- Di Giuliano Falco
Sul quotidiano La Stampa di lunedì 30 marzo u.s. è apparso un articolo a firma di Francesca Paci intitolato Convertiti all’Islam. L’esercito di italiani che prega Allah. Non ci è piaciuto affatto.
Chi scrive ora, qui di seguito, non è uno di questi convertiti: è un ‘lontano’, da questa come da altre religioni. Però, nel pezzo della Paci ci sono argomenti che mi hanno spinto a scrivere queste note: saranno poi gli amici Islamici convertiti o meno a rispondere ufficialmente, se ne avranno tempo e voglia e sempre che lo ritengano opportuno.
Cominciamo dall’inizio. L’articolo si divide in due parti: una prima, dove si parla appunto dei convertiti e una seconda, nella pagina successiva, dove ci sono quattro brevi interviste.
La giornalista parte subito con questioni interessanti, chiedendosi chi sono gli italiani che hanno abbracciato questa Religione e se sentano più il legame con la loro terra o l’appartenenza all’Umma, la Comunità dei Credenti.
Una mia, del sottoscritto, cara amica, Patrizia Kadhija Del Monte, si definisce una ‘veneta musulmana’ – detto per inciso chi scrive si definisce ‘di lingua italiana’-. Si chiede poi “se frequentano la Moschea per elevare l’anima o per occuparsi di politica”, come se le due opzioni fossero in opposizione (va bene che viviamo in tempi di ‘antipolitica’). Però, subito dopo scrive “La storia dell’operaio convertito Andrea Campione, arrestato dalla Digos di Cagliari con l’accusa di coordinare una rete jihadista a cui sarebbero legati un professore sardo e una coppia italo-marocchina di Brescia, pone all’opinione pubblica italiana questioni che gli Stati Uniti affrontano ormai quotidianamente da quando, tra le avanguardie dello scontro delle civiltà, trovarono l’agguerritissimo connazionale John Walker Lindh, il talebano Johnny”. In poche righe, la giornalista è riuscita ad accostare i convertiti ai talebani e ai jihadisti. Non contenta di questo, cita l’ultimo numero del mensile Polizia Moderna che pubblica un’inchiesta sul “fenomeno dei cosiddetti ‘emiri dagli occhi blu’ in sonno nelle sale di preghiera americane o europee” fenomeno che “non risparmia le nostre città, dove, già da una decina di anni, al Qaeda e affini sfiderebbero l’incipiente declino reclutando tra i convertiti, giovani uomini votati all’odio antioccidentale e soprattutto donne alla ricerca del riscatto per l’emancipazione mancata”. E così, anche nelle nostre città pericolosissimi islamici, resi ancor più insidiosi da essere stati prima come ‘noi’ e poi essere divenuti ‘altri’ (chi ha visto il classico film di fantascienza americano degli anni ’50, L’invasione degli ultracorpi, dove gli invasori alieni creavano simulacri umani per conquistare il pianeta: là il nemico era il Comunismo, qui, è l’Islam: un aggiornamento dovuto, dopo il 1989!). E intanto la Paci propone, nuovamente, il binomio terrorismo/Islam, con in più la frustrazione per l’emancipazione femminile non avvenuta.
La Paci continua: “eppure, lontano dagli spot deformanti della cronaca nera, l’islam (sic) italiano è una realtà sempre più significativa sia dal punto di vista numerico (con un milione e mezzo di fedeli è la seconda religione del Paese) che culturale”. Certo che parlare di ‘spot deformanti della cronaca nera’, dopo che non si è fatto altro che parlare di convertiti seguaci di Al Qaeda e di terroristi dormienti richiede una buona dose di faccia tosta…anche perché subito dopo scrive che, se è facile diventare Musulmani, “tradurlo nella routine di una comunità segnata dagli attentati di New York, Madrid e Londra, è meno scontato. E mentre i convertiti di prima generazione beneficiano dell’amnistia sociale concessa a scelte di gran lunga precedenti all’11 settembre 2001, i nuovi destano paure e sospetti”. E ridaje!,come si direbbe a Roma.
L’articolo prosegue citando l’islamologo Stefano Allievi che afferma esserci uno scollamento tra i vecchi e i nuovi convertiti: “I vecchi portavano il peso delle conversioni intellettuali e vi trasferivano il retaggio dell’impegno collettivo degli Anni ’70. Venivano dall’estrema sinistra, come Piccardo, o dall’estrema destra sublimata nelle letture di Guénon e Evola. I giovani sono diversi, più soggettivisti, si limitano alla moschea, accedono all’Islam via Internet o attraverso i coetanei stranieri incontrati nelle periferie della società multietnica”. Si tratta, a mio parere di uno spunto interessante e sarebbe bello verificar se c’è davvero questo scollamento (che non è solo interno all’Islam, ma anche a altre fedi).
La chiusura dell’articolo la dice lunga su come la giornalista veda l’Islam: “L’Italia che cambia è anche nei volti dei circa 50 mila [ma sono almeno dieci anni che sento questa cifra, nota mia] convertiti all’islam (sic), una galassia che spazia dalla velatissima moglie del famigerato imam di Carmagnola Barbara Aisha Farina, icona dell’integralismo al femminile, al raffinato intellettuale Ahmad Giampiero Vincenzo, dal cattolico deluso per la deriva modernista della Chiesa la neofita del Corano appassionatosi per amore d’una bella straniera, da chi si pone mille domande spirituali a chi non se ne pone accecato com’è dal fanatismo”.
Pongo un quesito ai lettori: se una persona che non conosce nessun Islamico, leggesse questo articolo, cosa ne penserebbe? Cosa saprebbe dei convertiti e delle motivazioni che li hanno spinti? O, ancora una volta, quello che resta è l’accostamento Islam/fanatismo/terrorismo?
Non mi addentro nelle interviste per diversi motivi: primo di tutti perché sono risposte soggettive e, in quanto tali, degne di rispetto: Però vorrei notare che delle quattro interviste, una è a un esponente sufi (non che abbia qualcosa contro di loro, per carità) e un’altra è a uno sciita che, per loro stessa ammissione, sono almeno nel nostro paese, quattro gatti; entrambi mi sembrano poco rappresentativi…
aggiunta di Cinzia Aicha Rodolfi
Grazie caro collega Giuliano, l’articolo della Paci è alquanto inutile e pochissimo vicino alla vera grande realtà dei fatti, in effetti la Paci ha preso esempi eclatanti, ha cercato persone molto particolari, casi isolatissimi, sottolineandoli ampliamente,
(a parte la nostra carissima sorella Amal anche nostra redattrice, che è una bellissima persona, scrive poesie meravigliose, è molto colta, ma solo ha subito una brutta esperienza come tante donne al mondo)
La Paci non ha fatto un quadro reale di noi migliaia di musulmani cittadini italiani e ci ha descritto appunto sempre associandoci a temi che ci stigmatizzano, ma sono LONTANISSIMI dalla grandissima maggioranza di NOI italiani che abbiamo semplicemente scelto LA FEDE DEL PURISSIMO MONOTEISMO.
Già il titolo “l’esercito” è veramente assurdo e pregiudiziale. Noi non la ringraziamo affatto e speriamo che si smetta di scrivere di noi associandoci al terrorismo o ad altre situazioni che NON ci appartengono proprio., solo per fare audience ??? Non venite a intervistarci per fare questi articoli dove sembriamo fenomeni da circo che non siamo.