando ho preso in mano il quotidiano L’Adige e ho letto l’articolo firmato da un giornalista autorevole ed equilibrato come Paolo Ghezzi, ho tirato non uno, ma due sospiri di sollievo. Ho capito che Massarello non era affatto andato fuori dal seminato. Almeno questa volta. Il taglio derisorio e dissacrante della prosa ghezziana ispirata dall’adunata dei vitivinicoli, avvenuta ieri sera a San Michele, fa il paio con le deluse e amareggiate cronache del nostro Massarello. Dunque, partiamo dalla didascalia delle foto pubblicate a corredo dell’articolo. Una ritrae l’assessore Mellarini e l’altra le teste d’uovo del potere cooperativo trentino. La trascrivo: “Un Mellarini finalmente libero da stampelle tra le tv, e sotto, Luca Rigotti, Elvio Fronza, Diego Schelfi, Adriano Orsi ed Enrico Zanoni, già stremati prima di sentire i fluviali Scienza e Scrinzi”. L’attacco dell’articolo è già tutto un programma: “«Svolta epocale»: l’assessore Mellarini non ha paura di scomodare la storia per annunciare i risultati del lavoro di analisi e proposta svolto dalle due cabine del vino, svelati ieri sera. Cambia tutto? Rivoluzione? Boh, mah, chissà”. Andiamo avanti: “Le metafore mellariniane scivolano naturalmente dalla roccia all’asfalto alla botanica: conquistare i consumatori è un sesto grado, ma per l’enologia trentina si apre un’autostrada, se gli operatori non si chiuderanno nei loro orticelli”. E ancora: “Il resto è la solita ricetta: viva gli autoctoni, unità dei grandi e dei piccoli, istituzione di un servizio di enologia applicata a San Michele, con un centro studi autoctoni e il lancio di un concorso enologico provinciale. «Migliorare e promuovere il Pinot grigio trentino – raccomanda Mellarini – invece di quello delle Venezie, formato export Usa. E Trentodoc può vincere la partita con Franciacorta»”. Affascinato dalla filosofica relazione del professor Attilio Scienza, Ghezzi chiosa: “Bello, sulla carta: se non ci fossero le teste dei produttori e dei settori, tante e diverse”. E via di seguito, sino a concludere così: “Il marchio sfarfallante del Trentino dovrà accompagnare la nuova strategia «sinfonica» del comparto vitivinicolo provinciale. Sarà musica nuova?”. E allo stesso modo, concludo anch’io: conoscendo i suonatori e visto lo spartito, sarà davvero una musica nuova?

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