La nuova stagione politica dei cattolici

Creato il 01 giugno 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Una nuova stagione politica dei cattolici? La domanda è d'obbligo e questo intervento del Ministro Lorenzo Ornaghi ne conferma quasi l'ovvietà. Il paese sembra aver imboccato una strada non percorribile a fianco di una classe politica dimostratesi inadeguata a gestire il paese. Abbiamo anche visto che in questa classe politica il richiamo ai valori, di cui la Chiesa si ritiene portatore, è stato strumentalizzato e finalizzato all'affermazione personale da gran parte dei politici dichiaratamente cattolici. 
Già questo blog aveva dedicato un breve post a questo intervento del Ministro a Fidenza, ora riprendo e trascrivo un più completo commento apparso sul numero odierno del settimanale "Il  Risveglio". 

Il ministro dei Beni Culturali prof. Lorenzo Ornaghi 

Al Centro interparrocchiale S. Michele la lectio magistralis del ministro dei Beni e delle attività culturali "La politica torni ad essere espressione di valori condivisi al servizio del bene comune"
“Grazie per aver mantenuto la parola data, grazie per essere qui tra noi nonostante i suoi numerosi impegni”: con queste parole Chiara Bruni, a nome dell’Azione Cattolica ha accolto lunedì 28 maggio il ministro dei Beni Culturali, prof. Lorenzo Ornaghi, venuto al Centro S. Michele a parlare di un tema di scottante attualità: “Una nuova generazione di cattolici in politica”. E il presidente diocesano dell’associazione Massimiliano Franzoni ha voluto sottolineare la determinazione con la quale, grazie anche alle sollecitazioni del nostro Vescovo, ci si è assicurati la presenza dell’illustre ospite nell’ambito di un’iniziativa di grande rilievo come è la scuola all’impegno politico e sociale. “È vero: siamo un piccolo paese, ma cerchiamo di pensare in grande”. Prima del ministro hanno preso la parola il sindaco di Fidenza Mario Cantini (che, citando recenti studi del Censis e i dati Istat, ha sottolineato la necessità di rimettere al centro la persona perché il cosiddetto “ascensore sociale” torni a dare eguali opportunità a tutti i cittadini e la politica ridiventi espressione autentica degli interessi delle varie comunità) e il vice presidente della Provincia di Parma Pierluigi Ferrari (che, nel salutare positivamente l’azione del governo Monti, ha auspicato per il nostro Paese una crescita non solo economica e sociale, ma anche etica). “Perchè una nuova generazione di cattolici in politica?” si è chiesto il prof. Ornaghi in apertura del suo intervento. A questa domanda non si può rispondere se non si prendecome punto di riferimento la crisi attuale. Le sue origini vanno ricondotte a errori di prospettiva commessi in passato che, privi di una visione lungimirante dei problemi, ci hanno impedito di vedere le cose con il realismo necessario. Così è accaduto, per esempio, con la globalizzazione, sempre declinata in termini positivi (che pure sono presenti) per le grandi opportunità offerte ai mercati mondiali ma senza prendere in considerazione i possibili contraccolpi di segno negativo che gli ultimo 4 anni hanno posto drammaticamente sotto i nostri occhi. Mi limito ad elencarne alcuni: la speculazione che aggredisce i Paesi più in difficoltà nel pareggio dei conti pubblici e le monete più deboli; l’instabilità politica che ne deriva con le gravi conseguenze a livello sociale; il risorgere dei nazionalismi nel continente; e soprattutto, la costruzione dell’Unione Europea che mostra pericolosi segni di cedimento. Quanto all’Italia, a partire dai primi anni ‘90 stiamo vivendo una lunga fase di transizione che non ha dato luogo, dopo il vuoto lasciato dalla scomparsa della Democrazia Cristiana, a un nuovo assetto politico e istituzionale stabile. Come se ne esce? Non certo con formule di piccolo cabotaggio dettate dalla convenienza di un singolo partito, ma con una grande visione di insieme che sia espressione di valori condivisi e si renda capace di mobilitare le energie migliori del Paese. E qui i cattolici, eredi di una grande tradizione e di una storia prestigiosa, sono chiamati a fare la loro parte assumendosi un compito che diviene con il passare del tempo sempre più urgente e decisivo per le sorti della nostra Repubblica. Essi però debbono riappropriarsi di chiari punti di riferimento ai quali il Papa ci richiama continuamente: la coerenza con la fede professata; una vita esemplare i cui principi siano dettati da un profondo senso morale; lo spirito di servizio e la passione per il bene comune. Solo in questo modo si potrà avviare in Italia una nuova stagione politica che guardi al futuro con fiducia e speranza per un’Europa dei popoli dalla quale dipende l’avvenire delle giovani generazioni. Ma il contributo dei cattolici passa anche attraverso una nuova classe dirigente che, adeguatamente formata e preparata, possa arricchire la qualità della politica e delle istituzioni perché esse tornino ad essere vicine al comune sentire della gente. In chiusura l’intervento del Vescovo di Fidenza, mons. Carlo Mazza, ha ripreso alcuni temi del relatore. In primo luogo la virtù di mantenere la parola data, cioè di far seguire alle promesse i fatti. In secondo luogo la necessità di dare l’esempio: come ha fatto il ministro che non si è presentato come il professore, ma come il testimone. In terzo luogo il problema della leadership: le classi dirigenti non si inventano, ma si formano attraverso un progetto a medio e lungo termine. Anche quella dell’impegno politico è una vocazione: si studia, ci si impegna, ci si aggrega se davvero crediamo in qualcosa. Le competenze sono necessarie, ma non bastano: in una società che si trasforma continuamente dobbiamo crescere a stretto contatto con la realtà che ci circonda. (M.F.)