Prima di ascoltare questo nuovo disco dei Negramaro ho cercato di fare tabula rasa del passato e dei pregiudizi intorno alla band e soprattutto del loro leader maximo Giuliano Sangiorgi. Il passato del gruppo ha riservato cose secondo me anche piuttosto valide, come i primi due album, mentre l’ultimo “La finestra” mi era sembrato troppo ambizioso e poco riuscito. Riguardo a Giuliano Sangiorgi, ultimamente si è montato un pochino la testa, è diventato un filo troppo egocentrico e megalomane, oltre al fatto che la visione del suo petto villoso che continua a mostrare con orgoglio è una immagine più shockante di qualunque film dell’orrore.
Cosa c’è all'interno di questa “Casa 69”? Il primo pezzo “Io non lascio traccia” nonostante il titolo sia una dichiarazione d’intenti ha il tiro giusto, è un pezzo nervoso come “Mentre tutto scorre” e convince, merito soprattutto delle chitarre copiate dai Radiohead periodo “The Bends”.
Il singolo “Sing-hiozzo” ha un’andatura Muse, ma il ritornello con le solite parole sole cuore amore Giuliano ce lo potevi anche respirare, ok?
“Se un giorno mai” ha qualche sonorità vagamente electro, vagamente Radiohead periodo elettronico. Vagamente, eh.“Dopo di me” ha un andamento rock e un ottimo ritornello sangiorgiano (questa è l’unica occasione in cui l’aggettivo assume un valore vagamente positivo). Il pezzo che preferisco dell’album (e non è certo ‘sto capolavoro…)
“Basta così” parte con un preoccupante piano da ballata lagnosa, e l’ospitata di Elisa non è certo d’aiuto. Sembra una “Ti vorrei sollevare” parte II e io già quel pezzo non l’avevo ben digerito. Qui le cose vanno leggeramente meglio ma la traccia è comunque da “skip”. Basta così? Purtroppo non siamo neanche alla metà.“Voglio molto di più” e “Manchi” sono Negramaro al 100%, fate voi se è una cosa positiva o meno.Il brano che dà il titolo all’album “Casa 69” è la classica riflessione esistenziale siangiorgiana sul tempo che passa. Sa anche questa di già sentito e il testo che si segnala per una volgarità riuscita:
Questi anni di merdasono un livido appena
e un’altra decisamente meno:
È la vita che passaè il tuo culo che trema
“Apollo 11” è una ballata spaziale che perlomeno varia leggermente il menu, mentre “Luna” continua sulla linea della tematica sci-fi: Giuliano sfoggia addirittura una parlantina veloce quasi rappata che mi ha ricordato O Zulù dei 99 Posse (?!?!).Chiude un brano dedicato a Mia Martini, anche se non si sa bene cosa centrino i Negramaro con lei. Scusa Mimì, canta Giuliano, ma forse dovrebbe estendere le sue scuse a tutti gli ascoltatori per averci fatto sopportare questi quasi 80 minuti ripeto 80 minuti! di suoi deliri personali.
Dal canto mio mi sembra un album con una buona cura nei suoni, ma allo stesso tempo non rappresenta alcuna vera novità rispetto al solito Negramaro style e, soprattutto, a livello compositivo i livelli dei primi 2 album sono molto lontani.E poi 16 canzoni + 2 bonus tracks fondamentalmente tutte più o meno simili e tutte con Giuliano che più o meno urla come un pazzo indemoniato credo risultino sfiancanti per chiunque. Fosse durato molto meno, diciamo la metà, avrebbe fatto una figura migliore; così è davvero una maratona cui si arriva alla fine con un’ubriacatura da Negramaro di quelle che non ti mettono di buon umore, bensì ti fanno sprofondare nella tristezza e il mattino dopo ti fanno svegliare con un gran mal di testa. Questa è la negramara verità.(voto 4)