La narrativa per giovani adulti e i suoi lettori

Da Ilgiornaledeigiovanilettori

Di come il successo della narrativa per giovani adulti presso una generazione di lettori che ha ampiamente superato l’adolescenza stia infiammando il web e che cosa potrebbe accadere in futuro…

Come sapete, io ho più di trent’anni e leggo moltissimi libri scritti per bambini e ragazzi, per diversi motivi. Il primo è che la loro lettura fa parte del mio lavoro. Il secondo è che mi piacciono, nella forma e nei contenuti, e mi mettono in connessione con quella fase della mia vita durante la quale la lettura è stata una pratica continua e necessaria, vitale.

Volete sapere se ogni tanto mi sento in colpa perché non mi decido ad affrontare la lettura di Oliver Twist o I fratelli Karamazov, scegliendo piuttosto di sprofondare nell’ultimo di Marie- Aude Murail o David Almond? Ebbene sì, ma la sensazione di essere in difetto ha più a che fare con il non poter dedicare alla lettura tutto il tempo che vorrei, piuttosto che con l’importanza – per così dire – di ciò che leggo. Leggere un libro che potrò in seguito raccontare ad bambino o un ragazzo, cercando di trasmettergli la mia stessa passione, è un atto che per me è estremamente rilevante.

Ma non è detto che tutti i lettori che si accostano alla narrativa per ragazzi oggi si occupino di promozione della lettura. Altrove più che in Italia, negli Stati Uniti e Gran Bretagna in primis, leggere fiction categorizzata come Young Adult (YA) è una tendenza che sta scatenando accesi dibattiti di costume, che trovano spazio su riviste e siti anche non di settore.

Alla base di molte della prese di posizione di critici, giornalisti e scrittori per ragazzi americani e inglesi che vi riporterò di seguito, si trovano alcuni dati di una ricerca del 2012 sul consumo di letteratura per ragazzi nell’era digitale, Understanding the Children’s Book Consumer in the Digital Age. Qui potete visualizzare alcuni grafici con i dati della ricerca, mentre a questo link è disponibile una sintesi dei numeri più significativi che riguardano l’acquisto (e presumibilmente la lettura) di romanzi per giovani adulti. Da essi si evince che nel 2012, in USA e UK, più della metà degli acquirenti di fiction YA, rivolta a lettori fra i 12 e i 17 anni, aveva più di 18 anni e che la fascia più consistente di lettori, quelli fra i 30 e i 44 anni, li ha acquistati prevalentemente per sé e non per regalarli a qualcuno dell’”età giusta”.

In Italia mi pare che non esista una ricerca paragonabile a questa, ma l’orientamento verso una “infantilizzazione” nei gusti del pubblico adulto è stata comunque rilevata da tempo dagli addetti del settore, e osservata con criticità da attori autorevoli come la rivista Liber, che fra il 2011 e il 2012 ha dedicato al genere “crossover”, cosiddetto perché attraversa generi e fasce di età diverse, diversi articoli sul numero 94  e un convegno, e dall’associazione culturale Hamelin, che ha analizzato differenti sfumature dell’appropriazione dell’immaginario infantile da parte degli adulti (qui un estratto dal numero della rivista intitolato Nuovi tabù: l’infanzia).

È invece iniziata molto di recente – nel mese di giugno scorso – la disputa on-line sul fatto che gli adulti che leggono narrativa per ragazzi debbano sentirsi imbarazzati o meno per le proprie scelte. È stata la scrittrice Ruth Graham a lanciare sulle pagine del magazine Slade una sonora provocazione, con un articolo intitolato espressamente Contro i giovani adulti (i libri, non le persone). L’accusa ai lettori maturi che si lasciano sedurre dai fenomeni letterari divenuti di massa come Colpa delle stelle e Hunger Games, è quella di indulgere in una forma di “evasione, gratificazione momentanea e nostalgia”, piuttosto che ricercare la complessità di visioni trasmesse dalla letteratura per adulti.

Fa da contraltare alla posizione di Graham, contro la quale si sono scatenate decine di risposte di lettori infuriati – cercate “adults reading YA” su Google e troverete un sacco di articoli gustosi – un atteggiamento di assoluta devozione al genere da parte di molti fedelissimi . Se ne confessa “dipende” la scrittrice Jen Doll in un articolo apparso sul New York magazine lo scorso ottobre e ripubblicato on-line, nel quale l’autrice traccia anche una mappa del fenomeno, citando interessanti iniziative in terra americana, come i gruppi di lettura composti da adulti che leggono narrativa per adolescenti e ragazzi e la campagna dell’editore Scholastic Inc. I Read YA.

I motivi principali dell’affezione verso tali romanzi? La natura estremamente gradevole e consolante di storie i cui protagonisti hanno (ancora) l’opportunità di fare scelte importanti e hanno di fronte a loro la possibilità che le cose possano cambiare in meglio, nonostante le avversità. Due atteggiamenti che diventando grandi è tristemente difficile conservare.

È ciò che afferma anche lo scrittore italiano Sandrone Dazieri, quanto su Liber 94 scrive: “un crossover non potrà mai avere la complessità del romanzo letterario per adulti, e dovrà in qualche modo reggersi su codici comprensibili al target più ampio. […] Non solo, ma il crossover, avendo come target principale l’età del mutamento, tinge tutto di tinte fortissime. L’amore è sempre travolgente, il tradimento sempre efferato, il male irreparabile: manca cioè del cinismo adulto, e ciò lo rende addictive (significa che dà dipendenza, che tira dentro come una droga), per chi accetta il gioco.”

Di fatto, le autrici ai due poli del dibattito sui media americani sembrano concordare sul fatto che il fascino della letteratura per giovani adulti ha molto a che fare sia con un richiamo nostalgico che con il piacevole senso di evasione e coinvolgimento che essa trasmette, e il disaccordo è se attribuire a questo piacere un valore o un disvalore.

In risposta alla disputa, in Inghilterra c’è chi sostiene che qualunque pratica possa servire a riaffermare che leggere è un’attività cool al pari di giocare ai videogiochi e guardare serie televisive di culto vada incoraggiata, e quindi ben venga la lettura da parte di adulti di romanzo per ragazzi, se essa genera consenso anche presso i lettori più giovani. È questa l’opinione della scrittrice Malorie Blackman, così come espressa in un articolo apparso sul Guardian.

L’autrice, insignita del prestigioso titolo di Waterstones Children’s Laureate, ha promosso e diretto nel mese di luglio scorso la prima convention del Regno Unito esclusivamente dedicata alla letteratura per giovani adulti (Young Adult Literature Convention), alla presenza di oltre cinquanta autori (qui potete leggerne un resoconto degli incontri da parte della blogger inglese Megan Quibell e farvi un’idea).

Dal mio punto di vista, concordo con chi sostiene che per promuovere la lettura essa debba trovare una collocazione fra i passatempi più popolari. Di conseguenza non sono d’accordo con lo stigmatizzare una forma di letteratura di evasione, come può essere per alcuni adulti la fiction YA, piuttosto che un’altra, come la narrativa di genere thriller o fantasy.

D’altro canto però non sono convinta che sia tutto oro ciò che è letteratura per ragazzi, anzi… il successo di massa di un certo titolo o una certa categoria di libri è spesso sintomo che il mercato ci ha messo lo zampino, con esiti da guardare con attenzione e un pizzico di diffidenza.

Se la domanda di libri per giovani adulti con caratteristiche accattivanti per un pubblico intergenerazionale aumenta, aumenterà anche l’offerta, ma in che modo? Di fronte ad una proposta più ampia, non sarà forse più difficile distinguere ciò che vale da ciò che invece no? E non finiranno per influire sulle scelte dei lettori fattori che meno hanno a che fare con la letterarietà e più con il marketing? Le mie domande non svelano nulla di nuovo, ma permettetemi comunque alcune osservazioni su cose che stanno già accadendo o potrebbero accadere nel rapporto fra libri per ragazzi e lettori adulti.

Un interessante articolo pubblicato pochi giorni fa sulle pagine on-line del New Yorker (e condiviso sui social network dalla collega Barbara, che ringrazio per lo spunto) mostra l’immagine perturbante della copertina di una nuova edizione di La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, che andrà in stampa per i tipi di Penguin UK.

L’immagine fotografica di una bambina evidentemente privata della freschezza della sua infanzia e conciata come una bambola, ricoperta di trucco e accessori rosa, non solo ha poco a che fare con i personaggi e la storia di Dahl, ma è una evidente trappola per il pubblico adulto. Questa copertina, suggerisce l’autrice dell’articolo, non sarà forse l’esempio di un nuovo trend, quello di ricoprire con una veste più matura libri scritti per i bambini – nemmeno adolescenti, in questo caso – per allettare gli acquirenti adulti?

Un altro fenomeno editoriale a mio avviso sconcertante, ma per il momento tutto afferente il mercato anglosassone, è la nascita della narrativa new adult, ovvero la versione appena più cresciuta e matura di quella young adult: storie di ragazzi e ragazze all’università e non più studenti delle superiori, ma ancora alle prese con percorsi di crescita, con le prime difficoltà della vita indipendente e la sperimentazione di una sessualità più esplicita, a metà strada fra il romanticismo adolescenziale e l’erotismo di Cinquanta sfumature di grigio. Questa corrente, nata evidentemente per attirare gli stessi adulti già convinti fruitori di prodotti per giovani adulti, pare abbia trovato terreno fertile dapprima nel self publishing e poi nella crescente diffusione degli e-book, strumento prediletto da molti lettori per il consumo di prodotti di evasione, economici e a portata di click.

A questo punto mi torna in mente la “leggendaria” genesi di Cinquanta sfumature di grigio, apparso prima come fan-fiction a sfondo sessuale ispirata alla saga urban fantasy per eccellenza, Twilight, e poi assurto a romanzo capostipite di un filone che ha generato cloni belli e brutti. E penso a come si possano generare profitti manipolando la veste di un libro, confezionando intorno ad esso un nuovo genere di moda, conquistando nuovi destinatari se quelli d’elezione non bastano più, senza preoccuparsi del contenuto né della forma.

Cosa potrà impedire che nell’editoria, come già accade nel mondo della musica, del cinema e delle serie televisive, il libro non perda il suo statuto di creazione finita e risolta e, grazie ad un supporto fluido come l’e-book, si apra a contenuti speciali e versioni estese adatti a questo o quel mercato, a questa o quell’audience? Tanto per fare un esempio, perché oltre ad un Twilight più spinto, non averne anche uno più violento, per lettori in cerca di emozioni forti, o uno più corto, per lettori pigri?

Speriamo che la narrativa per giovani e nuovi adulti e quella crossover, che per sua vocazione già travalica le barriere di genere e di audience, non diventi oggetto di una tale manipolazione selvaggia.

Chiudo con un invito a proseguire la discussione nei commenti. Voi adulti che leggete questo blog e sarete come me avidi lettori di libri per ragazzi, perché li leggete e come vi sentite nel leggerli? Qual è il vostro preferito? Quale consigliereste a un adolescente e quale ad un vostro coetaneo? Scrivetemi!


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