Alessandro, da quanto tempo hai il blog?Il mio blog è nato nel 2010.
Tuttology, titolo simpatico, come ti è saltato in mente?In origine voleva essere un blog collettivo a cui dovevano partecipare altri miei amici, e avremmo dovuto scrivere di vari argomenti, ecco quindi spiegato il nome del blog nonché quello dell’account. Poi il progetto iniziale è venuto meno e sono rimasto io a scrivere quello che mi passava per la testa. Il mio interesse per la scrittura risale più o meno a quel periodo, avevo scritto due racconti e messo a punto un progetto per un romanzo, ora accantonato.
Parlami del tuo apprezzamento per la narrativa breve. Non hai troppa simpatia per i romanzi fiume, vero?Non sbagli quando dici che preferisco il racconto breve al romanzo lungo. Personalmente ho una mia teoria sulla scrittura (come tutte le cose personali opinabilissima). A mio parere infatti esistono scrittori che hanno bisogno di molte pagine per far emergere la loro capacità di raccontare, giocando magari con le parole e descrivendo innumerevoli situazioni. Altri invece restano concentrati su un determinato concetto e riescono a esprimerlo bene in poche pagine. Io mi colloco in questa seconda categoria, pur senza ritenerla superiore all’altra: bisogna saperlo scrivere un romanzo, bisogna essere bravi anche a narrare le scene più lente e meno significative che congiungono gli avvenimenti importanti. In parole povere, esiste chi è più bravo a scrivere romanzi e chi se la cava meglio col racconto breve. Si dice che la sintesi sia sorella del talento, e io lo spero vivamente, perché i miei racconti in genere non raggiungono le dieci pagine!
Sbaglio o tra i tuoi scrittori preferiti primeggia Dino Buzzati?Hai fatto centro con Buzzati, è uno degli scrittori che ha colpito maggiormente il mio immaginario, a mio parere lo si può considerare il Kafka italiano, per il suo modo di porti di fronte all’inquietudine nascosta nelle cose di tutti i giorni. Leggere mi piace molto, e dalla lettura traggo anche alcuni spunti per i racconti. Sono un lettore onnivoro, leggo dai classici alla narrativa di genere (fantasy, fantascienza, eccetera), qualche saggio ogni tanto e qualche ‘‘graphic novel’’.
E ora l’ultima domanda, la più indiscreta. Quale rapporto c’è tra te (il tuo lavoro, la tua città) e i tuoi racconti?Avrai notato che, pur senza citare una città specifica, alcuni miei racconti sono ambientati in una metropoli che ricorda molto la mia Milano. Sicuramente si può dire che nutro un grande affetto per questa città, pur essendo conscio di quanto sia difficile per molti amarla. Non dispone di paesaggi mozzafiato, che colpiscono subito la vista, ma è fatta di tante vie e tante case che hanno storie da raccontare a chi le sa ascoltare. A Milano vivo da qualche anno per conto mio, dopo aver lasciato l’amato/odiato nido genitoriale alla tenera età di trent’anni... Di mestiere faccio l’impiegato in un ufficio sinistri (come Fantozzi!) di un noto grande gruppo assicurativo italiano, arrotondando lo stipendio con qualche collaborazione occasionale a siti dove pagano per scrivere articoli pubblicitari. Pur essendo un lavoro stressante, non è organizzato su turni e mi lascia abbastanza tempo libero. Tempo che dedico, tra le altre cose, alla scrittura, ovviamente quando ho un po’ di ispirazione.
Bene, Alessandro, non mi rimane che augurarti, e augurarmi per il mio egoistico piacere, che l’ispirazione ti venga spesso e rigogliosa.
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