Autentico e presente: come un concerto di
Se esistessero ancora i 45 giri in vinile e se questo romanzo fosse uscito su disco anziché dopo 10 anni di elaborazione da parte del suo autore, Jonathan Franzen, l’incipit del lato A sarebbe la frase di Giorgio Gaber“Vorrei essere libero, libero come un uomo”, quello della canzone “La libertà”, ma la chiusura, quella del lato B, dovrebbe essere senza dubbio da “Hungry Heart” di Bruce Springsteen: “Don’t make no difference what nobody says – Ain’t nobody like to be alone.” A nessuno piace stare solo.
Devo fare una premessa. Questa Cover è stata scritta sotto l’effetto stupefacente del concerto di Bruce Springsteen del 7 giugno 2012 a San Siro. Sono tornata a casa proprio con la sensazione di aver assistito a qualcosa di memorabile, esaltante e senza paragoni. Un rito collettivo vero, un’esperienza quasi letteraria, da storia della musica, con una scaletta incentrata su un crescendo di brani scelti per raccontarci della crisi, delle macerie, di ricostruire, degli affetti che ci lasciano, ma che sono con noi per sempre e di quelle cose che però ci fanno continuare a vivere, correre, stare male e star bene, scappare e rimanere che sono la musica, la libertà, le persone a cui siamo legati.
Mi sono chiesta come può quest’uomo di quasi 63 anni, fare un concerto di circa 4 ore senza una pausa, una superstar del Rock and Roll che vende milioni di dischi e che riempie in ogni angolo del mondo, sempre, dico sempre da oltre 30 anni, stadi da 60.000 persone e palazzetti da 10.000,come può tenerci inchiodati, legati, appassionati, appesi alla sua voce mentre ci canta in prima persona di gente che perde il lavoro, dell’operaio della raffineria che si sente come un cane che ha preso troppi calci, delle città in rovine, della tessere del sindacato ricevuta come regalo di nozze, perché ora devi lavorare e mantenere la tua giovane sposa incinta o ancora di debiti che nessun uomo onesto avrebbe mai potuto ripagare? Può, perché è autentico. I testi delle sue canzoni sono una sorta di “Antologia di Spoon River” della gente comune dei nostri giorni. Tu gli credi perché non ha mai smesso di essere il figlio del disoccupato irlandese e della mamma italiana che teneva in piedi la famiglia. Perché porta i figli a scuola personalmente e a metà di un concerto saluta la moglie sua corista che è rimasta a casa “with the kids”; ed è credibile perché non ha mai smesso di pensare di esistere solo nel momento in cui si può presentare al mondo dietro alla sua chitarra. E alla fine ti fa sentire bene, ti redime. Lui è quello che canta, lui è una persona vera, quindi quello che canta e suona è vero. Autentico. Il 22 maggio 1974 l’allora critico musicale Jon Landau scrisse la storica frase “Ho visto il futuro del rock’n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen“.
Il 23 agosto 2010 il Time, la testata più autorevole degli Stati Uniti, ha dedicato la copertina di tutte le edizioni mondiali a “The Great American Novelist.”.
Jonathan Franzen. Perché, traduco liberamente, non è il più famoso o il più ricco, i suoi personaggi non risolvono casi o hanno poteri magici o vivono nel futuro. Ma con il suo ultimo romanzo, “Libertà”, Franzen ci dice come viviamo tutti adesso. Ecco perché al ritorno dal concerto di Milano di Springsteen mi è venuto in mente Franzen e il suo romanzo: perché è altrettanto autentico e forse, se non sarà il futuro, sicuramente è il presente del romanzo oggi. Un presente che resterà nel tempo, perché la sua è letteratura. Certo non ci parla di disoccupati o homeless o rapinatori o di chi asfalta le superstrade. Ma ci parla di noi, di come ci dibattiamo fra i nostri ideali, gli intricati rapporti famigliari di ciascuna delle più normali famiglie, come hanno influito i nostri genitori e come noi influiamo sui nostri figli, come vorremmo essere liberi di rovinarci la vita con le nostre stesse mani, ma non possiamo esistere senza i legami con la nostra famiglia, che ogni tanto ci potrà anche far arrabbiare e deprimere per la fatica costante di conciliare questa libertà con il più normale impegno quotidiano. Ma è una parte di noi. E come siamo noi? Un po’ idealisti, un po’ qualunquisti, un po’ seri e affidabili e un po’ stravaganti, un po’ liberi e un po’ invischiati, ma spesso bisognosi di approvazione. La famiglia, gli amici, gli ideali ci danno o ci tolgono la libertà? La difficoltà , la depressione, le persone che amiamo ci allontanano dalla libertà o ci stimolano? Saremmo gli stessi anche soli, soprattutto saremmo migliori e più liberi? O saremmo inutili e irrisolti? E non importa che tu sia sposato con figli o solo e sregolato, non importa che tu abbia ideali politici e fede religiosa o tu sia completamente menefreghista, che tu sia moglie o marito, che tu sia genitore o figlio, che tu sia su di giri o depresso. Tu ti farai queste domande, perché esisti, qui e ora. E non saprai mai convinto della risposta che di volta in volta ti darai.
Jonathan Franzen è nato nel 1959 da madre americana e padre tedesco, Ha studiato a Berlino e vive negli Stati Uniti. È stato consacrato nel 2001 da “Le correzioni”, il suo terzo romanzo. “Una persona poteva ritrovarsi ad amare nemici e mendicanti e genitori ridicoli, gente che era stato così facile tenere a distanza e verso la quale, se in un momento di debolezza ci si lasciava andare ad amarla, si acquistava poi un’eterna responsabilità.”L’argomento centrale sono le relazioni umane in generale e il peso della famiglia in particolare.
Nel 2008 è stato segnato dal suicidio dell’amico-rivale David Foster Wallace.
“Libertà”, il suo quarto romanzo, è uscito dopo 9 anni dal romanzo precedente, nel 2010 negli Stati Uniti e nel 2011 inItalia. Egli stesso nelle interviste e presentazioni, racconta della fatica di questa scrittura e di come si parli di lui, della sua famiglia di origine, dei suoi ideali politici e sociali. Famiglia e libertà. È un capolavoro di 622 pagine. E quando le finisci, vorresti telefonare ai tre protagonisti, Walter e Patty – i coniugi Berglund – e Richard Katz, l’amico sregolato e attraente terzo polo di una relazione di una vita; e vorresti sapere cosa stanno facendo ora, se stanno meglio, come si sentono dopo essersi fatti tanto bene e tanto male. Se sono ancora in contatto fra loro. E vorresti poter dire che li capiresti sia se fossero ancora amici sia se non avessero più voglia di aver a che fare l’uno con l’altro. Perché sono come te, mai liberi quanto vorrebbero, mai insieme come vorrebbero. Perché come nella vita quotidiana, in quella tua, della tua famiglia, dei tuoi amici, dei tuoi figli, non puoi mettere un punto definitivamente.
“Libertà” di Jonathan Franzen, Einaudi 2011.
… I Berglund appartenevano a quella specie di progressisti con gravi problemi di coscienza, che dovevano perdonare tutti per farsi perdonare la propria fortuna, che non avevano il coraggio dei propri privilegi.
… Il dolore di Walter era onnicomprensivo, riferito sia alla propria perdita sia alla vita sacrificata della madre ma anche, in un certo senso, era attenuato dal fatto che quella morte rappresentava un sollievo, una liberazione: la fine della responsabilità nei confronti di Dorothy e la rottura del vincolo più forte con il Minessota. … (Patty) soffriva all’idea che neppure una persona dall’animo generoso come Dorothy facesse eccezione alla regola che tutti, in definitiva, muoiono soli.
…Dal punto di vista intellettuale, Walter era senz’altro il fratello maggiore e Richard il gregario. E tuttavia, per Richard l’intelligenza così come la bontà erano solo fattori secondari rispetto allo sforzo competitivo principale. Era questo che Walter aveva in mente quando diceva di non fidarsi dell’amico. Non riusciva a liberarsi della sensazione che Richard gli nascondesse qualcosa, un lato oscuro che usciva nella notte, per perseguire scopi inconfessabili, e che tenesse alla loro amicizia purché fosse chiaro che era lui a comandare. Richard diventava inaffidabile soprattutto quando c’era di mezzo una ragazza … si stancava in fretta delle ragazze e finiva sempre per sbarazzarsi di loro, tornava da Walter, del quale non si stancava mai. Ma Walter trovava sleale che il suo amico impiegasse tenta energia per conquistare persone che nemmeno gli piacevano. Si sentiva piccolo e debole nel suo ruolo di porto sicuro. Era tormentato dal fatto … di impegnarsi più di lui per far funzionare la loro amicizia.
- … non ci hai rimesso nulla. Semplicemente non hai guadagnato quello che speravi.
- Erano comunque soldi che mi spettavano.
- Joey, fare soldi non è un diritto.
… Ma quando i bicchieri anziché un paio, diventarono sei o otto, tutto cambiò. La sera Walter aveva bisogno di trovarla sobria per poterle elencare le carenze morali del figlio Joey mentre Patty aveva bisogno di non essere sobria per non doverlo ascoltare. Non era alcolismo, era autodifesa.
…C’era una pericolosa tristezza nei primi minuti di attività mattutina altrui; sembra che il silenzio soffra, quando qualcuno lo rompe. Il primo minuto della giornata lavorativa ci ricorda tutti gli altri minuti di cui è fatto il giorno e non è mai un bene pensare ai minuti come entità singole. Solo dopo che altri minuti si sono uniti al primo, nudo e solitario, il giorno assume un’identità più stabile. Patty attese quel momento, poi uscì dal bagno.
… – Sei ebrea anche tu – disse Joey. – Quindi lo sono anche io. E anche Jessica.
(la madre Patty) - No, questo è vero solo se lo vuoi credere, – rispose lei … – Sai – proseguì, – per quel che riguarda la religione noi siamo solo quello che diciamo di essere. Nessuno può decidere al nostro posto.
- Ma tu non hai nessuna religione.
… (la figlia Jessica) – Ti voglio bene papà.
(il padre Walter) – Ti voglio bene anche io, tesoro.
Si lascio scivolare di mano il telefono e rimase sdraiato per un po’ a piangere, in silenzio, scuotendo l’intelaiatura del letto dozzinale. Non sapeva cosa fare, non sapeva come vivere. Ogni novità che incontrava nella vita lo spingeva nella direzione opposta, anch’essa in apparenza giusta. Non esisteva un filo conduttore: si sentiva una pallina da flipper puramente reattiva, in un gioco il cui unico obiettivo era rimanere in vita per il semplice gusto di farlo.
… (Richard) … la sua opinione sulla personalità depressiva e sulla sua caparbia persistenza nel patrimonio genetico umano era che la depressione rappresentava un adattamento riuscito al dolore e alla fatica incessanti.Pessimismo, sensazione di inutilità e mancanza di valore, incapacità di trarre soddisfazione dal piacere, tormentosa consapevolezza del generale lerciume del mondo; per gli antenati paterni di Katz (Richard), ebrei scacciati da uno shtetl all’altro da implacabili antisemiti, come per i vecchi angli e sassoni di parte materna, che faticavano per coltivare segale e orzo su terreni poveri e nelle estati brevi dell’Europa settentrionale, sentirsi perennemente male e aspettarsi il peggio erano metodi naturali per mantenersi in equilibrio con la propria condizione abbietta. … Questo non era il modo ottimale per vivere ma aveva i suoi vantaggi evolutivi.Nelle situazioni negative i depressivi tramandavano i propri geni, sia pure con disperazione, mentre i volenterosi si convertivano al cristianesimo o si trasferivano in località più amene. Le situazioni negative erano la nicchia di Katz, come le acque torbide sono la nicchia della carpa. …ora Richard avrebbe potuto ricominciare a suonare, se non gli fosse capitato l’incidente del successo. Si dibatteva qua e là come una carpa, mentre le sue branchie psichiche si sforzavano invano di trarre un po’ di negatività da un’atmosfera di abbondanza e approvazione. Non era mai stato tanto libero dai tempi della pubertà e neppure così vicino al suicidio.
… – Tutto gira intorno allo stesso problema, le libertà personali, – disse Walter. – La gente è venuta in questo paese per cercare soldi o libertà. E se non hai i soldi ti aggrappi ancora di più alle libertà. Anche se il fumo uccide, anche se non puoi permetterti di nutrire i tuoi figli, anche se i tuoi figli vengono ammazzati da un pazzo armato di fucile d’assalto. Sarai anche povero, ma l’unica cosa che nessuno ti potrà mai togliere è la libertà di sputtanarti la tua vita come ti pare e piace. … – Il motivo per cui non si può abbattere il sistema in questo paese, – disse Walter, – è proprio la libertà. Il motivo per cui in Europa il libero mercato è temperato dal socialismo è che laggiù non sono così attaccati alle libertà personali. Hanno un tasso di crescita demografica inferiore, anche a parità di livello di reddito. Insomma, nel complesso gli europei sono più razionali. In questo paese in dibattito sui diritti non è razionale. Si svolge sul piano dell’emotività, dei risentimenti, ed è per questo che la destra ha buon gioco a sfruttarlo.
… Lalitha era proprio quello che sembrava. I loro momenti di intimità, non appena si era ripreso dalle ferite, erano diventati quello che gli era sempre mancato senza che neppure lo sapesse. …
- Ma ti sei forse stancata? – le disse Walter una sera in un campeggio particolarmente bello e vuoto.
-Non ancora, – disse lei – anche se non credo di capire bene la natura. Non sono come te. Mi sembra una cosa tanto violenta … La gente parla della pace della natura, però a me non sembra affatto pacifica. Tutti si ammazzano fra loro. Addirittura peggio degli esseri umani.
- Per me, – disse Walter, – la differenza è che gli uccelli uccidono solo se devono mangiare, non lo fanno per rabbia, non lo fanno senza un motivo. Non è una cosa nevrotica. Per me è questo che rende la natura un luogo pacifico. Le cose vivono o non vivono, ma non esiste il veleno del risentimento, della nevrosi e dell’ideologia. É un sollievo dalla mia rabbia nevrotica. … si ritrovarono immersi nella rabbia che quell’estate attanagliava il paese. (siamo nel 2004, periodo di Bush figlio secondo mandato, NdR.) Per quale ragione i conservatori, che controllavano tutti e tre i rami del governo federale, fossero ancora così arrabbiati – con i rispettosi scettici della guerra in Iraq, con le coppie gay che si volevano sposare, con le specie in via d’estinzione e i loro difensori, con le tasse e il prezzo del petrolio, che erano fra i più bassi delle nazioni industrializzate, con i media convenzionali appartenenti, comunque anch’essi a gruppi conservatori, con i messicani che tranquillamente tagliavano la loro erba e lavavano i loro piatti -, per Walter era un mistero. E la rabbia dei conservatori aveva scatenato un’esplosione di contro-rabbia di sinistra da bruciargli praticamente le sopracciglia.
- Il mio problema è che la gente non mi piace abbastanza – disse – non sono convinto che possa cambiare.
- Certo che ti piace la gente. Non ti ho mai visto trattar male nessuno. Quando parli con le persone non riesci a smettere di sorridere.
… Come una sorgente fredda sul fondo di un lago caldo, l’antica depressione genetica si stava diffondendo dentro di lui: la sensazione di non essere fatto per una vita di libertà ed eroismo fuorilegge; di avere bisogno di una condizione di malcontento più monotona e duratura contro cui lottare e all’interno della quale ricavarsi un’esistenza.