La "nuova" striscia la notizia: dov'e' la rivoluzione? ridateci virginia!

Creato il 18 ottobre 2013 da Carloca
                       
Striscia la notizia 2013/14, ovvero la rivoluzione che doveva esserci (forse) e che non c'è stata. Venti giorni di Virginia Raffaele sono stati un'autentica boccata d'aria fresca, poi tutto è tornato come prima e la "restaurazione" sarà completata fra qualche settimana, con la rentrée in pompa magna della premiata ditta Greggio - Iacchetti. Un vero peccato: la sensazione è che Antonio Ricci, deus ex machina del tg satirico, sia stato il primo a non credere in uno svecchiamento del format. Svecchiamento che del resto si era fermato alla superficie: i velini al posto delle veline, forse cavalcando l'onda lunga del moralismo perbenista di stampo boldriniano, e il fugace inserimento nel cast, come conduttrice - jolly - battitrice libera, della citata Virginia. FUORICLASSE - Il più grande talento comico espresso dalla tv nostrana nell'ultimo lustro, benché depotenziato in un ruolo che ne limitava la verve artistica, ha comunque lasciato il segno nella sua breve presenza al bancone di Striscia. Qualcuno ne ha parlato come di un pesce fuor d'acqua, molti ne hanno sottolineato lo scarso feeling con Michelle Hunziker, a me è parsa la pedina più fresca e briosa dello scacchiere del programma: la conduzione nei panni delle sue caricature più riuscite (Belen, la Minetti, soprattutto Ornella Vanoni) è stata un'invenzione azzeccata e godibile. Poteva forse rendere di più, ma la ragazza si è trovata paracadutata in un contesto cristallizzato da anni di immobilismo.
STILE GUARDI' - "Striscia", infatti, per certi versi ricorda le trasmissioni di Michele Guardì: da tempo immemore uguale a se stessa, con pochissime innovazioni più formali che sostanziali. Sarà anche vero che le sole tre settimane di permanenza della Raffaele erano previste fin dall'inizio, ma resta da chiedersi il perché, anzi, un... duplice perché, che riguarda entrambe le parti in causa: perché lo staff di Striscia ha voluto gettare fumo negli occhi con un abbozzo di rivoluzione fatta subito rientrare nei ranghi? E perché Virginia ha accettato un impegno così limitato nel tempo, quando la sua influenza sulla trasmissione avrebbe potuto avere effetti benefici solo sulla lunga distanza? Dicevo di una "Striscia" cristallizzata (talmente cristallizzata, per inciso, da subire passivamente l'assurda innovazione del break pubblicitario delle 21, che giunge a interrompere arbitrariamente qualsiasi cosa vi sia in onda in quel momento, senza annunci preventivi, roba che ormai si vede difficilmente anche nelle più modeste emittenti locali). E' un prodotto televisivo che ormai va avanti per forza di inerzia: le rubriche e gli inviati sono grosso modo gli stessi da non so più quante stagioni. Va già bene che siano stati pensionati (per il momento) personaggi assolutamente improponibili, come il Cicalotto e Super Bottom, che con la loro irritante antipatia facevano probabilmente perdere efficacia alle inchieste (e personalmente mi portavano istintivamente a cambiar canale...).
CHIAMBRETTI, VELINI E VELINE - Però, dopo 25 anni di onorato percorso catodico, ci vorrebbe forse un quid in più. Poteva esserlo Virginia, non credo lo sarà Chiambretti (anche per lui, comunque, militanza di breve durata), un personaggio che si inserisce nella tradizione dei più classici conduttori di Striscia, che avrebbe la verve per regalare qualche guizzo satirico - polemico in più (non troppi, comunque...) se non dovesse confrontarsi con quella che è la caratteristica storica del programma, sua forza ma anche suo limite: fa tutto Ricci, e la sensazione trasmessa al telespettatore è che chi sta in studio si limiti ad eseguire, a diffonderne il verbo, aggiungendo poco di suo. Con la Raffaele sarebbe stato un po' diverso, l'impronta del suo camaleontico talento, ripeto, si avvertiva già evidente. Riguardo al cambio veline - velini - veline, poco da dire: non so cosa avesse in testa Ricci, probabilmente è stato tutto studiato, un contentino dato ai cantori dell'antivelinismo: in questa sventurata epoca, per certi versi di stampo medievale, si è improvvisamente scoperto che la valorizzazione del fascino femminile è il male assoluto, laddove soubrettine e ballerine discinte hanno occupato per decenni i teleschermi anche dalle prestigiose antenne della tv di Stato, e i concorsi di bellezza han regalato sogni e lanciato carriere importanti. In realtà non sono state le varie Canalis e Corvaglia a portare al degrado del ruolo della donna nella società, tuttavia i maschietti ballerini a mostrare le loro grazie potevano anche starci, perché il problema di Striscia non è in queste figure, tutto sommato marginali, maschi o femmine che siano: il problema, lo ribadisco, è cercare una via al rinnovamento.
ALLARGARE GLI ORIZZONTI - Nonostante l'appellativo di "tg satirico", la forza del programma non è mai stata la satira politica, all'acqua di rose sia verso la destra sia verso la sinistra, al di là delle superficiali accuse di berlusconismo, perché se il Cavaliere veniva "carezzato" con banalità del genere "Cavaliere mascarato", ad esponenti della parte opposta come D'Alema si riservava il "Fu - fu", ossia nulla di particolarmente devastante. No, Striscia ha tratto la sua linfa dalla denuncia di truffe e ingiustizie "di basso profilo", ma anche in questo ambito si è avvitata in una ripetitività che non le giova. Non esistono solo falsi medici e maghi ciarlatani, l'universo dei "disonesti terra terra" è a spettro piuttosto ampio. Ecco, magari si cominci da qui, da un allargamento degli orizzonti, nel rinfrescare il format, affinché guardare Striscia non diventi una stanca abitudine che addormenta le coscienze e spegne l'indignazione, scolorando nella routine le piccole grandi ingiustizie di ogni giorno. 

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