La natura dell'anatra iridescente

Creato il 24 luglio 2013 da Gigionaz
Dove si parla anche di malnati piccioni e di gabbiani impertinenti. Dove si farà la conoscenza di Giuseppe l'airone e si trarranno conclusioni politicamente scorrette.
Oggi ho visto un volo di anatre mentre tornavo a casa in scooter. Costeggiavo il canale della Lagora, nel tratto che, dall'Arsenale Militare, porta al mare.
Il canale della Lagora, o semplicemente il/la Lagora, è il nervo un tempo davvero puzzolente della Spezia. Io lo vedo da più di 50 anni, oramai, e vi potrei raccontare storie a decine sui topacci che vi vivono.
Ricordo i tempi del liceo. Mi alzavo sempre dieci minuti troppo tardi e, anche se ero giovane e veloce, quando arrivavo alla Lagora rallentavo. L'acqua nera saltellava tra sasso e sasso, proprio come avrebbe fatto dovunque, e mi aspettavo di vedere un pesciolino. Volevo vedere un pesciolino, ma potevo solo contare i talponi a quintali.
Alla Profe di Latino, di Lettere Italiane e di Corretta Weltanschauung , avrei dovuto raccontare che differivo l'entrata per speranze frustrate e per ricordi, e forse l'avrei scampata. Ma invece, ignaro, restavo zitto e finivo dal Preside.

Il Lagora, dunque, fa parte dei miei miti giovanili, radici costanti di mitopoiesis.
Adesso che, dopo varie e lunghe peregrinazioni, sono tornato a vivere quasi sulle sue sponde, mi tocca di averci a che fare, ahimè, con gli occhi della modernità sfigata.
Nel Lagora oggi vivono muggini a sacchi, anche se, di tanto in tanto, tirano le cuoia.

Ed è un piacere guardare i branchi che nuotano controcorrente, oggi che non ho più da correre per la lezione di latino e posso gettare lo sguardo al di là dei muraglioni, quando mi fermo ai semafori. I muggini c'erano anche ai tempi, ma solo tra il liceo e il mare e non mi era permesso di sbirciarli, pena l'inemendabilità del ritardo. Erano presenti, se ricordo bene, solo dopo le piene che pulivano un po' le acque ed il fondo. Oggi sono ben ambientati e c'è sempre qualche rumeno o maghrebino che prova a pescarli da uno dei ponti.
Qualche anno fa, quando d'inverno passavo in scooter con la mia piccola dietro, ci capitava sempre di vedere un airone cinerino. Un maschio, avevamo arbitrariamente deciso, di nome Giuseppe. La presenza della mia bambina aveva prodotto un ritorno di poesia, trasformatasi per età mia e per volitività della piccola, in nomotetìa.  Bello, Giuseppe, che al nostro passaggio talvolta apriva le ali e volava sulle mura militari in tutta la sua pulizia. 

Anche, sono presenti lungo il corso delle acque ormai non più puzzolenti molte folaghe e/o gallinelle d'acqua. E merli e civette. E topi, e piccioni e gabbiani. 
Gli  ultimi tre sono presentissimi anche tra le case della città, poco lontane dal Lagora. Ci sono sere che le urla dei gabbiani in amore continuano sino alle due di notte, sui tetti dove hanno iniziato a fare i loro nidi. E alcune volte i gabbiani reali si alzano in volo come fantasmi bianchi, nelle notti senza luna, urlando come degli ossessi, tanto da svegliarti o da accompagnarti nel primo sonno.
Dei piccioni non dico, che tutti conosceranno il loro nidificare da gennaio a dicembre per l'eccesso di cibo.
Oggi, però, ho visto una cosa che non mi sarei mai immaginata. Un volo di germani proprio sopra il Lagora. Un volo di anatre, oleografico nella sua perfezione, proprio da dipinto da mettere sopra il caminetto, se sei un cacciatore.

Quello che io deduco è sillogisticamente dichiarato qui di seguito: 1) il Lagora per anni ha portato a mare tonnellate di inquinanti industriali e cittadini, tanto che il Golfo della Spezia, oggi, è tappezzato di milioni di metri cubi di fanghi impregnati di metalli pesanti e di residui oleosi. 2) gli animali, maestri di vita secondo natura, seguono il bene per istinto, non elaborando cultura speculativa e creativa. 3) dovrò dolorosamente abbandonare l'idea di mettere a coltivazione i due ettari che possiedo sui monti, tra cervi, zecche e caprioli, e mettermi a seguire le indicazioni che mi arrivano da aironi, germani e piccioni, 
e dichiarare che l'immagine qui sotto, ormai è stato dimostrato, è un fotomontaggio disonesto


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