Il party work-out è una delle tante tendenze che spopolano nella Grande Mela. Niente di nuovissimo (esistono da almeno tre anni) e forse nemmeno particolarmente innovativo – pensiamo per esempio alla miriade di discoteche latino-americane tanto in voga negli anni ‘90. Tuttavia la festa-esercizio rientra in quella categoria di mode che, una volta entrate nell’occhio del ciclone di Manhattan, hanno il sapore di indispensabilità e spingono a chiedersi come caspita se ne poteva fare a meno.
La domanda successiva è chiedersi quali siano i fattori che contribuiscono a trasformare una serata in balera in una delle night più fashion dell’anno.
Il primo elemento è sicuramente il packaging. Perché di successo, una serata del genere deve puntare sulla location, sull’alternanza di luci stroboscopiche, su palchi cangianti e su DJs – o meglio, insegnanti di ginnastica – bellissimi e molto popolari. Insomma anche l’occhio vuole la sua parte e, come insegna Mary Poppins, per rendere la pillola meno amara bisogna metterci un po’ di zucchero. Ecco che una faticosa seduta in palestra si trasforma in una bellissima serata, dove il cervello anziché sentire la fatica è distratto da luci accecanti e musica a tutto volume. Nel caso si tratti di una lezione di kickboxing è richiesta molta prudenza.
Il secondo elemento è la sua indubbia utilità. In una città in cui quando la temperatura scende abbondantemente sotto lo zero si vedono correre
Il terzo elemento è il valore non tangibile di questa elettrizzante esperienza. Aldilà dell’appiattimento dell’addominale, della scappatella anonima del sabato sera e dell’alleggerimento del portafoglio, c’è un altro tipo di utilità, che non si tocca ma che va a rafforzare la psiche dell’iperattivo. Dopo aver partecipato a un party del genere, sarà facile sentirsi delle persone migliori. Per chi frequenta le palestre, l’ossessione della voce degli istruttori “push push push, challenge yourself, go beyond your limits etc” suonerà come una cantilena familiare. E questo lavaggio del cervello pare serva molto anche perché, a prescindere dalle qualità dell’allievo, qualsiasi lezione standard si conclude con una miriade di congratulazioni per il traguardo raggiunto, per il coraggio dimostrato, per la resistenza degna di un comandante di marines. Insomma, faticare divertendosi ha un buon effetto sull’autostima quando l’insegnante sa dosare con sapienza bastone e carota (e un po’ di balle qua e là).
Insomma questa a quanto si legge sembra essere la moda ultimo grido della Big Apple. Per chi volesse saperne di più, ecco l’articolo del New York Times che ha ispirato quello che state leggendo.
E riflettendo con curiosità e storcendo un po’ il naso sui costumi di Manhattan, aspettiamo l’estate per rinfrescarci, con chissà forse il prossimo aquagym pool party su un rooftop con vista mozzafiato.