L’allenatore della Lazio, Vladimir Pektovic
Soprannominato “il Dottore”, Petkovic possiede tre cittadinanze, bosniaca, svizzera e croata, e parla ben 8 lingue. Oltre al nativo serbo-croato e bosniaco, parla infatti anche inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo e italiano. E sicuramente, vista la oramai sempre più nutrita schiera di giocatori stranieri presenti nel nostro campionato, questo singolare aspetto altro non può essere che un oggettivo vantaggio grazie al quale diventa più facile riuscire a trasmettere con maggiore incisività alla squadra il proprio credo tattico. Il nuovo mister biancazzurro è un tecnico che predilige da sempre il gioco offensivo, indipendentemente dalle squadre che si trova di fronte, con una particolare predilezione per il 3-4-3 o per il 4-3-3. Le novità quest’anno sono iniziate già dal ritiro precampionato di Auronzo di Cadore dove il programma, fatto di carichi di lavoro particolarmente impegnativi e faticosi, prevedeva già prima della consueta colazione e della successiva seduta mattutina sul campo, una corsa tra i boschi di circa 30 minuti, con l’obiettivo dichiarato di bruciare sin da subito i grassi in eccesso. Tuttavia, la novità più importante, sotto l’aspetto più squisitamente tattico, è stata senza dubbio quella di ridare fiducia incondizionata al talentuoso attaccante brasiliano Hernanes che, finito quasi ai margini durante l’era Reja, si è ritrovato con Petkovic al centro del progetto biancoceleste, tornando ad essere il vero ispiratore del gioco biancazzurro. Accanto al “Profeta”, Petkovic ha iniziato ad affinare la sua creatura sotto la sempre lucida regia dell’argentino Ledesma, confidando nella capacità realizzativa del panzer tedesco Miroslav Klose e del brasiliano Ederson, arrivato in estate dai francesi dell’Olimpique Lione. E nonostante le giustificate perplessità iniziali, frutto anche del fatto che ai più il nuovo tecnico risultava essere un illustre “sconosciuto”, anche la tifoseria biancoceleste ha risposto numerosa sottoscrivendo ben oltre 20.000 abbonamenti, dimostrando ancora una volta una fede incrollabile e soprattutto di voler credere nel nuovo progetto di gioco.
Enrico Brigi