La nuova legge sull’aborto in Spagna

Da Chechimadrid

Oggi, vigilia di Natale, mi piacerebbe parlare di piaceri (amori, amicizie, famiglie, mangiate, ritorni) e invece la politica spagnola mi obbliga a dimenticare qualsiasi svago per concentrarmi sulla nuova legge sull’aborto, quanto di più deplorevole e imbarazzante abbia letto negli ultimi anni.

La nuova norma, presentata venerdì scorso dal ministro di Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón ed approvata, si chiamerà Ley Orgánica de Protección de la Vida del Concebido y de los Derechos de la Mujer Embarazada e concretamente cancella il diritto all’aborto così come era stato pensato dalla legge approvata dal Governo Zapatero nel 2010.
I principali aspetti di questa riforma legislativa di Gallardón sono:
1. L’aborto si permette se esistono pericoli per la saluti fisica o psichica della donna, o nel caso di violenza sessuale
2. Nel caso di pericoli fisici o psichici della donna si potrà abortire entro 22 settimane di gestazione, nel caso di violenza entro 12 settimane. In caso di violenza sessuale la donna deve aver denunciato l’aggressione.
3. Il rischio per la salute fisica o psichica della madre dovrà essere dimostrato in forma sufficiente da due analisi mediche emesse da due medici diversi che praticano l’aborto. I medici devono essere specialisti nella patologia che genera la decisione.
4. I medici che realizzano l’analisi della donna e del feto non potranno lavorare nello stesso centro dove si praticherà l’intervento
5. Quando il pericolo per la salute psichica della madre ha causa in una anomalia fetale incompatibile con la vita si richiede un informe medico sulla madre e un altro sul feto, per provare la suddetta anomalia
6. Se l’anomalia incompatibile con la vita non fosse stata individuata entro le prime 22 settimane di gestazione l’aborto potrà praticarsi dopo, sempre e quando si compiano i requisiti anteriori
7. Si permette l’obiezione di coscienza di tutti i professionisti sanitari che partecipano o collaborano al processo dell’interruzione di gravidanza (diagnostico o intervento). Per questo i professionisti sanitari dovranno comunicarlo per iscritto al direttore del centro entro i primi cinque giorni di lavoro presso il centro sanitario
8. Si proibisce la pubblicità delle cliniche che praticano gli aborti. Il signor Ministro Gallardón (che già in quanto uomo stupido dovrebbe tacere, a mio avviso) afferma che l’aborto “No es un producto de consumo y esa información solo deben facilitarla los especialistas”.
9. In caso di minorenni sarà obbligatorio la partecipazione dei titolari della patria potestà
10. Praticare un aborto fuori da queste regole non avrà ripercussioni penali sulla donna. Non è specificato se ci saranno sanzioni amministrative.

La filosofia di questa nuova legge è la stessa identica che si applicò nel 1985.

Pare che a nessuno venga in mente che una donna non ha mai piacere ad abortire, e che l’unico modo per evitare una scelta cosi drammatica è tutelare la donna sotto un profilo professionale, offrire strutture e servizi che rendano DAVVERO compatibili famiglia e lavoro, dare sovvenzioni economiche, aiutare all’inserimento lavorativo, supportare la madre e dare alternative concrete e reali per evitare l’interruzione di gravidanza.
Secondo il nostro imbarazzante Ministro impedire e complicare è la sola alternativa. Evidentemente lui non pensa agli aborti clandestini, agli aborti all’estero, al rispetto personale.

Ancora una volta qualcuno si concentra sul diritto del feto e non su diritto della donna, che può avere infinite motivazioni per abortire e tutte saranno valide e da rispettare perché sono sue, della madre. Non del Ministro.

Che fortunata coincidenza proporre ed approvare questa legge mentre tutti siamo a casa a banchettare!

Approfittiamo di questo periodo natalizio di presunta spiritualità per riflettere sui nostri diritti, e sul rispetto della vita di chi è vivo, non solo di chi lo sarà.


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