Non è il momento adatto per le favole.
O forse sì, visto che tutti ce le raccontano.
Avevo iniziato questo racconto mesi fa, quando si manifestava per Sakineh. I media non ne hanno più parlato e manco le ong che si erano mobilitate. Era stata sospesa la lapidazione, ma non sappiamo più nulla della sua sorte. Un po' come nelle favole, in cui il finale rimane sospeso in un limbo che s'immagina felice.
Il mio raccontino non ha nulla a che fare con la politica, come quello di Aristofane, anche lui ispirato dalle Nuvole.
Qui non ci sono filosofi, che cercano di raggirare con le belle parole. Non si parla di equità o di giustizia. Ho paura adesso a nominare il termine "equità". Quando lo nomino mi tengo stretta la borsa (anche se dentro non c'è nulla).
Le mie nuvole sono buone e il mio è un racconto buono. D'altra parte si avvicina Natale...
LA NOSTRA VITA È LATTE DI NUVOLA!
Alcuni dicono che i bambini nascono sotto i cavoli.
Altri raccontano che a portarli sono grandi cicogne bianche.
Io ti racconterò di come i bambini arrivano sulla terra.
Ma per fare questo dovrai alzare gli occhi al cielo.
Se tu alzi gli occhi al cielo, troverai il sole se è mattino, e il nero nero se è notte.
Potrai vedere le stelle, innumerevoli, alcune brillanti, altre si muovono..., ma forse non sono stelle, sono le luci degli aerei che volano nel cielo.
Guarda, con la mano potresti prendere una stella e portarla nel tuo letto.
Ehi, non farlo!
Alcuni dicono che le stelle abbiano un cuore e se tu le porti sulla terra quel cuore piano piano comincia a battere sempre più piano, inizialmente pum pum pum.. e poi pum pum ed infine non si sente più.
La stellina, tutta morbida nel cielo, quando arriva sulla terra si sgretola come sabbia!
Ma riprendiamo dall'inizio.
Vedete nel cielo le soffici nuvole?
Ecco, tutti i bambini stanno là, sopra le nuvole. Diciamo che ogni bimbo lassù sceglie la famiglia quaggiù.
Ogni tanto, qualche bambino è curioso e si sporge un po' troppo dalla nuvola e allora..., be' allora cade.
Questa dunque è la storia di Alfredo e di come dalla sua nuvola cadde sulla terra.
Nella nuvola si sta da favola.
La vita è una pacchia.
I bimbi sono lì che se la spassano a saltellare come matti, perché la nuvola è di una sostanza gommosa che ti fa saltare alle stelle e nel vero senso della parola. Le stelle sono come piccoli cavalli ammaestrabili, li puoi cavalcare. Se vedi una stella con la coda è perché il bambino che la cavalca, la fa correre ad una velocità supersonica.
Alfredo se ne stava sulla sua nuvola insieme ad altri due compagni, Michele e Francesco.
Ora però vi devo dire la verità, nelle nuvole non c'è età.
Alfredo ad esempio non vi so dire da quanto tempo se ne stava tra le nuvole e poi tutti hanno un'aria... - come dire? - ... tra le nuvole!
Ma che si mangia tra le nuvole?
Provate ad immaginare: oh, cielo!
Prendete pezzetti di nuvola, metteteci un po' di sale e diventa una bella focaccia, simile a quelle fatte con tanta farina, acqua e lievito. Ah, ne puoi mangiare a volontà! Te ne stai stravaccato a pancia in giù per un bel po', ma ti assicuro che ne vale la pena.
Alfredo andava matto per questo tipo di nuvola e ne mangiava a volontà. Non era un tipo sportivo e si adattava a stare tranquillo tra le nuvole e fantasticare, quindi ormai lo conoscevano tutti. Era diventato quasi un'istituzione nel mondo delle nuvole.
Altri bambini invece quando dalla nuvola vedevano il mondo sottostante rimanevano incantati ora da un fiume che s'inoltrava tranquillo e serpeggiante nel mare, ora dal picco di una montagna che, allungando la manina, quasi talvolta riuscivano a sfiorare, e negli innumerevoli volteggiamenti della nuvola provavano un desiderio irresistibile di scendere sulla terra, attirati dalla bellezza dei colori, dalla magia delle persone che si muovevano con grazia sulla superfice terrestre. Ecco che la testa, pesando più del corpo, li trascinava giù, sollevati dal vento, e come per magia si ritrovavano piccini, tra le calde braccia di una mamma o tra le braccia forti di un papà. Non si ricordavano più della loro vita tra le nuvole e dei loro amici di nuvola.
Poi nella nuvola di Alfredo erano arrivati altri due bimbi, Michele e Francesco. E dopo la prima diffidenza si erano ritrovati con caratteri complementari e andavano d'accordo. Persino un musone come Alfredo adesso preferiva stare insieme a loro.
Il legame tra Alfredo, Francesco e Michele era qualcosa di unico.
Quanti giochi insieme!
A nascondino, tra gli anfratti della nuvola, a gare stellari su piste immaginarie, a saltellare per ore e ore senza mai stancarsi e a gustare il cielo stellato, bevendo latte di nuvola. Alfredo era il più vecchio e conosceva tutti i segreti e li sapeva sfruttare al meglio, perciò quasi sempre vinceva lui, ma era buono e non si vantava e poi con Francesco e Michele la vita sulla sua nuvola era migliorata notevolmente.
Finché non successe qualcosa che trasformò la loro vita.
Era notte, uno vicino all'altro, tutti e tre distesi si beavano del notturno cielo stellato. Le meraviglie non avevano mai fine.
“Da quanto tempo sei qua, Alfredo?”, gli chiese quella notte Michele, sdraiato accanto ad Alfredo.
“Non so, ma non mi preoccupo..., perché mi fai questa domanda?”
“Oggi ho visto una bellissima casetta dal tetto rosso. Dalla casa ad un certo punto è uscita una donna...”
“Non so, ce ne sono tante di case qui sotto. E quella donna cosa faceva?”
“Oh, nulla, però ad un certo punto si è distesa sul prato e ha guardato verso il cielo. Non so spiegarti, ma sembrava proprio che mi avesse visto. Ho provato a salutarla con la mano e lei...”
“Lei che ha fatto?”
“Mi ha salutato.”
“Gli umani son fatti così. Salutano tutto e tutti; ho spesso osservato la loro vita, qui dall'alto”, mentì Alfredo, “ci son posti orribili, pieni di ciminiere nere che sputano fumo nel cielo. Certe volte le nuvole si impregnano di questo fumo tanto da diventare grigiastre: gli uomini, come nere formiche, si incuneano dentro questi brutti contenitori per tutto il giorno e non ne escono finché non arriva sera. Si incamminano poi verso le loro case. Sono tristi, solo in alcuni giorni giocano con i bambini come noi. Sono felici, sì, quando si intrufolano tra gli alberi, quando si tuffano nel mare e si rincorrono abbr
Michele rimase in silenzio. Sì, forse Alfredo aveva ragione. Quella donna in effetti aveva uno sguardo così pieno di... meraviglia? O forse era qualcos'altro.
Michele dormì, sognando ciminiere nere e il fumo che lo soffocava e poi una donna che correva verso di lui tendendogli le braccia: era la donna dalla casa del tetto rosso, bella, bionda, non sapeva come definirla, tanto i suoi lineamenti erano dolcissimi.
Si svegliò prima di Alfredo e di Francesco, guardò giù dalla nuvola e la vide, quella donna, ancora lì, che lo fissava e lo stava salutando.
Si sporse fuori dalla nuvola a guardare bene, forse un po' troppo, perché scivolò giù... giù... giù...
Dopo qualche minuto si svegliò anche Alfredo. Chiamò Michele, ma non rispose. Era preoccupato dopo il discorso della sera precedente. Non lo trovò.
La sua esperienza gli fece subito capire che Michele se n'era andato.
Francesco si svegliò allarmato dalle grida di richiamo.
Quattro capriole e fu da Alfredo. “Dov'è andato Michele?”, chiese allarmato all'amico. “Sulla terra. Dev'essere caduto questa notte.”
“E ora come faremo senza Michele?”, piagnucolò Francesco.
“Prima del vostro arrivo sulla mia nuvola ero da solo, perché non possiamo stare insieme noi due? Staremo bene, vedrai. Così al mattino non dovremo più litigare per il latte di nuvola!”
Eh, sì, faccio questo breve inciso nella storia.
Ogni nuvola ha una sua vita. E questo dipende da quanto latte di nuvola riesce a dare. I bambini si scelgono le nuvole più cicciute in modo da garantirsi per un bel periodo di tempo una buona scorta di latte. E naturalmente tra bambini c'è una lotta (all'ultimo latte) per acccapparrarsi queste belle e soffici nuvolette. Quella di Alfredo era al momento ancora la più cicciona di tutte, nonostante fossero in tre a rifornirsi fino alla partenza di Michele.
Certo, doveva ammettere Alfredo, che Michele era diventato per lui un grande amico. Michele era il simpaticone del gruppo, il pagliaccio sempre pronto a ridere degli altri e di se stesso. Già, come avrebbero fatto senza Michele! Adesso era triste per la sua partenza ma non voleva confidarlo a Francesco e sapeva che Francesco era molto legato a Michele. Francesco era un coccolone, tutto carezze e baci. Aveva bisogno sempre di essere consolato e allora Michele era sempre dolce con lui, lo aiutava in tutto.
Già, come avrebbe fatto Francesco senza Michele?
Alfredo prese una decisione.
“Vieni qui, Francesco!” lo chiamò, “guarda giù per piacere e dimmi cosa vedi.”
Michele si fidò di Alfredo e si sporse dalla nuvola per guardare, ma Alfredo con una piccola spinta lo buttò giù dalla nuvola.
Alfredooooooo...., lo sentì gridare, mentre cadeva a precipizio.
Alfredo non guardò. Sapeva che se si fosse sporto dalla nuvola, forse lo avrebbe seguito. Pensò che la sua decisione di mandare anche Francesco sulla terra era quella più giusta. Lui non era in grado di amare con la stessa dolcezza del suo amico.
Era resistito sulle nuvole tutto quel tempo grazie alla sua forza di volontà. Non voleva guardare giù dalle nuvole, si divertiva troppo in quel mondo e non aveva la voglia di affrontare una vita diversa sulla terra. Chi guardava giù, prima o poi non sarebbe più tornato sulle nuvole.
Ma la voglia di rivedere i suoi amici era troppo forte. Se avesse dato solo una piccola sbirciatina?
Ora vi chiederete se questa è la fine della storia. No no, questo è solo l'inizio.
Vedete ora quei tre bimbi, dentro quella casetta dal tetto rosso mentre, seduti insieme su un tavolo in cucina bevono a gran sorsate una bella tazza cioccolata calda con la panna?
Assomigliano a qualcuno? Certo. Sono Alfredo, Michele e Francesco. Ma loro non lo sanno.
Ora sono tre fratelli e hanno i nomi che per loro hanno scelto i genitori e non si ricordano più della loro vita tra le nuvole... o quasi più...
E quella signora bionda che li salutava mentre erano sulle nuvole? Ora è la loro mamma.
Litigano per la panna. A cucchiate se l'accapparanno, attingendo dalla grande ciotola sul tavolo.
“Non litigate, ce n'è per tutti!”, li sgrida bonariamente la mamma.
Alfredo le sorride e guarda i suoi fratelli.
“Mamma, non pensi che la panna assomigli a una grande nuvola?”
“Certo, è così bianca e soffice, proprio come una nuvola.”
I tre bambini, mentre mangiano a bocconi quella bontà di panna, sentono di essere felici e nei loro sguardi s'incontrano e per un momento sembra che si ricordano di quando erano amici e bevevano latte di nuvola... Tutti e tre volgono lo sguardo al cielo, fuori dalla finestra a indovinare le forme strane delle nuvole.
Pensateci un po'. Perché amiamo così tanto la panna montata* e la soffice neve?
Forse perché ci ricordiamo di quando saltellavamo allegri sulle nuvole.
La nostra vita è latte di nuvola!
*è per questo che i bambini amano la panna montata. Non vedete anche voi quanto assomigli ad una nuvola?
P.S. le immagini sono tratte dal web e non hanno alcuna attinenza con il racconto, frutto di fantasia.