"Mi lanciava un'occhiata feroce attraverso l'unica lente, e poi si toglieva quei ridicoli occhiali con una lente tappata dal cartone e lasciava roteare in santa pace il suo difetto focale sinistro, che quando era irritata si accentuava notevolmente. Le parole contavano molto, per Melusina, quante volte doveva ripetermelo? Perchè le parole sono le cose, certo certo, non c'era bisogno che me lo ripetesse, avevo capito perfettamente, erano le cose trasformate in puro suono, il loro fantasma, e bisognava fare molta attenzione con le cose di questo mondo, le cose sono suscettibili, d'accordo. Ma come obiettare che il suo strabismo non si sarebbe offeso se lo chiamava semplicemente strabismo invece che difetto focale sinistro? Non si vedeva neanche tanto, se non si innervosiva, e poi aveva dei lunghi capelli biondi, e a me piaceva ugualmente, e anche della sua scarsa attitudine fisica agli eserizi ginnici non mi importava gran che, così avrei voluto dirle. Ma sarebbe stato disastroso parlarle della sua scarsa attitudine fisica agli esercizi ginnici dopo l'imperdonabile errore di averla chiamata Cleliuccia. Cleliuccia, figurarsi. Che era come la chiamava la zia Ester, quasi la odiava per questo se non fosse stata la zia Ester, che era impossibile da odiare anche con la buona volontà, perchè come fai a odiare una persona come mia madre?, mi chiedeva Clelia come per avere il mio consenso, verissimo, rispondevo subito molto sollevato, è impossibile odiare la zia Ester, è troppo buona. E' stupida, rettificava lei, non si possono odiare le persone stupide, il mio odio è per le persone intelligenti, le persone intelligenti e astute. E io capivo a chi alludeva e ho preferito cambiare discorso. Non che la cosa mi turbasse, forse non mi interessava molto, avrei preferito giocare in giardino, in fondo avevo solo tre anni meno di lei, non ero mica una compagna da disprezzare."Antonio TabucchiPiccoli equivoci senza importanzaPag. 48
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