La Nigeria sembra non trovare pace. Questa mattina nel nord est del Paese, l’ennesimo attentato terroristico ha scosso lo stato dello Yobe, nord-est della Repubblica Federale
Un tizio travestito da studente, ha varcato le soglie di una scuola e ha atteso l’appello, momento ideale con la più alta concentrazione di alunni nello stesso luogo. Dopodiché si è fatto esplodere
Non sono ancora chiari nè i numeri delle vittime, nè l’identità dell’attentatore. Ad ora il numero dei ragazzi morti ammonterebbe a 48, con un’altra settantina di feriti, alcuni gravi. Questo ha riferito il portavoce della polizia Emmanuel Ojukwu a Xinhua, contestato e preso a sassate da genitori disperati insieme ad altre forze armate accorse sul posto.
L’attacco non è ancora stato rivendicato, ma la zona è costantemente vittima di pressioni e atti sovversivi della cellula jihadista terroristica Boko Haram. Appare quasi scontata la collocazione dell’attentato all’organizzazione.
Uno dei bersagli prediletti da Boko Haram sarebbero proprio le scuole: simbolo dell’occidentalizzazione dell’educazione in Nigeria, a discapito di un insegnamento dedito al Corano e alla Shari’a. La traduzione di Boko Haram è proprio: l’educazione occidentale è peccato.
Senza un riscontro ufficiale, sarebbe deontologicamente errato attribuire tale attentato a Boko Haram, ma considerata la situazione critica che affligge la Nigeria e le rivendicazione spesso postume del gruppo fondamentalista, sarebbe altrettanto sbagliato non approfondire il tema con una certa connessione logica.
Boko Haram è noto sopratutto per il rapimento delle 219 studentesse cristiane avvenuto nel 14 aprile del 2014 nella città di Chibok.
Tale sequestro risvegliò indignò la coscienza occidentale, che attuò la campagna di sensibilizzazione #bringbackourgirls, coinvolgendo gente comune e celebrità di tutto il mondo. Compreso Michelle Obama.
La crociata jihadista – fusa con ingenti motivazione economiche – continua, nonostante il cono d’ombra mediatico divampato dall’espansione dell’Is in Medioriente e la diffusione del virus Ebola in Guinea, Sierra Leone e Liberia.
Intanto alcune forze locali hanno deciso di prendere le armi contro i fondamentalisti, dando vita a battaglie urbane e atti di notevole brutalità.
Detto questo esponiamo cronologicamente, a fini chiarificatori, gli eventi che hanno scandito l’ultimo mese e mezzo, fino al cruciale 24 settembre.
6 novembre 2014. Vengono decapitate, impalate e portate in giro per la città le teste di 41 membri di Boko Haram. I ribelli erano stati precedente stanati e uccisi da una milizia locale in una loro roccaforte nel Borno, nord-est del Paese.
3 novembre. Nello Stato di Kogi viene attaccata una prigione in cui evadono 132 prigionieri: uno muore, 8 vengono catturati e 4 si consegnano alla polizia. I rimanenti riescono a fuggire. Secondo le autorità molti evasi sarebbero combattenti di Boko Haram.
Nello stesso giorno le agenzie parlano di un attacco anti-sciita a Potiskum, nello stato di Yobe (lo stesso dell’attacco di quest’oggi). Un kamikaze si fa esplodere durante una processione, periscono 15 persone e altre 50 rimangono ferite.
1 novembre. Boko Haram tramite comunicato video annuncia la conversione e le nozze con propri combattenti delle 219 liceali rapite nell’aprile scorso.. Nel Nel video messaggio il gruppo fondamentalista rivendica la detenzione di un ostaggio tedesco, di 3o adolescenti e 60 ragazze rapite il 23 ottobre.
Viene stracciata ogni speranza di trattativa di cessate il fuoco, intrapresa giorni prima, tra Governo e Boko Haram.
31 ottobre. A Gombe, epicentro dell’insurrezione jihadista, tre bombe esplodono in una stazione molto affollata di mini bus. Muoiono 23 persone. Secondo alcuni testimoni tre uomini avrebbero lasciato in punti diversi tre valigette 24 ore piene di esplosivo.
30 ottobre. Gli attivisti dei diritti umani di tutto il mondo tengono gli occhi puntati sul caso della 14 enne Wasila Tasi’u: la “sposa bambina” che uccise il marito di 35 anni a nord della Nigeria, regione a maggioranza mussulmana. Wasilia rischia la pena di morte.
28 ottobre. Vengono rapiti nel delta del Niger 6 impiegati locali Agip. Durante l’attacco 4 poliziotti a guardia dello stabilimento vengono uccisi da uomini a bordo di fuoristrada. Tale zona rappresenta una delle aree petrolifere più importanti al mondo, capace di fornire energia a molti paesi industrializzati.
27 ottobre. Quattro uomini armati entrano in azione nei pressi di Sagamu (Stato di Ogun) e uccidono un tedesco, rapendone un secondo. Alcuni giorni dopo Boko Haram rivendicherà la detenzione dell’ostaggio.
26 ottobre. Il Capo villaggio di Mafa,ancora nord-est del Paese annuncia il rapimento di 30 adolescenti dai 11 anni in su. Il sequestro sarà rivendicato da Boko Haram il primo novembre.
In Camerun l’esercito uccide 39 membri di Boko Haram. Negli scontri periscono anche 4 profughi nigeriani.
23 ottobre. Regione di Adamawa – nord est del paese – controllata dai ribelli di Boko Haram. Un centinaio di jihadisti fanno incursione in due villaggi, uccidono 2 uomini, bruciano case e negozi e rapiscono 60 ragazze.
L’attacco mina seriamente le trattative di tregua tra gli stessi e il Governo intraprese da alcuni giorni.
Nello stesso giorno è di almeno 5 morti e una dozzina di feriti il bilancio dell’esplosione di un ordigno in una stazione di autobus presso Azare, nord della Nigeria.
18 ottobre. Fra Speranze e dubbi, dichiarazioni e smentite, si parla di un accordo di cessate il fuoco fra l’esercito nigeriano e Boko Haram.
Incerte le sorti delle oltre 219 ragazze rapite ad aprile. Il Capo di Stato maggiore e la Presidenza annunciano accordi sul rilascio, mentre servizi segreti e fonti interne frenano e quasi smentiscono.
17 ottobre. Oltre il confine dell’estremo nord nigeriano, in Camerun, l’esercito uccide 107 fondamentalisti di Boko Haram. Nello scontro, avvenuto nei pressi della frontiera, muoiono anche 8 militari camerunensi. Non sono rari gli sconfinamenti delle incursioni dei jihadisti con armi pesanti e blindati in Camerun,Niger e Ciad.
11 ottobre. Sempre Camerun viene annunciata la liberazione di 27 ostaggi tra cinesi e cittadini camerunensi rapiti a maggio e a luglio a Waza e a kolofata nel nord del Paese, al confine con la Nigeria.
Ad annunciarlo è il presidente Paul Biva, e tra i sequestri era presente anche la moglie del vice-premier.
I rapimenti erano stati attribuiti dalle autorità appunto al gruppo integralista nigeriano.
7 ottobre. Nello stato del Borno – nord est del Paese – Boko Haram decapita 7 persone.Negli ultimi mesi sono frequenti le rappresaglie dei fondamentalisti in villaggi in cui abiterebbero parenti di miliziani avversari.
24 settembre 2014. L’esercito nigeriano conferma la morte di Abubakar Shekau, comandante capo dei jihadisti islamici Boko Haram.La notizia era stata annunciata pochi giorni prima dall’esercito camerunense. Questa è la prima volta in cui le autorità nigeriane confermano la morte di Shekau. Il fondamentalista sarebbe morto in uno scontro a fuoco con militari nigeriani nell’estremo nord-est del paese.