Ασκήσεις – La nostra esperienza morale

Da Gabrielederitis @gabriele1948

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Sabato 4 agosto 2012

Ασκήσεις (1): La nostra esperienza morale

Probabilmente, il compito più difficile per il nostro tempo è arrivare ad esprimere compiutamente un discorso articolato sulla nostra esperienza morale. Non si tratta, in verità, di affrontare partitamente le questioni, presumendo di potersi accontentare di lavorare un concetto, avendo esplorato accuratamente una virtù, una passione, un’emozione. Nemmeno, una teoria delle emozioni, un trattato delle passioni, una teoria generale della coscienza basteranno a dire i mutamenti della sensibilità.

Se è diventato difficile discorrere di moralità, propugnarne una, con il necessario corredo di principi, regole, prescrizioni per l’azione, non dipenderà soltanto dalle derive del tempo, dai vecchi peccati e dai nuovi vizi. I mutamenti del costume e delle mentalità, il venir meno delle censure etico-sociali avranno contribuito a indebolire l’edificio della morale comune. Resta, tuttavia, intatto il bisogno di dare voce, una voce articolata, alla propria esperienza morale.

Si tratta di ordinare in una visione unitaria il posto che occupano nella nostra esperienza i moti dell’anima e i procedimenti argomentativi della mente. I tempi per farlo sono maturi.

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Ασκήσεις è parola greca (è il plurale di Ασκήσις), che sta per esercizi spirituali. La preferiamo al più chiaro ‘esercizi spirituali‘ di Hadot, perché ci consente di ‘risalire’ alla fase precristiana della nostra civiltà morale. Non per opporre una tradizione all’altra o per esprimere una preferenza ‘laica’ da anteporre allo spirito cristiano… Piuttosto, per una ragione terminologica.
Esercizi. Semplicemente, esercizi che vedranno impegnata sicuramente la parte immateriale della nostra esperienza, ma nondimeno graveranno, accanto alla presenza di atteggiamenti emozioni sentimenti passioni, gli stati di corpo, le pratiche a cui ci sottoporremo per entrare nella nuova condizione che ci aspetta.
Dovremo prepararci a vivere in condizioni di precarietà e insicurezza, pur possedendo i beni accumulati nella fase precedente. Non è detto che vivremo male. Dovremo, sicuramente, convivere con tanti giovani senza prospettive certe di vita, in un mondo che non sarà più quello di prima. Chi ha avvertito per tempo i cambiamenti in atto si sta preparando. Molti sono già pronti.
L’esperienza sta subendo una torsione ‘restrittiva’, a causa degli sconvolgimenti economici che investono Cosmopolis. Bisogna registrare i cambiamenti che intervengono nel mondo-della-vita in seguito all’austerità obbligata che ci ritroviamo a vivere. Non rinunceremo solo al superfluo. Saranno intaccati stili di vita ‘da sempre’ improntati a dissipazione e consumo.
C’è forse speranza che tornino i volti, quando avremo ‘archiviato’ la civiltà malata dell’usa e getta?

Il termine Ασκήσεις contiene anche una preziosa sfumatura ‘ascetica’, un’allusione a ‘rinuncia’ che non abbandoneremo mai. Chi scrive queste note ‘proviene’ da un’educazione interamente improntata a sacrificio e rinuncia. Occorre verificare quanto resti di quella tradizione e se non stia giungendo il tempo in cui sacrifici e rinunce acquisteranno un senso nuovo, nel fuoco della moralità privata.