Il Plutonio-238 produce calore decadendo e può essere utilizzato nei sistemi di propulsione o produzione energetica dei sistemi spaziali. Il nuovo campione di plutonio-238 sarà analizzato per purezza chimica e qualità del contenuto isotopico. Era dal momento che il Savannah River Plant in Carolina del Sud ha cessato produzione di questo materiale alla fine del 1980 che non avveniva una produzione completa di plutonio-238.
«Una volta automatizzato il processo, la nazione avrà una capacità a lungo raggio per la produzione di sistemi di alimentazione radioisotopi come quelli utilizzati dalla NASA per l’esplorazione dello spazio profondo», afferma Bob Wham, che guida il progetto per la sicurezza nucleare dell’Isotope Technology Division Laboratory.
Il successo di Wham e dei suoi ingegneri arriva due anni dopo che la NASA ha deciso di finanziare la ricerca con 15$ milioni. Al momento ci sono solo 35 chilogrammi di plutonio-238 destinati alle missioni della NASA, e solo la metà di questa fornitura rispetta le specifiche per il suo utilizzo. Questo è sufficiente per alimentare due o tre delle missioni NASA previste per la metà degli anni 2020. Fortunatamente, il materiale aggiuntivo che sarà prodotto presso ORNL può essere miscelato con la parte esistente che non soddisfa le specifiche per aumentare il materiale utilizzabile.
Con la continuità dei finanziamenti della NASA, il Dipartimento dell’Energia dell’Oak Ridge e l’Idaho Laboratori Nazionali potrà garantire che le esigenze della NASA siano soddisfatte, inizialmente con la produzione di 300 a 400 grammi di materiale ogni anno e poi, attraverso processi di automazione e scale-up, con una media produttiva di 1,5 chilogrammi all’anno. «Con questa produzione iniziale di plutonio 238 ossido, abbiamo dimostrato che il nostro processo funziona e siamo pronti a passare alla fase successiva della missione», ha detto Wham.
La prossima missione NASA che si ritiene possa utilizzare un generatore di radioisotopi termoelettrico è il Mars Rover 2020, il cui lancio è previsto per il luglio di quell’anno. La missione cerca segni di vita su Marte e metterà alla prova la tecnologia per l’esplorazione umana raccogliendo campioni di rocce e terreno che dovrebbe riportare sulla Terra.
Fonte: Media INAF | Scritto da Redazione Media Inaf