Rappresentazione di un evento storico avvenuto durante la seconda guerra mondiale proprio nel paese d'origine dei 2 fratelli Taviani, noto come "Strage del Duomo di San Miniato", splendida località in provincia di Pisa.
Ma quante ne han combinate fascisti e nazisti durante la ritirata di questi ultimi dal nostro paese? Non finirò mai di apprenderne, purtroppo. L'ennesima rappresaglia verso civili inermi, compiuta addirittura con l'appoggio estremamente attivo dei fascisti locali, una cosa di un'indecenza inaudita! La parte più debole del paese chiamata a raccolta dentro la chiesa per essere fatta saltare in aria, un'altra parte, una minoranza, che cerca di fuggire di notte per le colline e che il giorno dopo l'esplosione viene raggiunta dalle brigate di camicie nere con le quali ingaggeranno un inevitabile scontro sanguinoso che non prevede prigionieri. Si veda la locandina, che inquadra una delle scene più tragicamente belle, per intuirne gli esiti.
Alla fine della visione ero rimasto "così", ho atteso per scrivere questa recensione, dovevo sedimentare.
Qualche recitazione non mi aveva entusiasmato, ma ho letto poi che la maggior parte degli attori erano non professionisti, per cui il giudizio mi si è ribaltato, apprezzo i film che coinvolgono la popolazione locale per questo genere di rievocazioni, il mezzo migliore per il fine e la componente artistica passa in secondo piano. Avrei fatto bene ad informarmi prima.
Altro motivo di dubbio era la troppo tenera mano sui momenti di violenza, a dispetto della già citata locandina che è felice eccezione. Si vede pochissimo sangue, i corpi dilaniati nella chiesa sono appena accennati e la stessa esplosione sembra quasi un petardo. Perché? Io sono per la terapia d'urto, per le immagini scioccanti che si devono imprimere indelebilmente nella memoria, un sano trauma educatore, e invece niente ma poi anche qua ho capito, o almeno penso: scopo primo non era enfatizzare la violenza fascista (erano fuori dalla chiesa a ridere i bastardi!) e nazista, ma sottolineare il dramma e la sofferenza di tante persone, il terrore e la volontà di vivere che trasforma in "eroi per necessità" anche le persone più miti.
La cosa che più mi è rimasta di questo film, che non è un capolavoro ma m'è piaciuto, è la tristezza infinita dello scontro fra i deliranti fascisti (che, pur con gli americani in arrivo, continuano a non voler accettare la sconfitta) e i fuggitivi ai quali si uniranno i partigiani in aiuto. Una cosa di una tristezza infinita, gente che si conosce da sempre, nati e cresciuti fianco a fianco, messi contro da un'ideologia folle. Sono cose che si fatica a credere e che i Taviani hanno rappresentato benissimo, la percezione è netta quando un ragazzo di 15 anni, figlio di una camicia nera, nato e cresciuto nel credo del fascio...
Quello degli americani era un sogno ricorrente dei fuggitivi e proprio oniricamente si vedranno un paio di scene di gran pregio cinematografico, sola concessione "artistica" che i Taviani si sono voluti concedere, con un bel richiamo al fatto che tra i soldati americani fossero presenti italiani emigrati.
Visione consigliatissima e consiglio anche di rifletterci un po' a mente fredda, a posteriori, perché se un minimo la pensate come me, e magari avete anche un po' della mia pessima emotività, alla fine del film verrete colti da una tale rabbia che ragionare lucidamente, sui fatti e sull'opera, sarà impossibile.