La pace del cuore

Da Eleonoraely

di
Padre Jacques Philippe


Ultima parte

Ce lo dicono i Santi
Maria Dell'incarnazione(1566-1618)


Abbandono alla volontà di Dio
Se potessimo con un solo colpo d'occhio interiore vedere quanto vi è di buono e misericordioso nel 
disegno di Dio su ciascuno di noi - anche nelle cose che chiamiamo disgrazie, dispiaceri, afflizioni - saremmo tanto felici da gettarci tra le braccia della volontà divina con l'abbandono di un piccolo che si getta tra le braccia di sua madre. Agiremmo, in ogni circostanza, con l'intenzione di piacere a Dio, poi, ci manterremmo in un santo riposo, ben certi che Dio è nostro Padre e desidera la nostra salvezza più di quanto la desideriamo noi stessi.
Francesco Maria Libermann (1804-1852)

Estratti di lettere di direzione spirituale.


La pace, regno di Gesù nell'anima
Gli strumenti più validi per stabilire in noi il mirabile regno di Gesù sono esattamente lo spirito d'orazione  continua e la pace dell'anima... Tenete sempre bene in mente questa verità e fissatela solidamente nello spirito e nel cuore: il modo più importante, ed anche infallibile, per essere sempre in questo stato di continua orazione è di mantenere la propria anima in pace di fronte a nostro Signore. Fate bene attenzione alle parole « mantenere la propria anima in pace »: sono termini usati dal nostro divin Maestro. Bisogna che la vostra anima sia raccolta in se stessa o, piuttosto, in Gesù che vi dimora, non certo imprigionata e rinchiusa da un chiavistello di ferro ma da un dolce, delicato riposo in Gesù che la tiene tra le braccia. Lo sforzo e la tensione restringono l'anima ma un dolce riposo, un sereno modo di agire, una pacata azione interiore, misurata e tranquilla, la dilatano.
La pace, condizione della docilità allo Spirito

La nostra anima, scompigliata e scossa dalle proprie forze, girata e rigirata a destra e sinistra, non può 
più lasciarsi andare allo Spirito di Dio... Se solo volesse abbandonarsi ad Esso, e da Lui lasciarsi condurre, troverebbe la sua forza, la sua ricchezza e tutta la sua perfezione. Ma poiché se ne allontana, e vuole agire da sola, non trova in sé che il turbamento, la miseria e l'incapacità più assoluta... Dobbiamo aspirare a questa pace e a questa moderazione interiore, per non poter più vivere se non in Dio e per Dio.Questo nella massima dolcezza e nella massima sottomissione, procurando anche di astrarsi continuamente da se stessi. Bisogna dimenticarsi, per volgere incessantemente la propria anima verso Dio e mantenerla dolcemente e tranquillamente alla sua presenza.
Fiducia in Dio
Vorrei seriamente rimproverarvi perché avete così poca fiducia in nostro Signore. Non bisogna temerlo, sarebbe procurarGli un grave oltraggio, a Lui, tanto buono e dolce, tanto amabile e pieno di dolcezza e di misericordia verso di noi. Potete sì stare davanti a Lui nella confusione totale a causa della vostra povertà e della vostra bassezza, ma occorre che questa confusione sia quella del figliol prodigo dopo il suo ritorno, fiduciosa e piena di tenerezza.
Ecco come dovete comparire davanti a Gesù, nostro buon padre e Signore. Voi vivete sempre col timore di non amarlo: probabilmente è proprio in quel momento, miei figli carissimi, che lo amate maggiormente e che vi è più vicino che mai. Non misurate il vostro amore per nostro Signore con la vostra sensibilità, essa è una ben misera misura. Abbandonatevi nelle Sue mani con fiducia e il vostro amore crescerà sempre più. Non ve ne accorgerete, ma questo non è affatto necessario.
Non turbarsi per le proprie miserie
Non turbatevi mai per le vostre miserie. Alla loro vista mantenetevi nell'umiliazione e nella bassezza 
davanti a Dio, se questo vi è dato dall'alto e siate in una grande pace. Opponete a qualunque genere di miseria la dolcezza, la pace, la soavità e la moderazione interiore, al suo cospetto, abbandonandovi semplicemente nelle Sue mani affinché faccia di voi ed in voi quanto a Lui sembrerà buono, desiderando dolcemente e tranquillamente di non vivere che per Lui, con Lui ed in Lui.
Non turbarsi per la propria apparente tiepidezza
Non lasciatevi abbattere né scoraggiare se vi sembra di non fare niente o di essere vili e tiepidi, se vedete che siete ancora soggetti ad affezioni naturali, a pensieri d'amor proprio o a tristezze. Procurate semplicemente di dimenticare tutte queste cose e volgete il vostro spirito verso Dio, mantenendovi davanti a Lui nel costante e tranquillo desiderio.  Egli faccia di voi ed in voi il suo santo e buon piacere, non cercate altro se non dimenticarvi e camminare davanti Lui nella vostra povertà, senza mai guardare a voi stessi.) Fin quando vi occuperete di questi moti della natura sarete troppo presi da voi stessi; finché ciò
avverrà non potrete avanzare di molto nel cammino verso la perfezione. Tali moti non cesseranno che 
quando li disprezzerete e li dimenticherete. D'altra parte, vi assicuro che non sono di alcuna importanza né conseguenza. Non ve ne curate, e non vedete altro che Dio. E questo mediante la pura e semplice fede.
Non inquietarsi per le proprie cadute
Dimenticate sempre il passato e non inquietatevi mai per le vostre cadute, per numerose che possano 
essere. Tutte le volte che vi rialzerete nulla potrà nuocervi, mentre potreste essere in pericolo nel caso vi scoraggiate o affliggiate troppo per quel motivo. Fate tutto nella massima calma e nel modo più riposante che potete e fatelo per il grandissimo, purissimo e santissimo amore di Gesù e di Maria.
Pazienza nel camminare
Uno dei più grandi ostacoli nel cammino verso la perfezione è quel desiderio frettoloso ed irrequieto di avanzare possedere le virtù che sappiamo di non avere. Il vero modo, invece, per avanzare stabilmente e a grandi passi è di pazientare e sedare tali inquietudini... Non superate la vostra guida per paura di perdervi e di andare fuori strada sul cammino che vi traccia, poiché allora, invece di arrivare sani e vivi, cadrete in un precipizio. Questa guida è lo Spirito Santo. Con la vostra opera e le vostre inquietudini, col vostro turbamento e la vostra premura lo superate col pretesto di voler andare più in fretta. Che succede, allora? Andate fuori strada dove il terreno è più duro e accidentato e, lungi dall'avanzare, perdete il vostro tempo.
Lasciare agire lo Spirito di Dio
Quando piacque a Dio di creare l'universo lavorò sul nulla. Vedete bene quali cose meravigliose ha fatto! 
Così, se vuole lavorare in noi per operare cose infinitamente al di sopra di tutte le naturali bellezze modellate dalle Sue mani, non ha certo bisogno che ci diamo tanto da fare per aiutarlo... Lasciamolo piuttosto fare. Egli si compiace di operare sul nulla. Manteniamoci nella pace e nella tranquillità, davanti a Lui, e seguiamo gli impulsi che ci dona. Facciamo dunque dimorare la nostra anima nella pace e le nostre capacità spirituali nel riposo, al suo cospetto, aspettandoci da Lui solo ogni impulso e ogni vitalità.Procuriamo di non avere nessun impulso, nessuna volontà se non in Dio e nello Spirito di Dio... Bisogna dimenticarsi, per volgere continuamente la propria anima verso Dio e lasciarla riposare dolcemente e tranquillamente davanti a Lui.
Moderare i propri desideri
L'occupazione principale della vostra anima dev'essere la moderazione dei vostri moti, l'acquisizione di un'umile sottomissione e l'abbandono nelle mani di Dio. Vi è permesso - ciò è anche auspicabile per voi - il desiderare di avanzare spiritualmente, ma questo desiderio dev'essere calmo, umile e sottomesso al
beneplacito di Dio. Un povero che chiede l'elemosina con violenza ed impazienza non ottiene nulla. Se lo fa con umiltà, dolcezza e affetto, commuove gli uomini a cui la chiede. I desideri troppo violenti vengono dalla natura. Tutto quello che viene dalla grazia è dolce, umile, moderato, riempie l'anima e la rende buona e sottomessa a Dio. Dovete principalmente applicarvi a moderare i moti dell'anima, a tenerla nella calma davanti a Dio, ad essere sottomessi ed umili al suo cospetto. 
È vostro desiderio avanzare nella via della santità? Ebbene, sappiate che è Lui a donarvi questo desiderio e che è proprio Lui a doverlo realizzare. San Paolo dice che il Signore ci dona il volere ed il fare. Non possiamo desiderare nulla da soli nell'ordine della grazia. Ecco allora che il Signore ci dona questo volere.
Quando abbiamo questa volontà non possiamo tradurla in atto da soli. Il Signore ci dona allora il fare. Il nostro ruolo è di mantenerci fedeli nel seguire la sua guida e di lasciarGli operare in noi quanto ritiene essere il meglio. Prendercela a male, affrettarci per eseguire quanto di buono ci ispira vuol dire guastare l'opera dalla grazia in noi e ritardare la nostra perfezione. Non cerchiamo subito di essere perfetti ma adempiamo con calma, in una serena fedeltà, quanto ci richiede. Se a Lui piace condurre la nostra barca più lentamente di quanto noi desideriamo, restiamo sottomessi al suo divino e buon piacere. 
Allorché vediamo in noi sempre gli stessi difetti, mostriamoci a Lui nella nostra bassezza, apriamogli l'anima affinché possa vedere le nostre piaghe e le nostre cicatrici e Gli piaccia guarirci come e quando voglia. Preoccupiamoci solo di non seguire l'impulso di quei difetti. A tal fine restiamo umilmente prostrati alla Sua presenza, alla vista della nostra povertà e della nostra miseria, sopportando gli assalti di questi difetti con calma, pazienza, dolcezza, fiducia e umiltà davanti a lui, ben decisi a essere interamente suoi in mezzo a questi difetti, a non più inseguirli e a sopportarli fino alla fine della nostra vita, se questo è il suo desiderio. Poiché, osservate bene, una volta che la nostra anima non acconsente più a questi difetti non è colpevole e Dio stesso non è più offeso. Al contrario, questa ne trarrà grande vantaggio per il suo progresso.
Vivere l'istante presente
Siate docili e plasmabili nelle mani di Dio. Per arrivare a questo sapete cosa occorre: mantenersi nella pace e nel riposo; non inquietarsi mai e non turbarsi per niente; dimenticare il passato; vivere come se non esistesse l'avvenire; vivere per Gesù nel momento in cui si vive o piuttosto vivere come se non si avesse vita in sé, lasciando Gesù vivere in noi a suo agio; camminare cosi in ogni circostanza, senza timore e preoccupazione, come si conviene ai piccoli di Gesù e di Maria; non pensare mai a sé 
volontariamente; abbandonare la cura della propria anima solo a Gesù, ecc... È Lui che l'ha presa con forza, gli appartiene, sta dunque a Lui averne cura perché è una sua proprietà. Non temete tanto il giudizio d'un Maestro così dolce. Per lo più bandite tutti i timori e rimpiazzateli con l'amore. Così facendo, agite dolcemente, soavemente, con lentezza, senza vivacità e senza impeto. Lasciatevi andare, quando ce n'è bisogno, camminando così nella massima soavità, nel massimo abbandono e in una piena fiducia.
Il tempo di questo esilio terminerà e Gesù sarà nostro e noi suoi. Allora ogni nostra tribolazione sarà una corona di gloria che metteremo sul capo di Gesù, poiché ogni gloria appartiene a Lui.