La notte rwandese

Creato il 05 aprile 2011 da Dragor

   La notte è scesa sul Rwanda il 6 aprile 1994

   E poi il sole non si è più alzato

    (Jean-Louis Gouteux)

    NON CREDIATE che non sappiamo guardare al futuro. Non crediate che intendiamo passare la vita a piagnucolare sul passato. Sono passati 17 anni dal genocidio e il Rwanda è rinato. Ma Gouteux ha ragione, il 6 aprile 1994 è scesa la notte e il sole non si è ancora alzato. Perché troppi assassini sono ancora in libertà. Non parlo soltanto di quei poveri contadini rimbecilliti dalla propaganda razzista dei prefetti e dei preti, ma di coloro che hanno freddamente pianificato il genocidio,  di coloro che ne erano al corrente e non hanno alzato un dito, di coloro  vi hanno assistito  passivamente, di coloro che hanno partecipato attivamente, di coloro hanno sostenuto il governo genocidario fino all’ultimo, di coloro che hanno protetto e proteggono tutt'ora gli assassini pur essendo a conoscenza dei loro crimini. Questa gente con le mani sporche di sangue continua tranquillamente la sua carriera nello Stato o nella Chiesa. Nessun europeo è stato condannato per il genocidio rwandese, benché la lista di colpevoli sia lunga. Come se un genocidio nel cuore dell’Africa fosse un genocidio di serie B, una guerricciola fra etnie rivali da non prendere troppo sul serio. Come se ammazzare gli africani non fosse un crimine.  Per usare le sprezzanti parole di François Mitterand, come se fosse “un genocidio senza importanza”. In queste parole affiora tutto il cinismo e il razzismo di un certo approccio dell’Europa all’Africa. Ecco la notte rwandese: il buio  per nascondere la verità, le tenebre del negazionismo, l’oscurità per l’occultamento delle prove. E il regime dell’impunità è propizio a nuovi crimini. Ad altre notti rwandesi.

  Per questi crimini non c’è prescrizione. Il sole si alzerà soltanto quando tutti i colpevoli saranno giudicati e puniti. Soltanto allora avremo il diritto di dire: “Mai più.”

   Dragor


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