"All'inizio, quando la veniamo a sapere, la notizia per noi non ha quasi nessun significato. Hanno annunciato che la prossima serie di The Real World, il programma novità di Mtv che prevede di raggruppare in una casa sette ventenni e di mandarne in onda le esistenze, sarà ambientato a San Francisco. Mtv sta cercando dei candidati. Stanno mettendo insieme un nuovo cast.In ufficio ci facciamo su qualche bella risata."Nessuno ha mai visto il programma?""No""No""Qualche pezzo qua e là"Ovviamente stiamo mentendo. Tutti l'hanno visto. Tutti noi lo disprezziamo, ne siamo attratti, e siamo morbosamente curiosi. Che sia interessante proprio per il fatto che è così brutto e che i suoi protagonisti sono così terribilmente noiosi? Oppure è perchè possiamo riconoscervi degli inquietanti tratti familiari? Forse è perchè ci corrisponde in tutto e per tutto. Guardare quel programma è come ascoltarsi in un registratore: la nostra voce è quella vera eppure, per quanto una la possa percepire come armonica e articolata, una volta fissata sul nastro magnetico e riprodotta, suona improvvisamente stridula, nasale, orrenda. Che siano così anche le nostre vite? Parliamo in quel modo, abbiamo quell'aspetto? Effettivamente potrebbe essere. Anzi, è così. Oppure no. La banalità delle nostre esistenze da classe medioalta, così vistosamente oscillanti tra la guida in stato di ubriachezza da fase liceale - da intendersi ovviamente solo in senso metaforico - e la morta civile della proprietà immobiliare e della vita familiare, specie se
Dave EggersL'opera struggente di un formidabile genioPag. 141