La Nikkatsu compie cent'anni (日活100周年を迎える)
Creato il 03 gennaio 2012 da Makoto
@makotoster
Se quella giapponese è stata lapiù importante cinematografia asiatica, in grado di competere sul piano dellaqualità col cinema dei maggiori paesi occidentali, lo si deve anche alla solidità della suastruttura industriale, a un sistema di studi modellato su quello hollywoodianoe fondato su una struttura verticale, in base alla quale ogni singola compagniaesercitava la propria attività nell’ambito della produzione, delladistribuzione e dell’esercizio. Sino alla fine degli anni Cinquanta, la quasitotalità dei film giapponesi era prodotta da un gruppo piuttosto ristretto digrandi compagnie, come la Shōchiku, la Daiei, la Tōhei, la Tōhō, e, appunto, laNikkatsu, che nel loro ruolo egemone lasciavano ben poco spazio alle altre più piccole società e allaproduzione indipendente. Fatto che se ha comportato degli ovvi limiti – frenareil cinema indipendente, è sempre un attentato alla creatività – ha posto, nelcontempo, quelle premesse che hanno consentito a registi come Ozu, Mizoguchi,Naruse e Kurosawa, per non citare che i più noti, di realizzare i propricapolavori con quella continuità che solo un consolidato sistema produttivopermette.
La Nikkatsunasce nel 1912 e si impone rapidamente come una delle protagoniste del cinema jidaigeki, ovvero di quei film incostume spesso costruiti intorno alla figura del samurai, che hannorappresentato, sino alla fine della seconda guerra mondiale, all’incirca unametà dell’intera produzione cinematografica nipponica. Per la compagnia lavoranoMakino Shōzō, considerato in patria il padre del cinema giapponese, e poi ilfiglio, Makino Masahiro, che realizzerà più di 260 film nel corso di unacarriera che lo vedrà assoluto protagonista del cinema popolare, in particolarenell’ambito dei jidaigeki, prima, edei ninkyō eiga (i film sullayakuza), poi. Ancora per la Nikkatsu, presteranno, negli anni Venti e Trenta, iloro servizi due delle figure fondamentali del cinema di samurai: Itō Daisuke eYamanaka Sadao. Il primo è noto sia per la dimensione nichilista dei suoinobili eroi destinati alla sconfitta, secondo un codice culturale squisitamentegiapponese che tende ad ammirare più chi perde che chi vince, sia per ilcarattere quasi acrobatico dei suoi movimenti di macchina; il secondo è consideratol’Ozu del jidaigeki, per la fortecomponente umanista delle sue opere, più attenta alla dimensione del quotidianoche all’epica della spada.
Costretta dallapolitica di guerra a fondersi con la Daiei nel 1942, la Nikkatsu riapre ibattenti nel 1954, quando, dovendo ripartire da zero, si avvale di giovanimaestranze, che infondono nella compagnia uno spirito nuovo, che accompagneràil cinema giapponese in un’importante fase di transizione verso la modernità.Nascono così i film del cosiddetto taiyōzokueiga (il film della tribù del sole), che ispirati ai romanzi di IshiharaShintarō, apriranno, come disse Ōshima, una vera e propria breccia nella storiadel cinema giapponese, rappresentando, per la prima volta, i bisogni e idesideri, anche quelli più dissoluti, delle nuove generazioni formatesi negli anni del dopoguerra. Nel periodoimmediatamente successivo si affermano anche i cosiddetti Nikkatsu Action,thriller e film noir che per il carattere stilizzato delle loro immagini, sianella composizione delle inquadrature sia nell’uso dei colori e della luce,segneranno un momento importante nell’evoluzione stilistica del cinemagiapponese, ribadendone nel contempo la sua dimensione fortemente straniante.In questa fase di transizione verso la modernità, e poi della sua affermazione,giocano un ruolo chiave anche alcuni autori come Kawashima Yuzō, forse la‘scoperta’ più importante della rassegna, e il più noto Imamura Shōhei, unodegli indiscussi protagonisti della Nouvelle Vague giapponese. Per non dire dellavoro di Suzuki Seijun che nel corso degli anni Sessanta radicalizzerà, inun’estetica esplicitamente autoriale, il lavoro già intrapreso dai precedentiNikkatsu Action. Tuttavia, bisogna aggiungere, il licenziamento del registaavvenuto nel 1968, a causa dell’ “incomprensibilità” dei suoi film (fatto chelo costrinse a un lungo silenzio proprio al culmine della sua carriera) rimaneuna colpa che difficilmente si potrà perdonare alla sua casa madre.
All’iniziodegli anni Settanta, in un periodo di grave crisi per tutta l’industriacinematografica giapponese, la Nikkatsu riuscirà a salvarsi dal fallimentograzie al lancio dei cosiddetti Roman Porno (dove ‘roman’ è da leggersi comeuna contrazione della parola inglese ‘romantic’), che nella loro rappresentazionedi una sessualità cruda, a volte brutale e spesso conturbante, disegneranno unanuova pagina della storia del cinema erotico e lanceranno registi di rilievocome Kumashiro Tatsumi, Tanaka Noboru, Sone Chūsei e Konuma Masaru. Rivedere oggi ifilm della Nikkatsu è, di fatto, un modo per ripercorrere l’intera storia delcinema giapponese da una prospettiva fra le più utili alla sua vera conoscenza. [Dario Tomasi]
La retrospettiva Nikkatsu si terrà al Cinema Massimo di Torino dal 2 al 28 febbraio e dal 16 al 25 marzo 2012.
Il presente articolo sarà pubblicato sul numero 100 de «La Rivista del Cinematografo", febbraio 2012
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