Le motivazioni della sentenza Tempus venit demoliscono la tesi difensiva, secondo cui sia i Raso che i Tropiano sono mere vittime, estranei alla mentalità ndranghetista e intimoriti dalla richieste e minacce subìte. Così la dr.essa Bompieri:
“ La concezione che i Raso e invero gli stessi Tropiano hanno del proprio ruolo e della piega che le trattative possono prendere, si svela già il 30 luglio: investito a pieno titolo della funzione di mediatore con il compito di individuare gli estorsori e condurre le trattative, Michele Raso, appena identificato l’estorsore (nell’interrogatorio al Pm, Michele dirà che era stato suo fratello Salvatore, quello assassinato il 17 settembre 2011 a san Giorgio Morgeto in contrada Sant Eusebia, ad identificare Facchinieri, ndr) e ancor prima di incontrarlo per la prima volta, ricorda ai Tropiano che, in ogni caso, c’è “un codice” da rispettare. Più precisamente, riferisce la condivisione di questo codice a un non meglio definito “noi”.
Ecco l’intercettazione:
“ ……noi abbiamo un codice… su questo lavoro ti dico Romeo (un fratello Tropiano, ndr) a me devi dare … … sopra lo scavo ..… al getto me ne dai tanto …. se il lavoro e di 200 mila euro a me devi dare 10 mila euro …..”
Esprimendosi in questa maniera, che vuol dire Michele Raso? Quale risultato vuole ottenere da Romeo Tropiano? Ecco la conclusione della sentenza: “riconducendo questo codice ad un patrimonio comune e condiviso in un certo ambito e, ricordandolo ai Tropiano, rafforzando in loro il già esistente atteggiamento di possibile cedimento alle richieste estorsive, … immediatamente la preoccupazione di Romeo diventa l’individuazione del soggetto a cui consegnare il denaro.”
Ecco l’intercettazione:
Tropiano Romeo: “e a chi li diamo?”
Raso Michele: “solo lui lo sa… lui non vuole che si dice…”
E, alcuni giorni dopo, confidandosi con amici, Giuseppe Tropiano, certo del fatto che “è gente che conosciamo perchè non si vogliono far vedere capito?”, cercava di trovare una soluzione al dilemma relativo alle modalità attraverso cui effettuare il pagamento, in mancanza di incontri: “Se non si vogliono fare vedere come pensano di risolvere questa cosa … un milione di euro come te li do? Lascio delle tracce dappertutto…cosa ti faccio un bonifico?”
Prosegue la sentenza: “Due aspetti, che emergono dai dialoghi intercettati, meritano di essere evidenziati. La prima è già stata accennata: esiste, condivisa nell’ambiente comune ai RASO e ai TROPIANO, una sorta di ”regola” circa la spartizione di proventi di attività imprenditoriali. E’ significativo che, in una conversazione intercettata, parlando con Tropiano Giuseppe dell’omicidio di Raso Salvatore, un loro conoscente commentasse:
“ah si è … Peppe io per queste cose non mi dispiace tutti possiamo avere bisogno ma uno va civilmente e bussa penso che nessuno gli dice di no …ma no in questa maniera dai, poi pure pretese hai ? …”.
Insomma l’anonimo esprime disapprovazione non per l’omicidio, ma per il fatto che sia stato commesso mentre la “trattativa” gestita dai Raso era in corso. Insomma una semplice infrazione al galateo, all’etichetta. Conclude la sentenza: “ allora, ben si può affermare che i Tropiano, i Raso, e il loro ambiente percepivano la richiesta di partecipazione al profitto derivante dal lucroso affare dei primi, da parte di soggetti estranei all’affare stesso, allo stesso modo e, precisamente, come un fatto possibile;
la richiesta estorsiva non è accolta dai Tropiano e dai Raso con lo stupore intimorito di chi è colto di sorpresa da un fatto inaspettato, imprevisto e imprevedibile, dai contorni completamente sconosciuti, come in qualsiasi episodio estorsivo; i commenti e le valutazioni riguardano, piuttosto, il “come” la richiesta è avanzata e il “come” essa debba essere affrontata e gestita; la circostanza è ricondotta a qualcosa di “naturale” e, proprio per la sussistenza di certe regole e per l’evidente condivisione delle stesse tra i protagonisti, tutti concordano con il fatto che “ciò che è dovuto, è dovuto”: tanto che basta “chiederlo”. Sicché l’aspetto che, dopo l’omicidio di Raso Salvatore, un loro conoscente ritiene censurabile (ma lo stesso disappunto si evince anche dai dialoghi tra i fratello Tropiano, già a seguito dell’esplosione dei colpi a San Giorgio Morgeto) è la modalità attraverso cui la vicenda è stata portata avanti:
“uno va civilmente e bussa penso che nessuno gli dice di no …ma no in questa maniera dai”. (roberto mancini)