La prima pagina di uno dei libri che mi ha tenuto compagnia in Islanda.
"Appena prese l'osso dalle mani della bimba, che era seduta per terra e lo masticava, si accorse che era umano.La festa di compleanno era giunta al culmine e il chiasso si era fatto insop- portabile. Il ragazzo delle consegne a domicilio era arrivato con le pizze e se n'era andato, i bambini si erano ingozzati e avevano bevuto bibite gasate senza mai smettere di urlare. Poi si erano alzati da tavola tutti insieme, come in risposta a un segnale convenuto, ed erano corsi via di nuovo, alcuni ar- mati di pistole e mitragliette giocattolo, i più piccoli con macchinine o dinosauri di plastica. Non riusciva a capire a cosa giocassero. Per lui erano solo strepiti; una gran confusione, insomma.
La madre del festeggiato era impegnata a preparare i pop-corn nel forno a microonde. Gli disse che per calmare un po' i ragazzi voleva provare ad accendere la televisione e infilare una cassetta nel videoregistratore. Se non avesse funzionato, li avrebbe spediti fuori. Era la terza volta che festeg- giava l'ottavo compleanno di suo figlio e aveva i nervi a fior di pelle. Tre fe- ste di compleanno una dietro l'altra! Prima erano andati a mangiare fuori con tutta la famiglia in un locale carissimo dove suonavano musica rock da spaccare i timpani. Poi c'era stata la festa con parenti e amici, un ricevi- mento degno di una prima comunione. Quel giorno, invece, il bambino aveva invitato i compagni di scuola e gli amichetti del quartiere.
La donna aprì il forno a microonde, estrasse il sacchetto gonfio di popcorn, ce ne infilò un altro e pensò che in futuro avrebbe semplificato le cose. Una festa sola e basta. Come quando era piccola lei.Quel giovanotto sul divano, muto come una tomba, non l'aiutava di certo. Aveva cercato di chiacchierare, ma poi ci aveva rinunciato e, anzi, trovava stressante averlo nella stessa stanza. Parlare con lui era impensabile; il fracasso dei bambini era tale che alla fine aveva desistito. Non si era nemme- no offerto di aiutarla. Si limitava a stare seduto e a fissare un punto davanti a sé senza dire una parola. La timidezza lo uccide, pensò la donna.
Non l'aveva mai visto prima. Doveva avere circa venticinque anni, il fratelli- no era stato invitato alla festa da suo figlio. I due avranno avuto quasi vent'anni di differenza. Era molto magro; sulla porta le aveva stretto la ma- no con le dita lunghe e il palmo umido e reticente. Era venuto a prendere il fratello, ma il piccolo non ne voleva sapere di tornare a casa perché la festa era in pieno svolgimento. Così aveva deciso di entrare un attimo. Finirà presto, gli aveva detto lei. I suoi genitori abitavano nel condominio in fondo alla strada, ma erano all'estero, quindi nel frattempo doveva badare lui al fratellino; normalmente abitava in affitto in centro, le spiegò. Esitava imba- razzato sulla soglia. Il bambino, intanto, si era lanciato di nuovo nella mischia."Arnaldur IndrisonLa signora in verdePag. 1