E’ necessaria però una premessa: chi scrive non è ideologicamente statalista (quindi comunista, socialista, populista, corporativista o fascista) e neppure filo-capitalista (quindi liberale, neo-liberale, libertariano o anarco-capitalista). Chi scrive ha scritto un modesto trattato politico, Libertà Indefinita, il cui scopo è quello di proporre un sistema che fornisca agli individui il massimo potere possibile, quindi la massima e ottimale distribuzione del potere. Questo per farvi capire che sono ostile a qualsiasi eccessiva concentrazione del potere sia statalista che capitalista. Concentrazione del potere che inevitabilmente porta qualcuno, definibile tranquillamente come parassita, ad ottenere dei pasti gratis sulle spalle degli altri, sia nello statalismo che nel capitalismo (eh si).
Seconda premessa: capitalismo ed economia di mercato non sono assolutamente la stessa cosa. Anche se il dibattito politico ed economico ci ha abituato a considerare il capitalismo e l’economia di mercato come identici e di conseguenza a considerare i nemici dell’uno come i nemici dell’altro, non è assolutamente così. E’ vero, viviamo in una economia di mercato basata sul capitale privato, ma il mercato esisterebbe anche senza la fossilizzazione della ricchezza, cioè senza il capitale. Ad esempio, immaginate chi vende semplicemente il suo lavoro come un decoratore o un qualsiasi professionista, esso si può gettare nel mercato semplicemente vendendo il suo tempo, il suo lavoro e l’economia di mercato funzionerebbe anche senza capitale, regolando il prezzo del tempo di ogni lavoratore. Il capitale fornisce, invece, un vantaggio a chi lo possiede potenziando il valore del proprio lavoro (il capitalista guadagna molto di più di quanto effettivamente merita grazie al fatto di possedere una rendita sul proprio capitale), quindi meno è rilevante il capitale in economia più paradossalmente l’economia di mercato funziona al meglio senza distorsioni e come dimostrato da Piketty, le epoche di maggior crescita sono quelle in cui il capitale conta di meno, invece le epoche di crisi sono quelle in cui il peso del capitale è più schiacciante. Su questo punto possiamo parlarne per giorni, ma la mia seconda premessa è in sintesi: non confondete economia di mercato con capitale, sono due cose distinte. Io sono favorevole al primo, meno all’eccesso del secondo.
Fatte queste doverose premesse passiamo alla riflessione di oggi sul capitalismo. Tre fatti mi hanno spinto a scrivere questo articolo:
3) Il buco di Onitsha: per chi non lo sapesse, questo buco è la massima rappresentazione della paradossalità del capitalismo. Il giornalista polacco Ryszard Kapuscinski nel suo libro Ebano, descrive l’esistenza a Onitsha, in Nigeria, di un buco sulla strada principale. Questo buco inevitabilmente danneggiava il mezzo di chi passava che così era costretto ad essere salvato, il suo mezzo riparato, doveva passare la serata nel paese in attesa della riparazioni, attorno a questo buco si era quindi creata tutta una economia che era dipendente dall’esistenza del buco quindi un male che creava economia ed infatti gli abitanti si sono sempre rifiutati di ripararlo. Anche Charlie Chaplin nel film il Monello, fa rompere i vetri al suo ragazzino per poi andarli a riparare. Questo vuol dire che il capitalismo oltre che della scarsità, ha bisogno del danno, del problema, della malattia. Per funzionare il capitalismo ha bisogno del male. Quindi, una ulteriore perversione, un sistema che non vuole soluzione, irrimediabilmente in crisi.
Questi tre punti mi hanno spinto a lanciare questa riflessione. Il capitalismo è un sistema che ha funzionato abbastanza bene in situazioni come abbiamo vissuto fino ad ora, in situazioni di scarsità. Il capitalismo è il regime economico probabilmente ideale nel gestire la scarsità. Ma ora si sta sviluppando una singolarità storica, economica, politica e sociale cioè l’avvento dell’abbondanza. Tutto è in cronica sovrapproduzione dai servizi, ai prodotti, agli immobili ma il regime capitalista, appunto basato sulla scarsità, sta dimostrando di essere incapace a distribuire l’abbondanza. E questo care lettrici e lettori, è il punto fondamentale del nostro secolo: il capitalismo è totalmente inadeguato nel gestire e distribuire l’abbondanza. Scrivetevelo da qualche parte, perché questa sarà la problematica costante di questa transazione post-capitalista. Attualmente riesce parzialmente a sopravvivere perché diversi settori sono bloccati, altrimenti l’abbondanza avrebbe fatto crollare l’intero sistema: pensiamo alle malattie, dove le case farmaceutiche hanno sicuramente molte cure a diverse malattie; oppure pensiamo al settore petrolifero, è praticamente ovvio che esistano sistemi per creare energia pulita e a bassa costo, ma se crollasse questo settore finiremmo immediatamente in una crisi enorme. O pensiamo anche a tanti altri settori esistenti che potrebbero essere eliminati o fortemente ridimensionati con semplici migliorie organizzative come i notai, i commercialisti, moltissimi dipendenti statali e via dicendo. La nostra civiltà attualmente potrebbe liberare moltissima ricchezza e risolvere moltissimi problemi, ma non può, perché crollerebbe il regime dominante capitalista. Al tempo stesso, la deflazione tecnologica è, nonostante tutto, irrefrenabile e sta travolgendo diversi settori e la disoccupazione non potrà che crescere. Il sistema deve essere superato, altrimenti ci infileremo in un periodo di crisi costante senza via d’uscita. La riflessione che dovremmo iniziare è quindi questa: Come creare un sistema che sappia gestire l’abbondanza in una economia di mercato? Come creare un sistema post-capitalista evitando una eccessiva concentrazione di potere nelle mani dello stato? Per fortuna il socialismo reale è già storicamente avvenuto e ne siamo immunizzati, ora però dobbiamo superare il capitalismo per noi e per le future generazioni. Se questo articolo ti è piaciuto, non perderti Libertà Indefinita, un saggio sulla libertà e sulla legittimità di un sistema, il nostro, sempre più contestato dalla popolazione.
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Sono Giuseppe Cirillo alias Fenrir, l’autore di questo blog. Nei nostri articoli ci sforziamo di offrire un’angolazione e una visione diversa rispetto ai media di regime. Per qualsiasi domanda o per un’eventuale collaborazione contattami alla seguente mail: fenrir1489@gmail.com
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