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La norma «salva Mondadori» che non salvava proprio un bel niente e il complesso di inferiorità del centrodestra

Creato il 08 luglio 2011 da Iljester

La norma «salva Mondadori» che non salvava proprio un bel niente e il complesso di inferiorità del centrodestra

La sinistra, sappiamo, vive sul disagio della gente. L’ho scritto qualche anno fa proprio su questo blog. Non esisterebbe la sinistra, se tutti stessero bene e avessero di che sfamarsi. In altre parole, la sua funzione politica non avrebbe senso, se non ci fossero i poveri e gli emarginati, che più che essere l’obiettivo della sua azione, ne sono il carburante. Togliete i poveri, e la sinistra verrebbe cancellata: il suo motore si fermerebbe. Insomma, diventerebbe un relitto infausto del ventesimo secolo. 
Negli ultimi anni però c’è un altro carburante che sostiene la sinistra italiana. Diciamo che è una benzina super, seppure altamente inquinante: l’antiberlusconismo. È un carburante micidiale, il cui uso ha inquinato l’Italia e l’ha resa un paese ridicolo, dove vince l’estremismo politico e l’odio nei confronti dell’avversario, in una sorta di perenne resistenza culturale che purtroppo pervade ogni settore sociale, vuoi per una questione di istruzione, vuoi per una questione di cultura, e vuoi per una questione di estese clientele elettorali e fitti rapporti economici ormai cronicizzatisi nei decenni.
Un effetto deleterio di questa realtà politica, è la disinformazione unita spesso alla mistificazione della verità; è l’uso distorto e interessato del flusso delle informazioni, la loro selezione e il loro preconfezionamento. Tra i tanti, tipico esempio è la polemica emersa in questi giorni, relativamente alla cosiddetta «norma salva Mondadori», sul caso CIR-Mondadori, inserita nella manovra economica e poi ritirata per le polemiche che ne sono conseguite. Al lettore ricordo l’antefatto della vicenda: il giudice civile di Milano decise nel 2009 che Fininvest dovesse risarcire un mega danno patrimoniale alla CIR di De Benedetti per il noto Lodo Mondadori che attribuì la Casa Editrice alla Fininvest di Berlusconi e non già alla CIR di De Benedetti. Il danno stimato è stato valutato in circa 700 milioni di euro. Una bella batosta per Marina Berlusconi, presidente Mondadori, che però appellò la sentenza, il cui esito è atteso in questi giorni. Le voci che circolano dicono che il risarcimento sarebbe comunque confermato dai giudici, seppure l’importo sarebbe stato ridotto fino a 500 milioni.
Ebbene, se la sentenza dovesse essere davvero confermata, la Fininvest dovrebbe staccare un assegno assai sostanzioso, poiché seppure il codice di procedura civile preveda la sospensiva dell’esecuzione delle sentenze impugnate, questa non è automatica ed è sottoposta al vaglio del giudice dell’impugnazione, il quale potrebbe anche non concederla o concederla su cauzione. Si vedano in proposito gli art. 283, 337, 373, 401 e 407 c.p.p.
Cosa prevedeva la norma «salva Mondadori» inserita nella manovra economica e poi stralciata? Semplicemente rendeva automatica la sospensione dell’esecuzione delle sentenze impugnate il cui valore è superiore ai 10 milioni di euro, imponendo il deposito di una cauzione in favore del risarcito. In altre parole, non sarebbe stato più il giudice a decidere sulla sospensione, ma questa sarebbe avvenuta ope legis.
Indubbiamente la norma era applicabile al processo CIR-Mondadori, ma dire che fosse una norma «salva Mondadori» è davvero una forzatura ed esprime la solita mistificazione sinistrosa, poiché anche il più ignorante degli osservatori capisce che la disposizione non salvava un bel niente, perché se la Cassazione avesse deciso che il risarcimento era legittimo, Berlusconi l’assegno avrebbe dovuto staccarlo e pure con gli interessi. Ma alla sinistra faceva comodo dire che la norma salvava la Mondadori, configurandosi come legge ad aziendam.
D’altro canto, un appunto critico sulla vicenda il centrodestra lo merita comunque. E lo merita su due considerazioni. La prima strettamente connessa alla sostanza della modifica ritirata. La norma infatti avrebbe potuto essere più incisiva ed equa se fosse stata eliminata la soglia di risarcimento. Non sfugge che con una soglia risarcitoria il pericolo (piuttosto concreto) era che la norma venisse tacciata di incostituzionalità per violazione del principio di uguaglianza. La seconda riguarda lo scarso coraggio avuto nel proporre e poi ritirare una riforma processuale fondamentale che molti attendono da parecchio, mostrando ancora una volta un complesso di inferiorità nei confronti della sinistra che appare decisamente intollerabile, poiché rende equivoca la vocazione riformista del centrodestra.

 

di Martino © 2011 Il Jester 


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